di:
Piero Gualtieri
Come per numerosi altri centri cosiddetti ‘minori’ della regione, il quadro delle esperienze di dominio signorile di Colle val d’Elsa appare contrassegnato da alcune caratteristiche di fondo: limitato numero di esperienze signorili; unicità (o quasi) delle dominazioni interne; esperienze esterne condotte da personaggi legati alla casa d’Angiò; influenza più o meno diretta e pesante dell’esempio di Firenze.
La presenza e l’azione di alcuni dei fattori appena elencati è d’altra parte apprezzabile in maniera evidente fino dal primo caso di esperienza signorile documentato per Colle, vale a dire dal dominio di Carlo d’Angiò per il decennio 1267-78. Nel concedere al sovrano angioino la signoria nel maggio del 1267, infatti, Colle innanzitutto si accodò a quanto compiuto da Firenze, capofila indiscussa dello schieramento guelfo toscano, e quindi dagli altri centri Lucca, Pistoia, Prato, San Gimignano che ad essa e a tale schieramento facevano riferimento, in tal modo operando una scelta di campo fondamentale per le prospettive politiche interne. La stessa fine della dominazione risentì in questo senso del mutato clima politico seguito – fra le altre cose – all’elezione al soglio pontificio di Niccolò III, e giunse in parallelo ai mutamenti in atto a Firenze e in tutta la Toscana: anche a Colle, così, non si rinnovò la sottomissione a Carlo giunta alla sua scadenza. Sul piano squisitamente istituzionale il dominio del re di Sicilia trovò attuazione anche in Valdelsa secondo le modalità poste in atto nelle altre realtà toscane: il Podestà venne sostituito da un vicario di nomina angioina – assicurando in tal modo a Carlo il controllo della direzione politica e amministrativa del Comune – mentre la struttura istituzionale nel suo complesso venne lasciata praticamente immutata.
Terminata la signoria di Carlo, Colle attese più di cinquant’anni prima di conoscere una nuova esperienza di dominio personale. Nel corso di quegli anni si verificarono importanti trasformazioni nella società e nelle istituzioni colligiane: l’affermazione economica di nuove famiglie legate alla manifattura e ai commerci si accompagnò all’affermazione politica del Popolo, la cui principale ricaduta istituzionale fu l’introduzione della figura del Capitano. I decenni a cavallo fra XIII e XIV secolo furono anche i decenni che videro la definitiva affermazione al vertice della società colligiana della famiglia dei Tancredi, lignaggio di antica tradizione che aveva accompagnato – e di fatto sostenuto in maniera decisiva – fin dal suo sorgere il Comune di Colle. In particolare, in corrispondenza del secondo decennio del Trecento, sotto la guida di Albizzo di Scolaio, arciprete della chiesa colligiana, i Tancredi ottennero e mantennero il controllo del governo cittadino per circa un decennio.
Quello di Albizzo e dei suoi consorti (in particolare con i fratelli Agnolo e Desso) fu un dominio che prese avvio in maniera informale, attraverso il controllo indiretto degli uffici di vertice del Comune, grosso modo a partire dalla fine degli anni dieci. Tale preminenza de facto trovò quindi una prima significativa consacrazione nel conferimento ad Albizzo della carica di Capitano del Popolo nel 1322, e nella successiva reiterazione dell’incarico per i quattro anni seguenti – segno evidente della consistenza del potere di Albizzo e della sua natura eversiva degli assetti istituzionali precedenti. La crescente pressione operata da Firenze sui centri limitrofi, e lo stato di forte tensione politica causata dall’andamento della guerra fra questa e Castruccio Castracani, tuttavia, costrinsero Albizzo a ricercare il sostegno esplicito della città del giglio. Nel 1326, così, anche Colle si sottomise a Carlo di Calabria, il figlio di Roberto d’Angiò che, ottenuta la signoria su Firenze, stava assumendo la guida delle città guelfe toscane in funzione anti lucchese. Si noti tuttavia come, appena tre giorni dopo aver concesso la signoria a Carlo, il collegio di vertice del Comune colligiano provvide a nominare Albizzo Capitano a vita della città; e come due settimane dopo lo stesso Albizzo si sottomise anch’egli a Carlo, venendo quindi da questi confermato nel suo ruolo. Questo complesso – e apparentemente contradditorio – passaggio istituzionale ci appare figlio dei due elementi primari del contesto politico colligiano di quegli anni: il dominio di Albizzo e dei Tancredi e la pressione espansiva di Firenze; e proprio la dinamica fra questi due elementi – al loro fondo incompatibili – segnò gli anni immediatamente successivi, causando la tragica fine della signoria di Albizzo.
Il tentativo di preservare la propria autonomia politica dalle pressanti influenze del governo fiorentino portò infatti Albizzo ad avvicinarsi a Castruccio, causando in tal modo una rottura degli equilibri interni ed esterni. La morte improvvisa del signore lucchese nel 1328 privò il signore colligiano di un possibile sostegno contro Firenze, e l’appoggio da questa fornito alle famiglie rivali dei Tancredi contribuì in maniera decisiva ad erodere il consenso interno al dominio tancredesco. Nel marzo del 1331 una sommossa guidata dalla famiglia dei Da Picchena provocò la caduta del regime e la morte dello stesso Albizzo.
Da questo momento in poi il destino di Colle si intrecciò di fatto in maniera inscindibile con quello di Firenze. L’ultimo esempio di dominazione vissuta dal centro valdelsano, quello di Gualtieri di Brienne che ottenne il dominio su Colle dopo essere diventato signore di Firenze, costituì in questo senso il preludio alla definitiva sottomissione del 1349.
Individui:
Carlo d’Angiò (1267-1278 circa)
Carlo di Calabria (1326-1328)
Albizzo di Scolaio dei Tancredi (1322-1331)
Gualtieri di Brienne (1343)
Famiglie:
O. Muzzi, Attività artigianali e cambiamenti politici a Colle Val d’Elsa prima e dopo la conquista fiorentina, in La società fiorentina nel basso medioevo. Per Elio Conti, a cura di R. Ninci, Istituto storico italiano per il medio evo, Roma, 1995, pp. 221-253; O. Muzzi, Le gerarchie locali di Colle Valdelsa e la formazione del dominio fiorentino (sec. XIV-XVI), in Lo stato territoriale fiorentino, secolo XIV-XV, ricerche linguaggi confronti. Atti del seminario internazionale di studi, San Miniato 7-8 giugno 1996, Pisa, Pacini, 2001, pp. 431-460; R. Ninci, Colle Val d’Elsa nel medioevo. Legislazione, politica, società, Monteriggioni, Edizioni Il Leccio, 2003; P. Cammarosano, Colle nell'età di Arnolfo di Cambio, 2, Trieste, CERM, 2009.