di:
Piero Gualtieri
Il legame di Firenze con Carlo appare quanto mai saldo sul piano politico e incisivo sul piano istituzionale. L’inserimento di Firenze all’interno della ‘coordinazione angioina’ avviene in parallelo all’acquisizione di una larga centralità politica della Parte Guelfa cittadina, che modifica a proprio vantaggio l’assetto del Comune.
L’esperienza di dominio di Giano Della Bella appare caratterizzata dal ruolo da egli assunto quale principale promotore ed ispiratore di un programma politico popolare centrato sul ruolo paritario riconosciuto alle arti medie e minori. Nonostante il suo percorso politico si muova all’interno dei binari istituzionali consueti, l’influenza esercitata da Giano sul governo della città appare quanto mai pervasiva e in crescita costante (prima della brusca interruzione dovuta alla sua cacciata).
Il caso di Rosso Della Tosa si segnala invece per la mancanza di ricadute evidenti sull’assetto istituzionale del Comune. Sono le fonti cronachistiche a segnalare il ruolo di vertice assunto da Rosso, in una fase di graduale affermazione del priorato quale centro ordinatore della vita politica e istituzionale cittadina.
Le fasi di dominio di Roberto e di Carlo di Calabria, avviate in momenti di particolare sofferenza sul piano esterno, si caratterizzano per il mantenimento sostanziale dell’apparato di governo comunale. La sostituzione dei principali rettori forestieri – Podestà e Capitano – con i Vicari di nomina angioina (per lo più scelti all’interno dei tradizionali circuiti di reclutamento podestarile) non impedisce al ceto dirigente fiorentino di proseguire autonomamente nella modificazione e definizione dei propri assetti istituzionali.
La signoria di Gualtieri di Brienne (personaggio già legato alla dinastia angioina), in una fase di estrema sofferenza per l’economia cittadina scossa dai fallimenti di Bardi e Peruzzi, si segnala invece in questo senso per l’ampio potere concesso al Duca, che se ne avvarrà per modificare la struttura di governo comunale e consolidare la propria posizione. Tali mutamenti in ogni caso non sopravvivranno alla fine del suo dominio.
Con Rinaldo degli Albizzi siamo invece ormai in un contesto politico e istituzionale profondamente mutato. Dopo i Ciompi le principali famiglie dell’oligarchia cittadina si contendono con rinnovata asprezza il controllo degli uffici di vertice del Comune, polarizzandosi attorno ad alcuni lignaggi di riferimento. Rispetto al padre Maso (a lungo a capo dell’oligarchia al potere), Rinaldo persegue con maggiore lucidità e consapevolezza la ricerca del dominio personale, all’interno di un contesto che mantiene pur sempre intatte le strutture del governo repubblicano. Sarà comunque Cosimo a sfruttare appieno le potenzialità offerte in tal senso dal sistema.
Individui:
Carlo d’Angiò (1267-1278 circa)
Giano Della Bella (1293-1295)
Rosso Della Tosa (1304 circa-1309)
Roberto d’Angiò (1313-1322)
Carlo di Calabria (1326-1328)
Gualtieri di Brienne (1342-1343)
Rinaldo degli Albizzi (1418 circa-1434)
Cosimo dei Medici (1434-)
Famiglie:
M.B. Becker, Florence in transition, 2 voll., Baltimore, Johns Opkins Press, 1967; Raveggi S., Tarassi M., Medici D., Parenti P., Ghibellini, Guelfi e Popolo grasso. I detentori del potere politico a Firenze nella seconda metà del Dugento, La Nuova Italia, Firenze, 1978; J.M. Najemy, Corporatism and Consensus in Florentine Electoral Politics (1280-1400), Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1982; Id., A History of Florence. 1200-1575, Oxford, Blackwell, 2006; N. Rubinstein, Il Governo di Firenze sotto i Medici (1434-1494), nuova ediz. a cura di G. Ciappelli, Firenze, La Nuova Italia, 1999; P. Gualtieri, Il Comune di Firenze tra Due e Trecento. Partecipazione politica e assetto istituzionale, Firenze, Olschki, 2009.