di:
Piero Gualtieri
Il quadro delle forme di dominazione signorile di Fucecchio appare sotto molti aspetti estremamente semplice e lineare: se si eccettua infatti una breve parentesi – costituita dalla dominazione annuale di Roberto d’Angiò – l’insieme delle esperienze si identifica e si esaurisce nel più che ventennale dominio della famiglia Della Volta. Tale univocità di protagonisti assume così ai nostri occhi il valore di carattere distintivo della specifica realtà fucecchiese, e come tale necessita di essere evidenziato e approfondito.
Sulla signoria di Roberto nel 1314 pesano d’altra parte le troppe incognite legate alla scarsità delle testimonianze in nostro possesso. Il solo riferimento alla presenza in quell’anno di un vicario di Fucecchio e del Valdarno, nel momento in cui permette di rilevare il radicamento signorile del sovrano angioino anche in questa parte di Toscana, lascia in una sostanziale incertezza la definizione delle coordinate istituzionali (e cronologiche) effettive del suo dominio. In ogni caso, la presenza di funzionari angioini a Fucecchio sembra da collegarsi, oltre alle vicende legate alla discesa in Italia di Enrico VII, alla crescente influenza fiorentina (se non alla calante influenza lucchese) sul castrum valdarnese.
Affatto diverse appaiono invece le caratteristiche della lunga signoria castellana dei Della Volta. Lignaggio principale di Fucecchio, aduso a frequentare le stanze del potere locale ben prima dello sviluppo dell’autogoverno comunale, intorno alla fine del secondo decennio del Trecento i Della Volta concretizzano sul piano politico la propria supremazia. La loro affermazione segue modalità non rare nel contesto dei centri medi e minori toscani del periodo: la ‘presa del potere’ avviene infatti in maniera graduale, grazie al controllo indiretto delle magistrature di vertice del Comune e senza eventi ‘di piazza’ o militari che ne scandiscano direttamente l’evoluzione. Dal punto di vista formale l’assetto complessivo del Comune rimane sostanzialmente inalterato: i Della Volta tengono di fatto ben strette le redini del comando, ma senza assumere incarichi di rilievo in prima persona, in buona sostanza grazie al complesso di legami e relazioni consolidate nel tempo con i vertici della società fucecchiese. La centralità del lignaggio, in un contesto così orientato, viene ulteriormente evidenziata: è sostanzialmente sulla scia della statura e della tradizione politica e sociale che il lignaggio dei Della Volta è venuto costruendo nel corso dei due secoli precedenti che si afferma il dominio della prima metà del Trecento; è in diretta relazione con le forme e le modalità di espressione politica del lignaggio, al di là del peso delle singole personalità, che tale dominio trova concreta attuazione. Dominio che, proprio grazie al consolidamento radicamento familiare, riesce a lungo a resistere alle trasformazioni del quadro sociale e politico interno (il cui risultato più evidente è senza dubbio la creazione di una struttura istituzionale popolare sul modello fiorentino).
Sarà Firenze, che pure ha contribuito in maniera sostanziale alla loro affermazione, a provocare a metà degli anni quaranta la caduta definitiva dei Della Volta, quando i reciproci interessi sul centro valdarnese non saranno più conciliabili.
E. Lotti, Medioevo in un castello fiorentino, Fucecchio, 1980; A. Malvolti, Il “Popolo” di Fucecchio del 1281, «Erba d’Arno», 30, 1987, pp. 28-41; R. Pescaglini Monti, Le vicende politiche e istituzionali della Valdinievole tra il 1113 e il 1250, in Pescia e la Valdinievole nell’età dei Comuni, a cura di C. Violante e A. Spicciani, Pisa, ETS, 1995, pp. 57-85; A. Malvolti, Quelli della Volta. Famiglie e fazioni a Fucecchio nel Medioevo, Comune di Fucecchio – Edizioni dell’Erba, Fucecchio, 1998.