Baroncetti


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Origine e profilo sociale:

Il capostipite della famiglia è Baroncetto del fu Guidalotto, personaggio di origine ignota, prestatore attivo a San Gimignano almeno dal 1220, attestato in più occasioni fra gli ufficiali del Comune (ufficiale per l’imposizione del dazio nel 1233, camerario nel 1254). I figli Fresco e Petruccio, la cui biografia ci è per la maggior parte sconosciuta, sembrano proseguire con discreta fortuna l’attività feneratizia sulla falsariga paterna, mantenendo la compagnia familiare fra le più attive della seconda metà del Duecento e contribuendo a consolidare il patrimonio familiare. È con i nipoti di Baroncetto, nello specifico messer Tribaldo e Fresco di Petruccio, che la famiglia compie un fondamentale passaggio dal punto di vista sociale: Tribaldo ottiene infatti l’investitura a cavaliere, a un tempo espressione tangibile del mutato quadro di riferimento sociale e politico della famiglia (tanto più significativa se si considera che essa giunge alla fine del Duecento, quando tende ormai a profilarsi la questione magnatizia) e punto di partenza per l’affermazione della medesima nel contesto politico locale. Anche dal punto di vista più schiettamente politico l’azione dei due fratelli si segnala per un diverso approccio, con l’attiva partecipazione ai conflitti che, in stretto collegamento con quanto avviene in quegli anni nel resto della regione, infiammano la realtà sangimignanese di inizio Trecento. Tribaldo, nello specifico, sostiene con convinzione lo schieramento guelfo Nero egemone a Firenze e nei centri ad essa collegati, e riesce ad accreditarsi quale leader principale dello stesso nella delicata fase successiva alla guerra con Volterra del 1308-1309. Proprio il predominio raggiunto in seno alla Parte Guelfa locale sembra essere uno degli elementi centrali nella costruzione del progetto politico di Tribaldo e Fresco, che troverà invece nella rinnovata organizzazione militare popolare un ostacolo decisivo.



Espansione territoriale della dominazione e suo sviluppo cronologico:


Modalit? delle successioni:

Il fallito tentativo di affermazione personale dei Baroncetti ebbe il proprio culmine nel corso del 1319: è in quell’anno infatti che messer Tribaldo ed il fratello Fresco diedero il via ad un moto di piazza che avrebbe dovuto prendere possesso del palazzo pubblico e consegnare loro il governo di San Gimignano. Gli scontri che ne seguirono, segnati dalla partecipazione attiva delle compagnie armate popolari guidate dal Capitano del Popolo in carica, il fiorentino messer Alberto degli Alberti del Giudice, segnarono il definitivo tramonto delle fortune dei due fratelli, che furono sconfitti ed esiliati.

Castelli e basi militari nel contado:

Esponenti del mondo commerciale cittadino assurti alla milizia a cavallo fra Due e Trecento, i Baroncetti non possedevano alcun castello o base militare nel territorio.


Risorse e iniziative economiche:

Le fortune economiche dei Baroncetti sono ascrivibili in toto alla loro attività di prestatori. Seppure in maniera limitata a causa della scarsità delle testimonianze conservatesi, i traffici usurari dei diversi componenti del lignaggio, non ultimo messer Tribaldo, sono documentati in maniera chiara per tutto il Duecento e la prima parte del secolo successivo. Tale forte impegno sul piano creditizio si tradusse nella costruzione di un patrimonio relativamente consistente (costituito anche da importanti proprietà fondiarie), seppure non ascrivibile al vertice del mondo economico sangimignanese: nella rilevazione fiscale del 1277, ad esempio, i Baroncetti figuravano fra i primi quindici nuclei familiari cittadini per imponibile. A fronte di tale quadro d’insieme non disponiamo invece di elementi sufficienti a chiarire il ruolo eventuale dell’elemento economico nella parabola politica di Tribaldo e Fresco.


Principali risorse documentarie:

La documentazione relativa alla famiglia è rintracciabile fra le scritture di pertinenza del Comune di San Gimignano, conservate presso l’Archivio Comunale di quella cittadina. Testimonianze significative sono conservate anche fra le pergamene di provenienza sangimignanese dell’Archivio di Stato di Siena, e soprattutto fra i registri di imbreviature dell’Archivio di Stato di Firenze.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: P. Santini, Documenti dell’antica costituzione del Comune di Firenze, Vieusseux, Firenze, 1895, App., p. 371; M. Ciaccheri, La “Cronichetta di San Gimignano” di fra Matteo Ciaccheri (1353) ed il “Libro d’oro sangimignanese”, a cura di C. Talej-Franzesi, «Miscellanea Storica della Valdelsa», XXXIII, 1925, pp. 125-146; Sam Gimignano. Fonti e documenti per la storia del Comune, Parte Seconda: i verbali dei Consigli del podestà 1232-1240. Volume I (1232-1237), a cura di O. Muzzi,  Firenze, Olschki, 2010, ad indicem.

Studi: Pecori, Storia della terra di S. Gimignano, Firenze, 1853 [rist. anastatica San Gimignano, 2006], p. 141; E. Fiumi, Storia economica e sociale di San Gimignano, Firenze, Olschki, 1961, pp. 92 e 238; A. Burroni, Le finanze sangimignanesi nel XIII secolo, «Miscellanea Storica della Valdelsa», CVIII, 2002, pp. 7-84, pp. 43 e 61; T. Graziotti, Appunti sul notariato a San Gimignano nel XIV secolo: l’attività di ser Ranieri di Boninsegna, «Miscellanea Storica della Valdelsa», CXIV, 2008, pp. 33-90, p. 61.


Membri della famiglia:

Note eventuali: