di:
Giovanni Ciccaglioni
I Gambacorta erano molto probabilmente originari della Valdera, ampia porzione del contado pisano, sottoposto alla diocesi di Lucca. Tuttavia, tale ipotesi, formulata analizzando gli acquisti di terre compiuti nel contado nel corso del Trecento - secondo un modello che vede le famiglie inurbatesi concentrare, generalmente, i propri investimenti immobiliari nelle zone di origine - non è stata ancora suffragata da indagini specifiche. Il primo esponente della famiglia del quale sia giunta notizia è Bonaccorso che, nel 1228, giurò la pace con Siena tra gli abitanti della cappella di Santa Cristina, nel quartiere di Kinzica. E proprio in quel quartiere, che ospitava altre famiglie inurbatesi tra fine XII e inizio XIII secolo, continuarono a vivere gli esponenti della famiglia. I Gambacorta, come altre tra le principali famiglie popolari di Pisa dovettero il proprio successo economico alla pratica della mercatura, i cui guadagni, tra fine Duecento e inizio Trecento consentirono loro – in particolare ai fratelli Gherardo e Bonaccorso di Vernaccio - di offrire un forte sostegno finanziario al Comune. Dopo la perdita della Sardegna, 1323, solo allora e non prima – all'inizio degli anni 20 – i Gambacorta, con Andrea di Gherardo in prima linea, si impegnarono nel settore armatoriale, un campo che fino a quel momento essi non avevano mai battuto, acquistando navi e cercando di strappare ai vettori genovesi la clientela fiorentina. Tra la fine del terzo decennio del Trecento e l'inizio del quarto, furono anche veri e propri rentiers, Francesco soprattutto, dirottando parte delle proprie risorse sull'acquisto di proprietà nel contado, senza smettere mai di impegnarsi nel governo cittadino.
Tra il 1348 e il 1355, quando Andrea prima, Francesco Gambacorta poi ascesero ai vertici del Comune di Pisa, quest’ultimo controllava, fin dal 1342, la città di Lucca. Nel settembre 1370, quando Pietro Gambacorta divenne signore di Pisa, Lucca aveva da poco riacquistato, per volontà dell’imperatore Carlo IV, la propria autonomia e indipendenza.
Tra Andrea e il nipote Francesco non si può parlare di una successione formale e ritualizzata, infatti, né l’uno né l’altro ricoprirono alcuna carica pubblica negli anni in cui furono al governo della città. Diverso è il caso di Pietro e di suo figlio Benedetto. Quest’ultimo, infatti, fu associato al padre nel febbraio del 1374, quando sembrò che Pietro fosse in fin di vita. La designazione avvenne per mano di un gruppo di cittadini eminenti, consiglieri e amici del padre. Solo in un secondo momento, dopo aver accettato la nomina, l’elezione fu notificata agli Anziani.
A partire dal 1349 i membri della famiglia procedettero a una serie di acquisti di terre e immobili nel contado, in particolare in Valdera e nelle Colline, l’area del territorio pisano della quale, quasi certamente, i Gambacorta erano originari. I beni acquistati furono, in molti casi, immediatamente concessi in affitto a piccoli proprietari della zona. Tuttavia, allo stato attuale delle conoscenze, non sappiamo quali tipologie di rapporti i Gambacorta avviarono, invece, sui rimanenti possedimenti. In altri termini, va ancora verificata l’eventualità che Andrea, Francesco e i loro familiari possano aver dato vita a uno di quei tentativi di neosignoria che, già da tempo, famiglie della stessa fisionomia sociale, avevano sperimentato a Siena. Un indizio in tal senso, la traccia per una eventuale nuova pista di ricerca è contenuto in un passaggio della Cronica di Pisa riguardante il momento della caduta del regime gambacortiano, alla fine del 1355. Al culmine della lotta con i propri oppositori, secondo l’autore, Francesco se «avesse avuto cuore d’omo, elli avea posse dimolti fanti di Valdera e di Collina e d’altro contado di Pisa, e ssìe dei molti citadini della loro parte, e anco avea lo domi<n>o della maznada da cavallo, elli li potea metter al filo delle spade ed esser altutto vinccitore». Quali tipi di rapporti legassero quegli uomini - dipendenza signorile? mercenariato? – al Gambacorta rimane a tutt’oggi un problema aperto.
I Gambacorta erano una delle famiglie di mercatores più importanti, ricche e potenti di Pisa. I loro interessi commerciali ed economici spaziavano per tutto il Mediterraneo occidentale, fino alle coste dell’Africa settentrionale. Come altre famiglie del loro stesso livello - Bonconti, Agliata, Cinquina, Aiutamicristo - all'inizio del Trecento essi furono attivi principalmente nella pratica della mercatura, ma non disdegnarono le occasioni di guadagno derivanti dal sostegno finanziario al Comune. Dopo la perdita della Sardegna, solo allora e non prima – all'inizio degli anni 20 – si impegnarono nel settore armatoriale, un campo che fino a quel momento essi non avevano mai battuto, acquistando navi e cercando di strappare ai vettori genovesi la clientela fiorentina. Tra la fine del terzo decennio del Trecento e l'inizio del quarto, furono anche veri e propri rentiers, dirottando parte delle proprie risorse sull'acquisto di proprietà nel contado – in Valdera in particolare - senza però smettere mai di impegnarsi nel governo cittadino.
Fonti: Ranieri Sardo, Cronaca di Pisa, a c. di O. Banti, Roma 1963; Cronica di Pisa. Dal ms. Roncioni 338 dell’Archivio di Stato di Pisa. Edizione e commento, a cura di C. Iannella, Roma 2005 (Fonti per la storia dell’Italia medievale, Antiquitates, 22).
Studi: P. Silva, Il governo di Pietro Gambacorta in Pisa e le sue relazioni col resto della Toscana e coi Visconti, Pisa, 1910; L. Pagliai, Il Ponte Nuovo donato a Pietro Gambacorta ed al Comune pisano nel 1382, in Bullettino pisano di arte e storia, 1913, pp. 57-80; E. Cristiani, Le più antiche proprietà fondiarie dei Gambacorta, in Studi in onore di A. Fanfani, II, Milano 1962, pp. 385-406; O. Banti, Iacopo d’Appiano. Economia, società e politica del Comune di Pisa al suo tramonto (1392-1399), Livorno 1971; R. Pauler, La signoria dell’ Imperatore. Pisa e l’impero al tempo di Carlo IV (1354-1369), Pisa 1995; M. Tangheroni, Politica, commercio e agricoltura a Pisa nel Trecento, Pisa 2002, (1ª ed. 1973); F. Ragone, Gambacorta Andrea, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. LII; Ead., Gambacorta Benedetto, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. LII; Ead., Gambacorta Francesco, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. LII; Ead., Gambacorta Giovanni, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. LII; Ead., Gambacorta Pietro, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. LII; A. Poloni, Trasformazioni della società e mutamenti delle forme politiche in un Comune italiano: il Popolo a Pisa (1220-1330), Pisa 2004.