di:
Piero Gualtieri
Quello dei Guazzalotti fu uno dei principali lignaggi pratesi di epoca comunale. Le informazioni sulla sua origine sono relativamente tarde, e non ci consentono nello specifico di definirne con chiarezza il primitivo profilo sociale. Il primo riferimento certo, datato 1212, ci mostra comunque i membri della famiglia già al vertice delle istituzioni comunali (Guido di Guazzalotto è uno dei consules veteres del Comune), ben inseriti all’interno della militia cittadina, possessori di un vasto patrimonio immobiliare all’interno del nucleo più antico della terra di Prato (e dunque con ogni probabilità da tempo inurbati e radicati nella società pratese). Tale posizione di preminenza si mantenne sostanzialmente immutata nel corso dei decenni successivi, andandosi anzi a rafforzare ulteriormente nel corso della seconda metà del Duecento: legati allo schieramento guelfo, i Guazzalotti seppero infatti sfruttare le opportunità politiche offerte dalla definitiva affermazione di questo, ottenendo incarichi e prestigio tanto in patria quanto al di fuori (numerosi membri del lignaggio furono Podestà e Capitani in Toscana e non solo). Con il sorgere della frattura fra Bianchi e Neri interna alla Parte Guelfa, essi assunsero il ruolo di capofila della Parte Nera pratese, in diretto collegamento con le famiglie fiorentine che in quegli stessi anni sostanziavano la propria supremazia a danno dei rivali interni. Proprio tale adesione, vissuta attivamente attraverso tutti gli episodi (dall’arrivo in città del legato papale cardinale Niccolò da Prato, alla discesa di Arrigo VII, alla lotta con Castruccio) che segnarono gli inizi del Trecento, si rivelò fondamentale per il consolidamento della loro posizione al vertice della società pratese. Anche l’inserimento nelle liste magnatizie, redatte su diretta influenza del modello fiorentino, non compromise nei fatti tale preminenza, consolidata anche grazie ai legami con numerose famiglie popolari.
In questo contesto si venne quindi acuendo nel corso del secondo quarto del secolo la frattura che già sul finire del Duecento aveva visto i Guazzalotti gradualmente contrapporsi ai Pugliesi, altra famiglia di spicco dello schieramento guelfo pratese; ed anzi essa si allargò a comprendere – sempre in contrapposizione ai Guazzalotti – anche il potente lignaggio dei Rinaldeschi (magnati guelfi ma di fede Bianca che già in passato si erano opposti ai nostri), configurandosi ormai sempre più come una lotta per l’acquisizione del dominio diretto su Prato. Oltre ai legami con le diverse componenti della società locale, giocarono un ruolo decisivo nello sviluppo del conflitto e nella parallela affermazione signorile dei Guazzalotti i rapporti con Firenze e con la sua classe dirigente, che la famiglia seppe in questa ottica sfruttare a proprio favore.
Il dominio dei Guazzalotti fu un dominio di tipo prettamente familiare. Dalla lettura delle fonti non sembra emergere un vero e proprio capo riconosciuto del lignaggio (anche se non mancano gli esempi di singoli personaggi dotati di particolare carisma, come messer Leuccio di messer Berricordato o messer Filippo di messer Chiolo), laddove le diverse testimonianze appaiono concordi nel sottolineare la gestione collegiale del potere.
Il controllo diretto di castelli o fortificazioni (peraltro relativamente rari nel particolare distretto pratese) non ebbe rilievo alcuno nella strategia di dominio della famiglia.
La fonte principale delle fortune economiche dei Guazzalotti sembra essere stata il possesso fondiario. Proprietari di numerosi appezzamenti di terra ubicati nelle diverse zone del distretto, essi possedevano anche una sorta di vasta insula all’interno delle mura cittadine, estesa fra tre degli Ottavi in cui era amministrativamente divisa la terra. Di fatto nulle sono invece le testimonianze relative ad un coinvolgimento della famiglia nelle attività di tipo commerciale o bancario. In questo senso non pare che l’affermazione politica abbia comportato particolari cambiamenti di rotta nelle strategie economiche familiari; tanto più che sulla base degli estimi trecenteschi, pur essendo in possesso di un patrimonio rispettabile, i Guazzalotti non risultano fra le famiglie pratesi più ricche.
La documentazione relativa alla famiglia Guazzalotti è rintracciabile presso l’Archivio di Stato di Prato (prevalentemente fra gli atti di produzione comunale), e in misura minore nell’Archivio di Stato di Firenze (in particolare fra le pergamene del Diplomatico e nel carteggio dei priori).
Fonti: P. Berti, Frammenti della Cronaca di messer Luca di Totto da Panzano, «Giornale degli Archivi Toscani», V, 1861, p. 63; Quaderno di Ricordi Domestici di Niccolo d’Albizzo Galigai di Prato, in C. Guasti, Opere, V, parte I, Prato, Vestri, 1898, pp. 89-101; Marchionne di Coppo Stefani, Cronica fiorentina, a cura di N. Rodolico [1903], Reggello, Firenze Libri, 2008, ad indicem; Storie Pistoresi. MCCC-MCCCXLVIII, a cura di S.A. Barbi [1907-1927], Pistoia, Società pistoiese di storia patria, 2011, ad indicem; Consigli del Comune di Prato, a cura di R. Piattoli, Bologna, Zanichelli, 1940, ad indicem; G. Villani, Nuova Cronica, a cura di G. Porta, Parma, Guanda, 1990-1991, ad indicem; M. Villani, Cronica, a cura di G. Porta, I, Parma, Guanda, 1995, ad indicem.
Studi: E. Fiumi, Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato. Dall’età comunale ai tempi moderni, Firenze, Olschki, 1968, pp. 392-395; G. Sivieri, Il comune di Prato dalla fine del Duecento alla metà del Trecento, «Archivio storico pratese», XLVII, 1971, pp. 3-57; XLVIII, 1972, pp. 3-39; E. Cristiani, Il libero Comune di Prato (secc. XI-XIV), in Storia di Prato, I, Prato, Edizioni Cassa di Risparmi e Depositi, 1981, pp. 363-412, pp. 391-412; S. Raveggi, Protagonisti e antagonisti nel libero Comune, in Prato. Storia di una città, I, Dal Mille al 1494, Firenze, Le Monnier, 1991, I/2, pp. 613-736, passim; G. Tamba, Guazzalotti, Filippo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2003.