di:
Elisa Tosi Brandi
Sulla base di scarse e lacunose fonti i Malatesta vengono fatti tradizionalmente derivare da Pennabilli, nell’alta Valle del Marecchia, ma il nucleo principale della famiglia si stabilisce a Verucchio, divenuto loro dominio dinastico dal XII secolo.
Grazie a riconoscimenti imperiali riuscirono ad estendere i propri possedimenti nella Valle del Marecchia, dell’Uso, lungo la Valconca e fino alla Marca. Il consolidamento sui territori e l’acquisizione di beni mobili e immobili fu dovuta ad attente politiche matrimoniali e alla relazione con gli arcivescovi di Ravenna, per conto dei quali i Malatesta esercitavano di fatto il dominio su vasti possedimenti. Da Verucchio, tra XII e XIII secolo incomincia la lenta e graduale presa del potere su Rimini, dove i Malatesta hanno un ruolo nelle fila della fazione ghibellina e Giovanni Malatesta è un membro autorevole del Consiglio generale della città. L’epoca di una politica con l’obiettivo di conquistare il potere civico è quella di Malatesta da Verucchio, che da ghibellino inizia rapporti di amicizia con la fazione guelfa; a questo serve il matrimonio con una delle discendenti di una delle famiglie guelfe più influenti del territorio. Grazie a questa politica di larghe vedute Malatesta da Verucchio ottiene la fiducia dei riminesi e la carica di podestà per un lungo periodo (1282-1288), inaugurando la conquista dall’interno del Comune riminese. Malatesta da Verucchio consolida la sua posizione su Rimini e il suo contado nel 1303, riuscendo grazie ad una mirata politica matrimoniale per sé e per i suoi figli e alla sua attività militare e diplomatica ad estendere il suo dominio sia a nord (Cesena, Bertinoro, Roncofreddo, Ghiaggiolo) sia a sud verso la Marca.
L’epoca Malatesta Antico (1334-1363) e di Galeotto (1334-1385), figli di Pandolfo I, corrisponde a quella della prima espansione territoriale del casato, piuttosto tormentata per le rivalità con i cugini e le ostilità della Santa Sede contraria all’accentramento del potere, che giunge tuttavia a compimento quando i due fratelli ottengono il vicariato apostolico su Rimini, Pesaro, Fano e Fossombrone nel 1355; alle quali Galeotto riuscì ad annettere Sansepolcro (1371), Cesena (1378), Cervia (1383).
L’epoca di Carlo (1385-1429) è quella del primo consolidamento e massima espansione territoriale del casato. Nel 1391 il papa conferma infatti la concessione del vicariato apostolico sulle città e i contadi di Rimini, Fano, Fossombrone e Cesena, ai quali nel 1399 aggiunse il vicariato su Senigallia, Cesenatico, Cervia, Meldola, Santarcangleo, Sestino e Bertinoro. A Carlo spettò la signoria di Rimini e al fratello Pandolfo III quella su Fano, Fossombrone e su Brescia e Bergamo (concessi in vitalizio nel 1419) al fratello Andrea quella su Cesena (in vicariato dal 1405). Nel 1419 Martino V aggiunse anche Osimo e Sarsina.
All’epoca di Sigismondo Pandolfo (1432-1468) i Malatesta avevano un territorio esteso tra la Romagna e le Marche, separato dal territorio di Pesaro, da più di un secolo in mano ai cugini. Nel 1432 Sigismondo subentrò nel dominio dei territori malatestiani con il fratello Domenico, detto Malatesta Novello. I due fratelli, non sempre in accordo, disposero in più occasioni di voler dividere le aree di competenza (1433, 1437, 1442, 1451): a Sigismondo spettarono le terre a sud del Marecchia con Rimini, Santarcangelo, Scorticata (Torriana), Fano e il rettorato di Sant’Agata Feltria, al fratello Domenico Cesena, Bertinoro, Meldola, Sarsina, Roncofreddo, Pieve di Sestino. L’epoca di Sigismondo corrisponde a quella del declino della signoria malatestiana, ridimensionatasi notevolmente negli anni Cinquanta del Quattrocento, quando Sigismondo non fu in grado di far coincidere i propri interessi con quelli più generali e si trovò in una situazione di isolamento, che causò gradualmente la perdita di tutti i territori ad eccezione di Rimini, che tenne fino alla morte, sopraggiunta nel 1468. Alla morte del fratello Domenico, avvenuta nel 1465, i Malatesta non riuscirono ad impedire che il territorio cesenate passasse al diretto dominio della Chiesa.
La signoria malatestiana finì ufficialmente nel 1528 quando anche a Rimini, dopo i governi di Roberto – figlio di Sigismondo - e di Pandolfo IV, figlio di quest’ultimo, incomincia il diretto governo della Chiesa.
Ad eccezione dei pochi domini di proprietà malatestiana, i Malatesta dovettero sempre negoziare con il papa la cessione del vicariato. Dal 1355 alla metà circa del XV secolo tuttavia i Malatesta riuscirono a vedere sempre riconosciuto il diritto dei propri eredi di subentrare nel vicariato.
Facendo riferimento alle fortificazioni attestate tra il XIII e il XV secolo, queste si possono così suddividere:
Valle del Marecchia: Castel Sismondo (Rimini), Verucchio, Scorticata (Torriana), Montebello, Tomba di Corpolò, Tomba di Covignano, Tomba di Misilero, Tomba di San Lorenzo in Correggiano, Tomba di Santa Maria di Casalecchio, Tomba di Santa Maria in Cerreto, Santarcangelo, Montalbano, Sagliano di Marecchia.
Valle dell’Uso: Tomba di Bellaria, Castel dell’Uso, Tomba di Poggiano, Tomba di Poggio Berni, Trebbio.
Verso Cesena: Cesena, Longiano, Roncofreddo, Bertinoro, Meldola, Pieve di Sestino, Cervia.
Valle del Conca: Cattolica, Cerasolo, Coriano, Monte Tauro, Mulazzano, Passano, Tomba di S. Andrea in Patrignano, Tomba di Vecciano, Gemmano, Onferno, Tomba di Misano, Mondaino, Croce, Monte Colombo, San Savino, Montefiore, Montegridolfo, Albereto, Tomba di Albereto, Montescudo, San Giovanni in Marignano, Tomba di San Giovanni in Isola, Cerreto Abate, Meleto, Monte Pettorino, Saludecio, San Clemente, Tomba di Agello, Tomba di Castelleale, Sassofeltrio, Mercatino Conca, Montecerignone, Macerata (Macerata Feltria), Sant’Agata Feltria.
Marca anconetana: Gradara, Fano, Fossombrone, Senigallia.
Le principali risorse economiche malatestiane derivano dal mestiere della guerra e dalla tassazione sui sudditi. Se nello statuto del 1334 (Biblioteca civica Gambalunga, sc-ms 1165, 1166, 1167), il più antico pervenuto, sono presenti 25 arti (lib. I, rubb. 62-103), tra il 1433 e 1441 si deve a Sigismondo Pandolfo una politica volta al potenziamento dell’economia cittadina. Nonostante l’apparente vivacità sociale e l’operosità produttiva e mercantile, nelle disposizione statutarie emerge l’assoggettamento economico a Venezia e Firenze che vantano privilegi in materia di esazioni fiscali.
Biblioteca civica Gambalunga, Codice Pandolfesco, cc. 1r-3r; Statuti di Rimini, sc-sm 1165, 1166, 1167.
Fonti: P. Cantinelli, Chronicon, a cura di F. Torraca, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXVIII, 2; Annales Forolivienses, a cura di G. Mazzatinti, ibid., XXII, 2; M. Griffoni, Memoriale historicum de rebus Bononiensium, a cura di L. Frati - A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVIII, 2, pp. 44, 63 s., 67, 78 s.; M. Battagli, Marcha, a cura di A.F. Massera, ibid., XVI, 3; Cronaca di ser Guerriero da Gubbio, a cura di G. Mazzatinti, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXI, 4, pp. 25-32, 38 s., 41 s.; Cronaca malatestiana del secolo XIV (aa. 1295-1385), a cura di A.F. Massera, ibid., XV, 2; B. Branchi, Cronaca malatestiana, a cura di A.F. Massera, ibid.; T. Borghi, Continuatio Cronice dominorum de Malatestis, a cura di A.F. Massera, ibid.; Cronache malatestiane dei secoli XIV e XV, a cura di A.F. Massera, ibid., XV, 2; G. Broglio Tartaglia, Cronaca malatestiana, a cura di A.G. Luciani, Rimini 1982; Corpus chronicorum Bononiensium, a cura di A. Sorbelli, ibid., XVIII, 1, vol. III; Il testamento di M. da Verucchio, a cura di A. Bellù - A. Falcioni, Rimini 1993; Legenda b. Galeoti Roberti de Malatestis, a cura di C. Bartolucci, in Archivum Franciscanum historicum, VIII (1915), pp. 532-557; Vitae duae b. Galeoti Roberti de Malatestis, a cura di G. Giovanardi, XXI (1928), pp. 62-85; G. Giovanardi, Il beato Galeotto Roberto Malatesti nel suo V centenario, in “Il Rubicone”, IV (1932), pp. 29-33; T. Kaeppeli, Le traduzioni umanistiche di Isocrate, in “Studi romagnoli”, II (1951), pp. 57-65; C. Grigioni, Documenti inediti intorno a Sigismondo. Malatesta, in “La Romagna”, VII (1910), pp. 367-373; G. Franceschini, L'insegnamento di Giangaleazzo Visconti e i consigli al principe di Carlo Malatesta, in Boll. storico bibliogr. subalpino, XXXVI (1934), pp. 452-487; Id., Documenti e regesti, a cura di W. Tommasoli, II, Urbino 1982, pp. 96, 99, 104, 109, 133, 138 s., 146-150, 160, 170, 185, 187, 189 s., 192-195, 199-203, 208, 211, 217, 221-223, 225, 237, 249, 300 s., 303;
A. Bellù, Carlo Malatesta alla corte dei Gonzaga, in Atti della Giornata di studi malatestiani a Mantova, Rimini 1990, pp. 5-30; C. Curradi, Alle origini dei Malatesti, in Romagna arte e storia, XLVIII (1996); A.G. Luciani, La signoria di Galeotto Roberto Malatesta (1427-1432), Rimini 1999; A. Turchini, Il tempio Malatestiano, Sigismondo Pandolfo, Cesena 2000; La signoria di Galeotto I Malatesti (1355-1385), a cura di C. Cardinali - A. Falcioni, Rimini 2002; Annales Caesenates, a cura di E. Angiolini, Roma 2003.
Studi:
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