Mangiadori


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Origine e profilo sociale:

Il lignaggio dei Mangiadori fu, assieme a quello dei Ciccioni/Malpigli, il più importante nella San Miniato di epoca comunale. Le notizie relative alla famiglia acquistano una certa consistenza solo a partire dal Duecento, ma appare in ogni caso indubbio che i Mangiadori abbiano rappresentato uno dei lignaggi di punta del centro valdarnese almeno a partire dalla metà del XII secolo (nel 1172 compaiono, assieme ad altri, quali rappresentanti del castrum in un atto relativo a un accordo fra Pisa e Firenze), risultando in contatto diretto con i vicari imperiali ivi residenti. In ogni caso, quando con i primi decenni del secolo successivo il governo comunale assume forme istituzionalmente compiute anche a a San Miniato i Mangiadori risultano presenti al suo vertice con significativa continuità. Il rapporto con le neonate istituzioni comunali sembra del resto andare al di là della semplice assunzione di cariche da parte di questo o quel personaggio: l’adesione evidente della famiglia al nuovo assetto politico-istituzionale interno rappresenta infatti in concreto la migliore garanzia per l’affermazione e la tenuta dello stesso, in un gioco di interazioni e reciproche influenze fra istituzione e lignaggio che avrà ripercussioni fondamentali su entrambe le parti. Per tutto il XIII e per gran parte del secolo successivo, infatti, le vicende dei Mangiadori si intrecciano e si identificano con quelle più generali della città (così come avviene per il lignaggio rivale del Ciccioni). Nella prima metà del Duecento i Mangiadori guidano l’adesione della città e della sua classe dirigente allo schieramento federiciano; dopo la morte dell’imperatore ed il conseguente tracollo della Pars in Toscana il loro passaggio allo schieramento guelfo avviene in parallelo all’inserimento di a San Miniato all’interno dell’orbita guelfa-fiorentina – con questo dimostrando peraltro la fortissima presa del lignaggio sulla società e sulle istituzioni locali, capace di mantenersi nei fatti inalterata nonostante rivolgimenti politici di portata epocale.

Tale presa si dimostrerà del resto sufficientemente salda da superare pressoché indenne anche le profonde trasformazioni in atto all’interno del contesto samminiatese a partire almeno dall’ultimo quarto del Duecento. La graduale affermazione di una struttura istituzionale popolare modellata grosso modo su quella fiorentina, con la successiva introduzione di norme legislative antimagnatizie e il corrispondente tentativo di riduzione degli spazi di potere dei lignaggi (Mangiadori in primis) tradizionalmente associati all’esercizio dello stesso, non riuscirà a scardinare le basi del primato sociale e politico del lignaggio, nonostante alcuni importanti cambiamenti (i membri della famiglia ad esempio non potranno più rivestire cariche di vertice all’interno del Comune). Emblematica delle dinamiche in atto all’interno della società samminiatese e indicativa del profilo politico-sociale del lignaggio fra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, risulta in questo senso la parabola di messer Barone Mangiadori. Nato intorno alla metà del Duecento in un contesto politico di salda ‘osservanza’ ghibellina, egli si afferma ben presto, sulla scia di una consolidata tradizione familiare, quale ufficiale forestiero e capo militare di valore assoluto – Campaldino il suo capolavoro tattico –, ma all’interno di un circuito guelfo che ormai comprende saldamente (anche grazie alla sua azione) a San Miniato e la sua classe dirigente. Capo indiscusso del lignaggio, egli si troverà a fronteggiare una Pars Populi locale sempre più attiva e organizzata, fino a giungere allo scontro armato dell’agosto 1308 che riaffermerà – con l’inizio del nuovo secolo – il tradizionale ruolo primario dei Mangiadori nella realtà sociale e politica samminiatese.



Espansione territoriale della dominazione e suo sviluppo cronologico:

L’esperienza signorile dei Mangiadori fu circoscritta a San Miniato ed al suo territorio.



Modalit? delle successioni:

Il dominio personale di Barone Mangiadori fu direttamente legato al suo ruolo di leader del lignaggio. Non possediamo testimonianze sicure che ci consentano di chiarire con certezza i limiti cronologici della signoria di Barone ma è probabile che essa fosse terminata prima della sua morte (28 agosto 1313). In ogni caso, non pare che i figli, subentratigli alla guida del lignaggio, ne abbiano anche ereditato il dominio diretto su San Miniato.

Castelli e basi militari nel contado:

Dotati di numerose proprietà fondiarie disseminate nel territorio, i Mangiadori disponevano anche di costruzioni (torri, case-forti e simili) utilizzabili in chiave militare. Dalle fonti non emerge l’impiego diretto di tali edifici in relazione all’affermazione del dominio signorile di Barone, né pare che egli se ne sia servito in tal senso durante il periodo che lo vide al vertice del Comune. D’altra parte, più in generale, la ‘militarizzazione attiva’ dei possedimenti comitatini non sembra aver costituito un’opzione centrale nella linea politica del lignaggio, almeno fino agli inizi del Trecento. La rilevanza di tali proprietà (anche in funzione latamente militare) ai fini della costruzione e del mantenimento della supremazia politica e sociale della famiglia risulta comunque nel complesso significativa.


Risorse e iniziative economiche:

Dal punto di vista economico il profilo della famiglia si caratterizza senza dubbio per la netta centralità del possesso fondiario. In maniera costante durante tutto il periodo comunale i Mangiadori appaiono impegnati nella gestione di un ingentissimo patrimonio terriero, tale da qualificarli, assieme ai Ciccioni, come i principali proprietari fondiari di San Miniato. Detto patrimonio risulta composto tanto da semplici appezzamenti di terra quanto da poderi e complessi fondiari articolati, disseminati in pratica in tutto il distretto. Parimenti ricca la disponibilità di abitazioni e botteghe all’interno delle mura cittadine, fonte di cospicue entrate grazie agli affitti. Significativa anche la quota di beni di origine ecclesiastica, comprensiva dei diritti di patronato su alcune chiese del territorio. Nulle o quasi, invece, oltre che relative al Trecento, le testimonianze circa l’impegno della famiglia in attività di tipo commerciale.


Principali risorse documentarie:

La documentazione relativa alla famiglia è conservata per lo più presso l’Archivio storico del Comune di San Miniato, nei fondi di derivazione comunale come nel Diplomatico, e presso l’Archivio di Stato di Firenze (Diplomatico e Notarile in particolare). Vari atti relativi a singoli esponenti del lignaggio sono inoltre rintracciabili presso numerosi archivi toscani (in primis quello di Siena) e non solo.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Regestum Senense. Regesten der Urkunden von Siena, a cura di F. Schneider, Roma, Loescher, 1911, ad indicem; Storie Pistoresi. MCCC-MCCCXLVIII, a cura di S.A. Barbi, Lapi, Città di Castello, 1907-1927; G. Villani, Nuova Cronica, a cura di G. Porta, Guanda, Parma, 1990-1991; D. Compagni, Cronica, a cura di D. Cappi, Roma, ISIME, 2000, pp. 13 s. [I, IX, 39; I, X, 41]; Ser Giovanni di Lemmo Armaleoni da Comugnori. Diario (1299-1319), a cura di V. Mazzoni, Firenze, Olschki, 2008.

Studi: G. Rondoni, Il franco ed esperto cavaliere messer Barone dei Mangiadori, «ASI», s. 4, t. 10, 1882, pp. 350-361; F.M. Galli Angelini, Messer Barone Mangiadori, «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti», III, 1921, pp. 37-44; R. Davidsohn, Storia di Firenze [1896-1908], 8 voll., Sansoni, Firenze 1956-1965, ad indicem; G. Rondoni, Memorie storiche di San Miniato al Tedesco [1876], Bologna, Atesa, 1980; P. Morelli, Pievi, castelli e comunità fra medioevo ed età moderna nei dintorni di San Miniato, in Le colline di San Miniato (Pisa). La natura e la storia, «Quaderni del Museo di storia naturale di Livorno», 14, 1995, pp. 79-112; F. Salvestrini, Società ed economia a San Miniato al Tedesco durante la prima metà del secolo XIV, in Id., Statuto del Comune di San Miniato – 1337, ETS, Pisa, 1995, pp. 7-25; F. Salvestrini, Castelli e inquadramento politico del territorio in bassa Valdelsa durante i secoli XI-XIII. L’area fra Montaione e San Miniato al Tededesco, in I castelli della Valdelsa. Storia e archeologia. Atti della giornata di studio (Gambassi Terme, 12 aprile 1997), «Miscellanea Storica della Valdelsa», XCVI, pp. 57-80, pp. 70-80; F. Salvestrini, Mangiadori, Barone, in DBI; F. Salvestrini, San Miniato al Tedesco. L'evoluzione del ceto dirigente e i rapporti col potere fiorentino negli anni della conquista (1370 - ca. 1430), in Lo stato territoriale fiorentino, secolo XIV-XV, ricerche linguaggi confronti. Atti del seminario internazionale di studi, San Miniato 7-8 giugno 1996, Pisa, Pacini, 2001, pp. 532-540, pp. 531-535.


Membri della famiglia:
Note eventuali: