di:
Alma Poloni
I P. erano originari del castello di Polenta, vicino a Bertinoro, di proprietà del monastero di San Giovanni Evangelista di Ravenna. Non sembra che essi esercitassero alcun potere signorile fino al 1182, quando l’abate di S. Giovanni concesse loro in enfiteusi il castello con le pertinenze e i diritti connessi. È probabile quindi che si trattasse di una famiglia di fideles messisi particolarmente in luce per i servizi resi al monastero. Tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo i P. entrarono in relazione non solo con l’arcivescovato, ma anche con gli altri principali enti religiosi cittadini, ottenendone in concessione vaste estensioni di terra nel territorio di Ravenna e al di fuori di esso. Furono proprio questi rapporti a consentire l’inserimento della famiglia nella realtà cittadina, in particolare grazie all’intraprendenza di Guido, nonno di Guido Minore, che nei primi anni del Duecento fu attivo all’interno della curia arcivescovile. Fin dall’inizio del XIII secolo, inoltre, i P. si legarono ai Traversari, una potente famiglia che esercitava un’influenza determinante sulla vita cittadina. Questa strategia portò velocemente Guido ad avvicinarsi alla politica comunale: nel 1215 egli compare tra i membri del consiglio generale. Nei decenni successivi i P. conquistarono un ruolo politico di rilievo, ma sempre all’ombra dei Traversari. Fu solo nella seconda metà del Duecento, in seguito al rapido declino del Traversari, che i P. riuscirono a porsi come solido punto di riferimento in una fase caratterizzata da tensioni interne e forti pressioni esterne.
L’inizio della signoria dei P. su Ravenna può essere datato al 1285. Più o meno dagli stessi anni, essi estesero la propria influenza anche su Cervia, che aveva un rilievo economico particolare a causa della presenza delle saline, e che per gran parte del Duecento era stata contesa tra l’arcivescovo di Ravenna, il comune di Ravenna, Venezia e Bologna. Dopo la morte di Guido Minore P., primo signore di Ravenna, il dominio su Cervia divenne importante anche per tentare di tenere sotto controllo la forte conflittualità interna alla famiglia. Ad ogni generazione, infatti, Cervia veniva destinata a un P. escluso dalla signoria su Ravenna. Questa consuetudine fu abbandonata da Ostasio, che, dopo aver eliminato fisicamente tutti i parenti che gli contendevano il potere, dal 1325 governò sia Ravenna che Cervia. Anch’egli, tuttavia, riconobbe la logica della divisione delle sfere di potere: negli ultimi anni della sua vita, mentre preparava la successione del figlio Bernardino facendogli ricoprire l’ufficio di podestà a Ravenna, egli designava l’altro figlio Pandolfo a podestà di Cervia. Fu attraverso la carica di podestà, per lo più, che i P. dominarono Cervia. Nel 1356 Bernardino ottenne il vicariato apostolico su Ravenna, ma solo nel 1364 il figlio Guido (III) riuscì a ottenere da papa Urbano V che l’investitura vicariale fosse estesa anche a Cervia. Negli anni ’80 tuttavia, lo stesso Guido (III), in seguito alla scelta di schierarsi, nell’ambito del grande scisma d’Occidente, con Clemente VII, il papa di Avignone, perse definitivamente Cervia a favore di Galeotto Malatesta, sostenitore del papa romano Urbano VI. In seguito la signoria dei P. fu limitata a Ravenna e al suo territorio.
Tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo i P., agendo da protagonisti nelle lotte di fazione, che toccarono in quegli anni la massima intensità, tentarono di estendere la propria influenza sulle altre città romagnole. Tra la fine degli anni ’80 e la metà degli anni ’90 del Duecento Guido Minore e i suoi figli ricoprirono quasi ininterrottamente le cariche di podestà e capitano del popolo a Faenza e Forlì. Questo ruolo fu determinato dalla loro alleanza con Maghinardo Pagani da Susinana. Il progetto espansionistico fu tuttavia abbandonato alla metà degli anni ’90, insieme all’alleanza con Maghinardo. Nel 1309 Bernardino, uno dei figli di Guido Minore, al quale era stata destinata Cervia, riuscì a farsi nominare podestà e capitano del popolo di Cesena, dopo essere intervenuto per sedare un tumulto. Egli continuò a cumulare le due cariche, esercitando di fatto un potere signorile sulla città, fino alla sua morte nel 1313.
Il problema principale dei P. fu l’altissimo tasso di conflittualità interna alla famiglia, che riesplodeva ad ogni passaggio generazionale, e che vide alcuni momenti di estrema violenza. L’ascesa al potere di Ostasio, per esempio, passò attraverso l’estromissione di Guido Novello e l’uccisione prima di Rinaldo, fratello di Guido, arcivescovo eletto di Ravenna, poi anche dello zio Bandino e del figlio di questi Guido. Alla morte di Ostasio il figlio Bernardino, utilizzando gli stessi metodi del padre, fece imprigionare e uccidere i fratelli Lamberto e Pandolfo. Ogni P. tentò di preparare la successione dei propri figli assegnando loro una quota di potere a Ravenna o a Cervia, e in genere facendo loro assumere l’ufficio di podestà in una delle due città. In seguito il problema fu avvertito anche dal papato, che dalla fine del Trecento adottò, non solo per i P., il sistema delle concessioni collegiali pro indiviso del vicariato apostolico, che veniva così condiviso da tutti i figli del signore defunto.
Fino al pieno Trecento, i P. non paiono particolarmente interessati all’acquisizione o alla costruzione di roccaforti nel contado, al di là di quel castello di Polenta al quale era legata la loro origine, e al vicino piccolo castello di Cuglianello. Del resto, a Ravenna, a differenza che in altre realtà, le lotte politiche sembrano confinate entro le mura urbane. Il territorio pianeggiante, privo di quelle vallate appenniniche che invece caratterizzavano fortemente i contadi delle altre città romagnole, non favoriva i fenomeni di arroccamento e creazione di nuove enclave signorili che altrove si riscontrano a partire dagli ultimi decenni del XIII secolo.
Fu solo con Guido (III) che i P. avvertirono la necessità di dotarsi di castelli e basi fortificate nelle campagne. Guido acquistò dai conti di Cunio una parte della corte di Donigallia e il castello di Fusignano. Intorno al 1371 fece costruire un castello nella villa di Rusio, al centro di un compatto nucleo di proprietà dei da Polenta. Egli concentrò inoltre nelle proprie mani i diritti patrimoniali e signorili della famiglia nei castelli aviti di Polenta e Cuglianello. In questi centri e negli altri possessi, i P. potevano ormai contare su un numero consistente di fideles, contadini ai quali erano imposte forme di dipendenza signorile, in particolare il giuramento di fidelitas. L’esigenza, che non era mai stata avvertita con forza dalle generazioni precedenti, di garantirsi basi di potere nelle campagne si spiega probabilmente con la crescente instabilità del contesto romagnolo, sempre più zona di frizione tra le potenze dell’Italia centro-settentrionale, i Visconti di Milano, Firenze, Venezia, il papato, ai quali si aggiungevano le pressioni dei Malatesta e degli Este, forze regionali in espansione.
Dopo il 1385, tuttavia, gli sforzi di Guido (III) furono vanificati dall’intervento militare di Galeotto Malatesta, principale sostenitore in Romagna del papa di obbedienza romana Urbano VI, con il quale il P. era entrato in contrasto dopo la scelta di sostenere il papa avignonese Clemente VII. Galeotto sottrasse ai P. persino i castelli aviti di Polenta e Cuglianello. I figli di Guido non furono più in grado di riprendere le iniziative paterne.
La ricchezza dei P. si fondava su un patrimonio fondiario molto esteso, consolidatosi in particolare nella seconda metà del Duecento, grazie agli acquisti ma soprattutto attraverso le concessioni dall’arcivescovato ravennate, dalle chiese e dai monasteri cittadini. Nei primi anni del Trecento i P. acquisirono dall’arcivescovo, tramite acquisto e concessioni enfiteutiche, gran parte dei mulini ad acqua posti appena fuori dalle mura della città. Il significato di questa operazione, tuttavia, andò ben al di là della pur evidente volontà di assicurare alla famiglia importanti entrate economiche: vedi scheda Lamberto da Polenta.
Presso l’Istituzione Biblioteca Cassense di Ravenna: Archivio storico comunale di Ravenna. Presso l’Archivio Diocesano di Ravenna-Cervia: Archivio Arcivescovile di Ravenna – degni di particolare interesse il ricco fondo pergamenaceo e i registri della Mensa arcivescovile – ; Archivio del Capitolo della Cattedrale. Presso l’Archivio di Stato di Ravenna: Atti dei notai ( a partire dal 1306); archivi delle corporazioni religiose soppresse. Molti documenti delle varie raccolte cittadine sono stati pubblicati o regestati da M. Fantuzzi e A. Tarlazzi (vedi bibliografia).
Fonti: G. Rossi, Historiarum Ravennatum libri decem, hac altera edizione liber undecimo acti…, Venetiis 1589; Spicilegium Ravennatis historiae, sive monumentat historica ad ecclesiam et urbem Ravennatem spectantia, a cura di L. A. Muratori, RIS, I.II, Mediolani 1725, pp. 527-583; M. Fantuzzi, Monumenti ravennati de’ secoli di mezzo per la maggior parte inediti, 6 voll., Venezia 1801-1804; Statuti del Comune di Ravenna, a cura di A. Tarlazzi, Ravenna 1866; A. Tarlazzi, Appendice ai monumenti ravennati dei secoli di mezzo del conte Marco Fantuzzi, Ravenna 1876; Documenti inediti sul castello di Polenta, a cura di S. Bernicoli, Ravenna 1897; Statuto del secolo XIII del Comune di Ravenna pubblicato di nuovo con correzioni, indice e note, a cura di A. Zoli e S. Bernicoli, Ravenna 1904; Statuto ravennate di Ostasio da Polenta (1327-1346), a cura di U. Zaccarini, Bologna 1998.
Studi: S. Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del secolo XII alla fine del secolo XIX. Tavole di cronologia, Ravenna 1898; U. Foschi, Un secolo di signoria dei Polentani su Cervia: 1285-1383, in «Bollettino economico della camera di commercio», 2 (1962); A. Torre, I Polentani fino al tempo di Dante, Firenze 1966; M. Tabanelli, L’aquila da Polenta: storia della famiglia da Polenta, Faenza 1974; L. Lega, Catasti ed estimi ravennati da Lamberto da Polenta alla dominazione veneziana, in «Atti e memorie della Dep. di storia patria per le province di Romagna», 26 (1976), pp. 180-212; Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola (secc. IX-XV), a cura di B. Andreolli et al., Roma 1991; A. I. Pini, Il Comune di Ravenna fra episcopio e aristocrazia cittadina, in Storia di Ravenna, III: Dal Mille alla fine della signoria polentana, a cura di A. Vasina, Venezia 1993, pp. 201-253; A. Vasina, Dai Traversari ai da Polenta: Ravenna nel periodo di affermazione della signoria cittadina, in Storia di Ravenna, III: Dal Mille alla fine della signoria polentana, a cura di A. Vasina, Venezia 1993, pp. 555-603; Repertorio degli statuti comunali emiliani e romagnoli, secc. XII-XVI, a cura di A. Vasina, Roma 1997