Aceti, Antonio


di:
Estremi anagrafici:

† 1407



Durata cronologica della dominazione:

1386-1407.



Espansione territoriale della dominazione:

Fermo.

Origine e profilo della famiglia:

Titoli formali:

Vexillifer iustitiae (1396).


Modalità di accesso al potere:

L’azione politica dell’A. appare strettamente collegata con quella del collegio dei priori, rafforzato nella restaurazione ‘popolare’ fermana del 1383, dopo la fine della signoria di Rinaldo da Monteverde. Antonio riuscì probabilmente a manovrare le leve del potere attraverso l’acquisizione di un prestigio personale in seno al collegio dei priori. Il sostegno politico garantitogli da Bonifacio IX, pur senza legittimazioni formali, fu l’altro pilastro su cui l’A. seppe costruire la propria informale autorità.


Legittimazioni:

L’A. ottenne nel 1396 a Fermo il titolo di vexillifer iustitiae, titolo previsto dall’ordinamento del comune popolare riformato nel 1383. Nella documentazione è definito come miles et doctor, dal momento che fu lettore di diritto civile nello Studio cittadino di Fermo e poi nello Studio generale di Perugia.


Caratteristiche del sistema di governo:

L’A. non diede vita ad un compiuto sistema di governo, ma fu un influente personaggio capace di orientare dall’interno le scelte del supremo organo deliberativo, i priori, senza peraltro assumere mai cariche di fondamentale importanza politica.


Sistemi di alleanza:

Nel 1396 l’A. chiese l’intervento di Bonifacio IX per sedare i conflitti cittadini. Il papa inviò il vice rettore della Marca, Pietro Matapani, arcivescovo di Zara, che garantì l’appoggio di Antonio contro i suoi nemici politici, che nella città come nel contado intendevano eliminarlo. Bonifacio IX si congratulò quindi con l’A. per non aver consegnato la città ai fuoriusciti.

Nel 1397 Antonio si servì del sostegno militare di Conte da Carrara: poiché alcuni esuli del contado erano riusciti ad entrare in città e a sollevare il popolo contro i fautori dell’A., rifugiatosi con i priori nella roccaforte del Girfalco, le milizie al comando di Conte da Carrara intervennero a difesa di Antonio e dei priori, dilagando nella pubblica piazza, uccidendo gli insorti e compiendo tra l’altro un saccheggio delle case degli ebrei.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Nel 1385-86 fu podestà a Firenze. Nel 1401 fu senatore a Roma.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Le violente opposizioni che l’A. seppe attirare su di sé gli impedirono di impiantare una signoria. Nel 1392 fu oggetto di minaccia di morte da alcuni esuli fermani in seguito alla risoluzione di una questione relativa al castello di Montegranaro.

In seguito, nel 1396, Antonio si asserragliò nella rocca posta alla sommità della città, il Girfalco, per resistere alle sollevazioni cittadine rivolte contro un suo sostenitore, cui il popolo gridava a gran voce: «Tu sei morto, perciocché messer Antonio d'Aceto ha messo nel Girone molta gente da piede , et fa guardare la piazza al conte di Carrara», come attesta il cronista Antonio di Nicolò.


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Allorché Innocenzo VII concesse nel 1405 al nipote Ludovico Migliorati il governatorato della Marca e il vicariato della città di Fermo, questi attuò un deciso programma di repressione di quelle frange dell’aristocrazia cittadina che nel secolo precedente erano riuscite a realizzare disegni egemonici sulla città. Pertanto l’A. fu fatto decapitare pubblicamente nella Piazza di San Martino, nel settembre 1407, insieme ai suoi figli (ad eccezione di Francesco, lontano da Fermo) e ad altri oppositori.


Principali risorse documentarie:

L’unica fonte praticamente disponibile è la quattrocentesca cronaca di Antonio di Nicolò. Non si conservano atti d’archivio riguardanti l’A., se si esclude un provvedimento negli atti del consiglio di cernita, risalente all’aprile 1386, nel quale si concede il diritto di rappresaglia  in seguito alla rapina subita da Antonio nel tratto viario lungo l’Appennino marchigiano, mentre si recava a Firenze per esercitare l’ufficio di podestà (Archivio di Stato di Fermo, Consigli e cernite, vol. 2, c. 1 rv) .


 


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Antonio di Nicolò, Cronaca della città di Fermo, ed. critica e annotazioni di G. De Minicis, introduzione e traduzione di P. Petruzzi, Fermo 2008 (Biblioteca Storica del Fermano, 8).

Studi: Aceti, Antonio, in DBI, I, Roma1960, pp. 137-138.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: