di:
Flavia Negro
1291-1343
1329-1343
Mantiene Ivrea, che è l'unica città italiana nei domini dei conti di Savoia. Nella zona circostante, fra la valle della Dora, il Canavese e la valle di Lanzo, è in concorrenza col vescovo di Ivrea, col marchese di Monferrato e col principe d'Acaia, e con tutti riesce a stringere accordi che allargano i suoi possessi: nel 1330, sposando la figlia del marchese di Monferrato, ottiene che il marchese rinunci definitivamente ai luoghi di Lanzo, Cirié e Caselle, costituendoli in dote alla figlia; nel 1337 e 1338 si fa cedere diverse terre dal vescovo di Ivrea, e offre la sua mediazione per risolvere i dissidi fra le più potenti famiglie nobili della zona, i Valperga e i San Martino; nel 1341, arbitrando fra il principe d'Acaia e il marchese di Monferrato, si riserva per dieci anni il controllo di diverse altre località.
Vedi alla voce Savoia, famiglia.
A. si intitola comunemente nei documenti "Aymo comes Sabaudie". Nell'arbitrato fra Giacomo d'Acaia e il marchese di Monferrato del 1341 si intitola "Illustris princeps dominus Aymo comes Sabaudie". Nel testamento del 2 giu. 1343 si intitola "Illustris et magnificus princeps et dominus Aymo comes Sabaudie, dux Chablasii et Auguste, et in Italia marchio, baroniarumque Baugiaci, et Coloniaci dominus".
Come stabilito dal padre Amedeo V, eredita il titolo di conte dopo la morte del fratello Edoardo nel 1329.
dal basso:
28 sett. 1334: Giacomo d'Acaia, che come il suo predecessore detiene i suoi domini in feudo dai conti di Savoia, gli rende omaggio e riceve da A. l'investitura per i territori piemontesi.
A. è autore di alcune importanti innovazioni nelle strutture di governo del comitato di Savoia:
- nel 1329, non appena salito al governo, introduce un nuovo organismo, il "Consilium Chamberiaci residens", con funzione di tribunale d'appello per le sentenze di primo grado. Il tribunale ha giurisdizione su tutto il territorio comitale fino al 1419, quando Amedeo VIII darà vita ad un organismo analogo, il Consiglio cismontano, con sede a Torino e giurisdizione sui territori piemontesi.
- a partire dal 1330, e cioè in epoca contemporanea all'istituzione del "Consilium Chamberiaci residens", compare nelle fonti la figura, via via più centrale nell'amministrazione del comitato, del "cancellarius illustris principis domini comitis", con funzioni di verifica e controllo degli atti prodotti dal Consilium cum domino residens.
Libero dai contrasti con il Delfino, che lo avevano tenuto impegnato Oltralpe fino alla conclusione della pace il 27 mag. 1334, A. si reca nel settembre dello stesso anno in Piemonte, dove arbitra in varie questioni che opponevano i potentati locali: nella contesa fra Federico di Saluzzo e Giacomo d'Acaia per la restituzione dei cospiratori torinesi rifugiati nei suoi territori, e in quella dello stesso Federico con il fratello Tommaso (4 dic. 1334). Stringe a sua volta patti e convenzioni con Giacomo d'Acaia (19 lug. 1336) in merito a certi crediti che questo doveva restituirgli, e in cambio il conte rinuncia ad ogni diritto su Savigliano e Fossano.
Al 5 feb. 1341, dopo un precedente tentativo fallito nel 1339, risale l'arbitrato del conte e di Azzone Visconti nella contesa fra il principe d'Acaia e il marchese di Monferrato a proposito del Canavese: A. sentenzia come signore di Filippo e consanguineo del marchese ("Illustris princeps dominus Aymo comes Sabaudie, dominus dicti domini principis et affinis dicti domini marchionis": Datta, II, doc. 7).
Matrimoni: il primo maggio del 1330 sposa Jolanda (Violante), figlia del marchese di Monferrato Teodoro I Paleologo; le clausole matrimoniali prevedono che in caso il marchese muoia senza eredi la successione ai domini del Monferrato vada ai discendenti di sua figlia e del conte di Savoia.
Muore il 24 giu. 1343; il titolo è ereditato dal figlio Amedeo VI.
Vedi alla voce SAVOIA, famiglia.
Vedi alla voce SAVOIA, famiglia.