di:
Alma Poloni
1287-1290.
Imola.
Vedi scheda famiglia Alidosi.
capitaneus populi et defensor di Imola.
Allontanamento della fazione avversaria, guidata dalla famiglia Nordigli, ed elezione da parte dei consigli cittadini.
Alidosio e il fratello Magalito (Lito) ricoprirono l’ufficio di capitano del popolo, al quale aggiunsero il titolo, non attestato in precedenza a Imola, di defensor, che forse riservava loro poteri eccezionali, estranei alla carica di capitano, in relazione alla difesa della città e del suo territorio dai nemici esterni e soprattutto interni. Nel Trecento, infatti, la difesa e la custodia della città furono proprio il varco attraverso il quale passò l’attribuzione di prerogative speciali agli A., e dunque il consolidamento del dominio signorile della famiglia, così come dei da Polenta e di altre dinastie signorili non solo romagnole. Alidosio e Lito si alternarono nell’incarico di capitano del “popolo” e defensor, ricoprendolo ciascuno per un anno: Lito nel 1287 e 1289, Alidosio nel 1288 e 1290. Questa rotazione serviva probabilmente a mantenere l’accordo tra i due fratelli, che gestirono il potere in compartecipazione. Essa, tuttavia, evitava anche un’eccessiva forzatura dell’equilibrio istituzionale del comune, poiché consentiva il ripetersi ogni anno della normale procedura di elezione del capitano del popolo da parte del consiglio cittadino.
Negli ultimi anni del Duecento il sistema politico di Imola era strutturato intorno alle istituzioni di popolo. Tali istituzioni si formarono e si imposero al vertice del comune a partire dal 1254 grazie all’influenza determinante di Bologna, che controllò Imola appunto dal 1254 al 1271-1272. L’organo direttivo del popolo era un collegio che, dopo varie oscillazioni nella denominazione e nel numero dei componenti, dagli anni ’60 assunse definitivamente il nome di anziani del popolo, formato da dodici uomini, probabilmente uno per ognuna delle dodici contrade della città. Affiancava gli anziani un unico organo consiliare ampio, il consiglio generale del popolo e del comune. Anche a Imola il popolo aveva il suo ufficiale forestiero, il capitano del popolo, che si aggiungeva al podestà. Nei primi anni dopo la sua costituzione, il popolo era in effetti espressione dei ceti produttivi rimasti fino a quel momento ai margini della vita politica, ed estranei alle due fazioni aristocratiche che si contendevano il potere. Dagli anni ’70, tuttavia, questa connotazione sociale si stemperò fino a perdersi, ed ebbero accesso all’anzianato anche famiglie dell’antica militia, vicine alla parte o alla famiglia di volta in volta prevalente.
Dopo l’abbandono della città, i fratelli Alidosi si allearono con Maghinardo Pagani da Susinana, e con lui riuscirono a rientrare a Imola nel 1296. Essi speravano probabilmente di recuperare la loro posizione di dominio, ma Maghinardo assunse direttamente il controllo della città con il titolo di capitano del popolo, che tenne dal 1297 fino alla morte nel 1302. Gli Alidosi entrarono dunque in conflitto con il potente amico, e prima del 1300 furono costretti a lasciare di nuovo Imola e a rifugiarsi nel loro castello di Massa Alidosia. Negli anni dell’alleanza con Maghinardo, Alidosio sposò Cianghella, della influente famiglia fiorentina dei della Tosa, dalla quale proveniva anche la moglie del Pagani.
L’unica attestazione è successiva alla perdita del potere da parte dei due fratelli: nel 1297 l’alleanza con Maghinardo Pagani da Susinana portò Alidosio a ricoprire la carica di capitano del popolo a Forlì.
Nel 1290 la Romagna di ribellò contro il rettore papale di Romagna Stefano Colonna. La rivolta coinvolse anche Bologna, che ne approfittò per estendere di nuovo la propria influenza su Imola, appoggiando i Nordigli contro gli Alidosi, che furono costretti a lasciare la città.
La documentazione riguardante la signoria degli Alidosi, in gran parte inedita, è conservata principalmente nell’Archivio storico comunale di Imola, depositato presso la Biblioteca comunale della città.
Fonti: Petri Cantinelli chronicon, a cura di F. Torraca, RIS2, XXVIII, 2, Città di Castello 1902; Chartularium Imolense, a cura di S. Gaddoni e G. Zuccherini, I. Archivium S. Cassiani; II. Archivia minora, Imola 1912; Statuti di Imola del secolo XIV. Statuti della città, 1334, a cura di S. Gaddoni, Milano 1931; Chartularium Imolense. Archivium S. Cassiani (1201-1250), 2 voll., a cura di N. Mattini, G. Mozzanti, M. P. Oppizzi, E. Tulli, Roma 1998; Libro Rosso. Il Registrum comunis Ymole del 1239 con addizioni al 1269, edizione critica a cura di T. Lazzari con presentazione di A. Padovani, Imola 2005.
Studi: A. Vasina, I romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell’età di Dante, Firenze 1965, ad indicem; J. Larner, Signorie di Romagna. La società romagnola e l’origine delle Signorie, Bologna 1972, ad indicem; N. Galassi, Figure e vicende di una città, vol. I, Imola dall’età antica al tardo medioevo, Imola 1984, ad indicem; L. Mascanzoni, Imola nei decenni centrali del XIV secolo: un’anomalia paradigmatica nei rapporti signori-Santa Sede in Romagna, in «Studi romagnoli» 38 (1987), pp. 43-50; T. Lazzari, M. Montanari, Le circoscrizioni urbane a Imola fra XII e XIV secolo: crescita dell’impianto della città e progressiva razionalizzazione della sua amministrazione, in Studi storici Imolesi, «Atti e Memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna», XLVIII (1997), pp. 113-154; T. Lazzari, Il palazzo comunale nel Medioevo, in Imola, il comune, le piazze, a cura di M. Montanari e T. Lazzari, Imola 2003, pp. 45-78; Ead., Esportare la democrazia? Il governo bolognese a Imola (1248-1274) e la creazione del “popolo, in La norma e la memoria. Studi per Augusto Vasina, a cura di T. Lazzari, L. Mascanzoni, R. Rinaldi, Roma 2004, pp. 399-439; Arte gotica a Imola. Affreschi ritrovati in San Francesco e in San Domenico, a cura di Claudia Pedrini, Imola 2008.