Alidosi, Lippo


di:
Estremi anagrafici:

?-1349.



Durata cronologica della dominazione:

1334-1349.



Espansione territoriale della dominazione:

Imola.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia Alidosi. Lippo era figlio di Alidosio Alidosi.


Titoli formali:

capitaneus civitatis Imole et districtus (dal 1334); vicario generale in temporalibus per la S. Sede (dal 1341).


Modalità di accesso al potere:

Tra il 1327 e il 1334 Imola fu sottoposta al controllo diretto della S. Sede. Nel 1334, dopo la sfortunata conclusione della legazia di Bertrand du Poujet, Lippo, approfittando del vuoto di potere, riuscì a imporsi, in circostanze poco chiare, sulla fazione nemica guidata dalla famiglia Nordigli.


Legittimazioni:

Subito dopo la sua affermazione, nel 1334, Lippo Alidosi promosse la compilazione di una nuova redazione degli statuti cittadini. L’ultima rubrica del primo libro riporta i termini dell’elezione di Lippo e della concessione dell’arbitrium. L’A. è nominato capitaneus civitatis Imole et districtus per cinque anni a partire dal 22 aprile 1335. Vengono poi definite le sue competenze, che sono relative alla difesa e alla custodia della città dai nemici esterni e interni. Gli viene infatti concesso il purum, merum, liberum ac generale ac speciale arbitrium potestatis et bailiam di procedere contro tutti coloro che agiscono o sono sospettati di agire contra statum pacificum et tranquillum civitatis Imole. Egli deve inoltre provvedere ad suum arbitrium alla protezione e alla sorveglianza della città, ma anche a una serie di materie, relative al funzionamento del sistema fiscale e all’approvvigionamento alimentare, che erano sentite come strettamente connesse alla sicurezza cittadina: super questionibus stipendiariorum et forensium; super datiis et gabellis; super victualibus; super bona et generali custodia dicte civitatis et status presentis. I compiti e i poteri del capitaneus vengono ripresi e illustrati nelle rubriche nn. 9-16, nella sezione del primo libro dedicata alla definizione delle prerogative degli ufficiali cittadini.

Fin dall’inizio del suo dominio Lippo scelse dunque di rompere con la consuetudine che a Imola aveva visto tutti i tentativi di affermazione signorile passare attraverso l’ufficio di capitano del popolo, concesso magari, come unica deroga al dettato statutario, per più anni consecutivi. L’Alidosi si allineava invece a esperimenti di potere che in quegli stessi anni venivano portati avanti da altri signori, anche romagnoli, come Ostasio da Polenta. L’arbitrium trasmesso al signore era circoscritto all’ambito della difesa della città e dello status quo politico, ma data la delicatezza di questa sfera, in un contesto di grave instabilità politica, esso equivaleva alla concessione di una libertà d’azione quasi illimitata, e di un potere molto più incisivo di quello del podestà o del capitano del Popolo, perché assai meno definito e regolato. Gli equilibri istituzionali, comunque, venivano formalmente salvati: come un qualsiasi altro ufficiale del comune, infatti, Lippo doveva giurare nelle mani del podestà.

La figura del capitaneus civitatis fondeva queste nuove prerogative relative alla custodia della città e alla tutela dell’ordine pubblico con i tradizionali attributi del capitano del popolo. Gli statuti gli riservavano infatti un ruolo decisivo nell’elezione degli anziani, e il dovere di essere presente a ogni loro riunione: in questo modo, Lippo si assicurava un’influenza determinante sull’azione politica dell’organo di vertice del comune di Imola.

Nel 1341 Lippo fu il primo signore in Romagna a ricevere da Benedetto XII il titolo di vicario apostolico. Per il papato Imola aveva un’importanza strategica, per la sua vicinanza a Bologna, che ne faceva la porta della Romagna lungo la direttrice della via Emilia. Per Lippo questo primato contribuì a consolidare il consenso interno.


Caratteristiche del sistema di governo:

La struttura istituzionale definita dagli statuti del 1334 è in sostanza quella del comune di popolo, delineatasi tra il 1254 e l’inizio degli anni ’70. È interessante notare, tuttavia, che dagli statuti è scomparso qualsiasi riferimento al popolo. Il capitano del popolo è stato sostituito dal capitano della città e del distretto, che ha assorbito le funzioni del capitano del popolo sommandovi, come si è detto, le prerogative relative alla custodia della città. Gli anziani non sono più definiti anziani del popolo, ma anziani della città, e il consiglio è ormai soltanto il consiglio generale del comune.

Gli anziani erano otto, due per ognuno dei quartieri nei quali dall’inizio del Trecento era stata ripartita la città. Essi si rinnovavano ogni mese e venivano scelti dal capitano sulla base di una rosa di 32 nomi proposti dagli anziani uscenti. Gli anziani si riunivano alla presenza – e sotto il controllo – del capitano per trattare gli affari del comune. Essi potevano scegliere di farsi affiancare e consigliare da un numero variabile di sapientes, eletti sempre sulla base della divisione in quartieri. Come in altre città, l’aumento dell’importanza delle commissioni di savi è parallelo all’indebolimento del consiglio generale, organo ormai considerato pletorico e convocato con sempre minore frequenza


Sistemi di alleanza:

Ancora prima della concessione del vicariato, e a maggior ragione dopo, Lippo promosse il ruolo di Imola come caposaldo della Santa Sede in Romagna. Gli Alidosi furono un punto fermo dei sistemi di alleanza promossi dal papato, in particolare in funzione antiviscontea. Lippo, inoltre, portò avanti una politica matrimoniale volta a legare gli A. alle principali dinastie signorili che si stavano affermando in Romagna. La figlia Bartolomea sposò Pandolfo da Polenta, figlio di Ostasio signore di Ravenna (vedi scheda Ostasio da Polenta), designato dal padre alla successione nel dominio su Cervia. Il figlio Roberto sposò Melchina, figlia di Malatesta Malatesti signore di Rimini.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Tra tutti i signori della Romagna, gli A. furono quelli che perseguirono la politica ecclesiastica più coerente, ambiziosa e efficace. Un membro della famiglia, Alidosio Alidosi, arciprete di Mezzacolle, fu elevato alla sede episcopale di Rimini nel 1332. Brillante fu la carriera di Carlo, figlio di Lippo: arciprete di Sallustra e poi canonico della cattedrale, nel 1342, anche grazie all’intervento del comune di Firenze – Carlo era figlio del signore di Imola e di Cianghella della Tosa, appartenente a una prestigiosa famiglia fiorentina – divenne vescovo di Imola, saldando l’asse tra potere politico e potere ecclesiastico. Tra il 1334 e il 1351 Mattea Alidosi fu priora del convento domenicano di S. Maria della Carità. Il successo delle strategie degli Alidosi si spiega soprattutto con la loro salda alleanza con la Santa Sede.


Politica urbanistica e monumentale:

Gli statuti del 1334 completavano e sancivano una trasformazione dell’organizzazione amministrativa dello spazio urbano che era cominciata all’inizio del Trecento. Essi imponevano definitivamente la ripartizione in quartieri. Ogni quartiere, inoltre, veniva a sua volta suddiviso in tre cappelle, che prendevano il nome da altrettante chiese. Le dodici cappelle sostituivano le dodici contrade che avevano costituito la griglia amministrativa e fiscale della città fino a pochi anni prima. Le contrade erano anche ambiti sociali, definiti dai legami orizzontali e verticali di vicinia e di clientela. Le cappelle, invece, erano circoscrizioni artificiali imposte dall’alto, espressione di un forte tentativo, da parte del potere signorile, di riplasmare lo spazio urbano, e le relazioni sociali che lo strutturavano.


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Morte.


Principali risorse documentarie:

La documentazione riguardante la signoria degli Alidosi, in gran parte inedita, è conservata principalmente nell’Archivio storico comunale di Imola, depositato presso la Biblioteca comunale della città.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Petri Cantinelli chronicon, a cura di F. Torraca, RIS2, XXVIII, 2, Città di Castello 1902; Chartularium Imolense, a cura di S. Gaddoni e G. Zuccherini, I. Archivium S. Cassiani; II. Archivia minora, Imola 1912; Statuti di Imola del secolo XIV. Statuti della città, 1334, a cura di S. Gaddoni, Milano 1931; Chartularium Imolense. Archivium S. Cassiani (1201-1250), 2 voll., a cura di N. Mattini, G. Mozzanti, M. P. Oppizzi, E. Tulli, Roma 1998; Libro Rosso. Il Registrum comunis Ymole del 1239 con addizioni al 1269, edizione critica a cura di T. Lazzari con presentazione di A. Padovani, Imola 2005.

Studi: A. Vasina, I romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell’età di Dante, Firenze 1965, ad indicem; J. Larner, Signorie di Romagna. La società romagnola e l’origine delle Signorie, Bologna 1972, ad indicem; N. Galassi, Figure e vicende di una città, vol. I, Imola dall’età antica al tardo medioevo, Imola 1984, ad indicem; L. Mascanzoni, Imola nei decenni centrali del XIV secolo: un’anomalia paradigmatica nei rapporti signori-Santa Sede in Romagna, in «Studi romagnoli» 38 (1987), pp. 43-50; T. Lazzari, M. Montanari, Le circoscrizioni urbane a Imola fra XII e XIV secolo: crescita dell’impianto della città e progressiva razionalizzazione della sua amministrazione, in Studi storici Imolesi, «Atti e Memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna», XLVIII (1997), pp. 113-154; T. Lazzari, Il palazzo comunale nel Medioevo, in Imola, il comune, le piazze, a cura di M. Montanari e T. Lazzari, Imola 2003, pp. 45-78; Ead., Esportare la democrazia? Il governo bolognese a Imola (1248-1274) e la creazione del “popolo, in La norma e la memoria. Studi per Augusto Vasina, a cura di T. Lazzari, L. Mascanzoni, R. Rinaldi, Roma 2004, pp. 399-439; Arte gotica a Imola. Affreschi ritrovati in San Francesco e in San Domenico, a cura di Claudia Pedrini, Imola 2008.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: