di:
Giovanni Ciccaglioni
1322 circa-1 settembre 1398
Vedi scheda famigliare.
Vedi scheda famigliare. Iacopo era figlio di Giovanni detto Vanni.
Capitaneus et dominus generalis masnadarum ab equo et pede pisani comunis habite et habende et custodie pisane civitatis eiusque comitatus fortie et districtus nec non defensor pisani populi et compagniarum ipsius populi, 23 ottobre 1392.
Iacopo divenne signore di Pisa in seguito al colpo di stato, da lui diretto e organizzato, che pose fine alla signoria di Pietro Gambacorta. Il d’Appiano aveva ricoperto la carica di cancelliere degli Anziani, pressoché ininterrottamente, dal 1370 al 1392, dunque per tutta la durata della dominazione del Gambacorta. Da quella posizione egli aveva potuto controllare l’amministrazione del Comune: era infatti il cancelliere degli Anziani colui il quale, a Pisa, sovrintendeva a tutte le attività burocratiche delle magistrature comunali. In tale veste, Iacopo era stato uno dei principali consiglieri del Gambacorta. Insieme i due avevano dato nuovamente vita al binomio dominus-cancelliere degli Anziani, quale vertice della vita politica locale, già sperimentato da Bonifazio Della Gherardesca e Michele del Lante da Vico. Prova ne é la provvisione, datata 27 ottobre 1370 con la quale Iacopo, in qualità di cancelliere, era stato fornito di ampi poteri sulle istituzioni comunali. I rapporti tra i due si incrinarono con lo scoppio delle ostilità tra i Visconti di Milano e Firenze, alla fine degli anni ottanta. Il primo vantava da sempre stretti legami con la corte pavese, presso la quale era stato tra il 1355 e il 1368, in una sorta di esilio volontario iniziato all’indomani della fine del primo regime gambacortiano. La famiglia di Pietro, invece, era da sempre legata agli ambienti fiorentini, tanto che il Gambacorta, una volta divenuto signore, non aveva esitato a fa entrare Pisa nell’orbita di influenza politica della vicina. Per molti anni lo “strabismo” con il quale i due uomini di punta del Comune avevano guidato la politica estera pisana era stato una risorsa per la città tirrenica, poiché aveva consentito di mantenere una linea equidistante tra le potenze che si fronteggiavano per la supremazia nella penisola. Allo scoppio della guerra tra Milano e Firenze le due opzioni divennero inconciliabili. Il partito filovisconteo pisano prese forza e nel 1392 si aprirono le ostilità tra i sostenitori del Gambacorta e quelli di Iacopo. Questi ultimi ebbero la meglio, e nell’ottobre del 1392 Pietro e i suoi familiari furono uccisi. Quasi senza soluzione di continuità tra i due regimi, morto il Gambacorta il 21 ottobre, il 23 Iacopo fu insignito degli stessi titoli e prerogative di cui si era fregiato Pietro.
Iacopo d’Appiano non modificò in alcun modo il sistema di governo che ereditò da Pietro Gambacorta. È opportuno segnalare a questo proposito che le modifiche e le innovazioni introdotte negli anni di dominio di Pietro erano state pensate, condivise e gestite insieme dai due.
Come detto in precedenza, Iacopo d’Appiano fu un alleato fedele dei Visconti, negli anni in cui era al governo Pietro Gambacorta e, a maggior ragione, una volta divenuto signore di Pisa. Tale fedeltà però non si tradusse in una aperto e acritico sostegno alle mire espansionistiche di Gian Galeazzo Visconti in Toscana. Iacopo, infatti, non abbandonò la linea di neutralità in politica estera inaugurata dal Gambacorta. A partire dal 1395 iniziò a rendersi conto che i progetti del Visconti avrebbero potuto mettere in serio pericolo l’indipendenza e l’autonomia di Pisa. Per questa ragione, da allora e fino alla morte, giunta nel 1398, egli cercò di arginare i tentativi, militari e diplomatici, avviati dalla corte di Pavia per impossessarsi di Pisa.
Una serie di matrimoni contratti negli anni permise al D’Appiano di imparentarsi con i conti di Montescudaio, con i Pannocchieschi e infine con i Malaspina.
Cancelliere degli Anziani di Lucca (1354).
Iacopo fu in stretti rapporti con Coluccio Salutati.
Il sostegno di cui godette Iacopo, come già era accaduto a Pietro Gambacorta, fu trasversale tra la popolazione. Egli, soprattutto all’inizio della sua esperienza di potere, poté contare sull’appoggio di numerosi membri delle famiglie nobili cittadine, in prima fila i conti di Montescudaio. Allo stesso tempo, suoi sostenitori furono importanti esponenti del mondo delle corporazioni. Il d’Appiano fronteggiò, in più di una occasione, i tentativi dei Gambacorta, guidati da Giovanni di ritornare in città. Tuttavia, come già era successo a Pietro, fu la politica estera ad alienargli le simpatie dei sostenitori della prima ora, tra cui i sopra menzionati conti di Montescudaio. Man mano che la prospettiva della perdita dell’indipendenza di Pisa, a causa del rapporto sempre più stretto con i Visconti, divenne più concreta, le fila dei sui sostenitori iniziarono a sfaldarsi. Tuttavia, la morte, giunta nel 1398, impedì a Iacopo di vedere ciò che sarebbe accaduto al suo regime e alla città che, da cancelliere prima, da dominus poi, guidò per quasi trenta anni.
Morte, 1 settembre 1398.
Archivio di Stato di Pisa, Comune, Divisione A, 24, 38-42, 66-75, 144-181, 197, 211-214.
Fonti: Cronica di Pisa. Dal ms. Roncioni 338 dell’Archivio di Stato di Pisa. Edizione e commento, a cura di C. Iannella, Roma 2005 (Fonti per la storia dell’Italia medievale, Antiquitates, 22).
Studi: P. Silva, Il governo di Pietro Gambacorta in Pisa e le sue relazioni col resto della Toscana e coi Visconti, Pisa, 1910; O. Banti, Appiani Iacopo, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. III; O. Banti, Iacopo d’Appiano. Economia, società e politica del Comune di Pisa al suo tramonto (1392-1399), Livorno 1971; M. Tangheroni, Politica, commercio e agricoltura a Pisa nel Trecento, Pisa 2002, (1ª ed. 1973); A. Poloni, Trasformazioni della società e mutamenti delle forme politiche in un Comune italiano: il Popolo a Pisa (1220-1330), Pisa 2004; G. Ciccaglioni, Priores antianorum, primi tra gli Anziani. Criteri di preminenza, cicli economici e ricambio dei gruppi dirigenti popolari a Pisa nel XIV secolo, in Firenze e Pisa dopo il 1406. La creazione di un nuovo spazio regionale, Atti del convegno di studi, Firenze, 27-28 settembre 2008, a cura di S. Tognetti, Firenze 2010, pp.1-47.