di:
Francesco Pirani
Seconda metà XIII secolo – 1328.
1318-1328.
Jesi e parte del suo contado comunale.
I Baligani appartenevano alla militia urbana di Jesi e giocarono un ruolo da protagonisti nelle lotte fra fazioni per il controllo politico della città durante il primo Trecento.
Nessun titolo formale.
L’autorità del B. emerse all’interno delle lotte di parte interne alla città di Jesi, ova risucì a destreggiarsi anche cambiando schieramento politico. Dal 1311 ghibellini presero il sopravvento e Tano approfittò del momento di forti tensioni sociali, sostenendo le rivendicazioni politiche del partito popolare. Passò quindi dalla parte guelfa tra 1316 e 1318 e riuscì a garantirsi un’egemonia su Jesi probabilmente attraverso una conquista militare della città. Nel 1319, cacciati gli avversari capeggiati dai Simonetti (vedi scheda famiglia Simonetti), confiscò i loro beni.
Nessuna legittimazione formale.
Il B. dovette fronteggiare l’alleanza dei Simonetti con Bisaccione, conte di Buscareto.
Negli anni ’20 il B. riportò importanti vittorie militari, inferte ai danni dei ghibellini, come quella del 1326 a Rocca Contrada, da poco occupata con un colpo di mano da Lomo Simonetti; nello stesso anno, guidò vittorioso l’esercito papale a Morro, su deliberata nomina del pontefice. La sua fama militare fu tale che Giovanni Villani lo definisce “grande capitano di parte guelfa e molto ridottato in tuttala Marca”.
In un momento di forte pressione militare da parte della coalizione regionale ghibellina, papa Giovanni XXII affidò nel 1322 aTano la difesa di Senigallia, su richiesta del consiglio del comune adriatico (ma l’atto parla anche di custodia guardia gubernacio defensa et regimen della città e del contado di Senigallia). Si trattò probabilmente di un provvedimento d’emergenza, cui non conseguì una reale assunzione del potere a Senigallia. Negli anni seguenti il B. combattè in più occasioni al comando delle truppe pontificie.
Nel marzo 1328, all’epoca della discesa di Ludovico il Bavaro, l’esercito ghibellino si rivolse contro Jesi e costrinse il B. dapprima a rifugiarsi nella cittadella e quindi ad arrendersi. Giovanni di Chiarmonte, vicario imperiale nominato da Ludovico, emise una sentenza di condanna a morte ai danni di Tano per tradimento all’impero e questi fu decapitato pubblicamente nella piazza di S. Floriano.
Pochissimi i documenti riguardanti il B. nell’archivio comunale di Jesi.
Studi: C. Urieli, Jesi e il suo contado, II, Jesi 1982, pp. 31-72; V. Villani, Comuni e signorie nel medioevo marchigiano. I signori di Buscareto, Ancona 1992, pp. 49-173.