Beccaria, Musso


di:
Estremi anagrafici:

1280 ca.-1342



Durata cronologica della dominazione:

1323-1342



Espansione territoriale della dominazione:

Pavia

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia Beccaria.

 


Titoli formali:

Il Beccaria non rivestì magistrature straordinarie del comune e non ebbe alcun titolo formale.


Modalità di accesso al potere:

La sua dominazione si innesta sul predominio dei Beccaria in città, come alleati dei Visconti, sin dal 1315. Egli successe al padre Manfredo, morto nel 1322 (vedi scheda Beccaria, Manfredo). Soltanto nel 1327, tuttavia, in coincidenza con il dominio di Ludovico il Bavaro su Pavia, egli pare rafforzare la sua egemonia sulle istituzioni: è probabile che egli avesse approfittato della venuta imperiale per fare emergere il suo dominio allentando i vincoli di dipendenza da Milano.


Legittimazioni:

come per l’ultima dominazione di suo padre Manfredo, il governo del Beccaria non ricevette alcuna legittimazione, né dall’esterno, né dall’interno.


Caratteristiche del sistema di governo:

Musso governò la città senza assumere alcun titolo formale. Il suo ruolo di guida e la sua capacità di orientare i processi politici sono tuttavia evidenti sin dal 1327. In tale anno, Musso e Ruffino Beccaria affiancarono i cinque sapienti del comune in un provvedimento relativo ai debiti del comune di Voghera. Significativamente, Musso è l’unico personaggio a essere accompagnato dalla qualifica di cavaliere (miles), che sembra tradire l’invisibile autorità di Musso in città. Lo stesso anno, un’ulteriore decisione del comune venne approvata dopo un accalorata arenga dello stesso Musso. Nel 1328, una disposizione fu emanata dal podestà, dal miles Musso Beccaria, da Ruffino Beccaria e dall’abate e dai sapienti preposti al governo della cosa pubblica («per dominum potestatem, Mussum de Beccaria militem, Ruffinum de Beccaria, et dominos abbatem et ancianos comunis Papie factis et negociis ipsius comunis presidentes»). Ancora nel 1335, gli Agostiniani rivolsero una supplica direttamente al podestà, ai sapienti e al miles Musso: in tale occasione compaiono a fianco dei sapienti anche alcuni sapienti «aggiunti», forse nominati dallo stesso Musso e reclutati tra membri dei Beccaria e tra le stirpi più vicine alla casata dominante. Insomma, pur evitando di tradurre a livello istituzionale il suo ruolo, il Beccaria era chiaramente percepito sia dall’amministrazione comunale, sia dalla cittadinanza, come il terminale dei processi politici.

Il suo governo si distingue per il complessivo rispetto della macchina istituzionale comunale e per l’impostazione filo-popolare: la signoria di Musso seppe rappresentare in maniera efficace le istanze popolari, anche attraverso l’utilizzo di una classe politica varia, che accoglieva al suo interno membri delle famiglie popolari ricche e di più antica tradizione, ma anche discendenze meno affermate.


Sistemi di alleanza:

Dopo il 1315, Pavia entra nell’orbita viscontea: il cronista astigiano Guglielmo Ventura qualifica i Pavesi con l’epiteto di «tributarii» della dinastia milanese. Anche l’Opusculum di Galvano Fiamma, di cui sono ben noti gli intenti encomiastici nei confronti della casata milanese, insiste sullo stato di soggezione della città negli anni Trenta del Trecento: all’interno di un elenco dei centri soggetti ad Azzone, egli considera anche «in un certo modo, Pavia («quoddamodo Papia»). Con un certo sprezzo, il Fiamma ricorda un ulteriore aneddoto: nel 1335 i pavesi avrebbero riottenuto dai Milanesi la statua equestre del Regisole, sottratta da Matteo Visconti nel 1315 e pesantemente rovinata, che fu rimessa al suo posto, con tuttavia il braccio teso verso Milano, «come se volesse giurare fedeltà ai cittadini di Milano che lo stesso come un servo avevano venduto ai Pavesi».

Particolarmente complessi appaiono i rapporti con Giovanni di Boemia, inizialmente accolto con favore, ma in seguito rivelatosi avverso al lignaggio che venne anche bandito da Pavia. I Beccaria riuscirono a rientrare in città grazie a una sommossa popolare da loro provocata.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Nel 1299 Musso fu podestà di Novara.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

All’epoca di Musso, i Beccaria intrattennero relazioni con numerosi enti ecclesiastici urbani, ricevendo terre in affitto e inserendo propri esponenti nei capitoli.


Politica urbanistica e monumentale:

in linea con il sistema di governo impostato da Manfredo, rispettoso degli ordinamenti municipali e in armonia con il comune di popolo, Musso non realizzò una politica urbanistica e monumentale in città atta a celebrare la sua figura. A lungo gli è stata attribuita la coniazione di una moneta o di una medaglia commemorativa in cui Musso viene qualificato come «principe di Pavia», che costituisce tuttavia un falso posteriore.


Politica culturale:

come per la politica urbanistica e monumentale, il Beccaria non ha espresso significativi indirizzi culturali autonomi da quelli espressi dalle istituzioni comunali.


Consenso e dissensi:

La capacità di agire in raccordo con le magistrature popolari suggerisce il sostegno del popolo alla sua dominazione. Permase invece uno stato di conflittualità con i fuoriusciti guelfi, da identificare soprattutto con le maggiori casate della nobiltà radicata nelle campagne.


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

La dominazione di Musso terminò con la sua morte e venne proseguita dal figlio Castellino e dagli altri membri della casata.


Principali risorse documentarie:

I Beccaria non hanno trasmesso una consistente documentazione familiare. Anche per via dello scarso intervento sul comune di popolo, si deve fare riferimento soprattutto alla documentazione comunale, le cui testimonianze più abbondanti si trovano nell’Archivio comunale di Pavia e in quello di Voghera.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Bernardino Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, Torino 1978, 2 voll.; Codex Diplomaticus Ord. E. S. Augustini Papiae, I,  ab anno mcclviii ad annum mcccc, a cura di R. Majocchi, N. Casacca, Pavia 1905; Galvano Fiamma, Opusculum de rebus gestis ab Azone, Luchino et Johanne Vicecomitibus ab anno MCCCXXVIII usque ad annum MCCCXLII, a cura di C. Castiglioni, Bologna 1938 (RIS2, XII/4); Guilielmi Venturae Memoriale de gestis civium Astensium et plurium aliorum, in Scriptorum III (HPM, V), Torino 1848, coll. 701-816; Jean XXII: lettres communes (1316-1334), tome XI, a cura di G. Mollat, Paris 1959, disponibile in versione digitale in «Ut per litteras apostolicas», ed. Brepols; Petri Azarii Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso, Bologna, 1926 (RIS2, XVI/4).

Studi: Appendice alle tavole, a cura di D. Vicini, in Storia di Pavia, III, Dal libero comune alla fine del principato indipendente. 1024-1535, t. 1, Società, istituzioni, religione nelle età del Comune e della Signoria, Milano 1992, III/1, pp. 517-518; Cognasso F., Note e documenti sulla formazione dello Stato visconteo, in «Bollettino della Società pavese di storia patria», 23 (1923), pp. 23-169; Criniti N., voce Beccaria (de Becariis), Castellino, in Dizionario biografico degli Italiani, VII, Roma 1965, alle pp. 454-458; Fagnani F., Origini e sviluppi della signoria dei Beccaria su Arena Po, in «Bollettino della Società pavese di storia patria», 90 (1990), pp. 55-119; Garone G., I reggitori di Novara, Novara 1865; Merlo M., I Beccaria di Pavia nella storia lombarda, Pavia 1981; Milani C., Due documenti inediti sul frate Jacopo Bussolaro, in «Bollettino della Società pavese di storia patria», 15 (1936), pp. 73-80; Rao R., Il sistema politico pavese durante la signoria dei Beccaria (1315-1356): «élite» e pluralismo, in «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Age», 119 (2007), pp. 151-187; Rao R., Signorie cittadine e gruppi sociali in area padana fra Due e Trecento: Pavia, Piacenza e Parma, in «Società e storia», 118 (2007), pp. 673-706; Robolini G., Notizie appartenenti alla storia della sua patria raccolte ed illustrate, vol. IV/2, Pavia 1832; Romano G., Delle relazioni tra Pavia e Milano nella formazione della Signoria viscontea (Saggio di uno studio su le origini e lo sviluppo della Signoria), in «Archivio storico lombardo», 19 (1892), pp. 549-589; Romano G., I documenti viscontei del codice ambrosiano C. 172 INF., Messina 1898; Romano G., I Pavesi nella lotta tra Giovanni XXII e Matteo e Galeazzo Visconti, Pavia 1889; Romano G., Nuovi documenti intorno al frate Giacomo Bussolari, «Bollettino della Società pavese di storia patria», 17 (1917), pp. 73-80; Storti G., Arena Po. Lineamenti di storia medioevale, Pavia 1972; Vaccari P., Pavia nell’età comunale, in Storia di Pavia, III, Dal libero comune alla fine del principato indipendente. 1024-1535, t. 1, Società, istituzioni, religione nelle età del Comune e della Signoria, Milano 1992, III/1, pp. 27-54.

 


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: