Bentivoglio, Giovanni


di:
Estremi anagrafici:

1358 (?)- 1402.



Durata cronologica della dominazione:

24 febbraio 1401 – 30 giugno 1402.

 



Espansione territoriale della dominazione:

Bologna.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia Bentivoglio.


Titoli formali:

Bononie dominus hac pacis et justicie conservator. Evidente il richiamo alla titolatura di Taddeo Pepoli.


Modalità di accesso al potere:

Un primo tentativo di prendere il potere ebbe luogo nel marzo 1399: il Bentivoglio cercò con Nanne Gozzadini di rovesciare il regime di Carlo Zambeccari, espressione della fazione dei Maltraversi, al potere dal maggio 1398. Il tentativo però fallì e Giovanni fu brevemente esiliato a Zara, da dove tornò nel dicembre dello stesso anno, dopo la morte per peste dello stesso Zambeccari e l’instaurazione di un governo delle Arti. Sulla scia di una sommossa popolare, insieme con il Gozzadini, Giovanni assunse una posizione egemonica nella nuova magistratura dei Sedici Riformatori. Il condominio fra i due fu sciolto da un colpo di mano del Bentivoglio, che sconfisse Gozzadini e i suoi in uno scontro di piazza.


Legittimazioni:

Il 17 marzo1401, atre settimane dalla presa del potere, Giovanni Bentivoglio fu nominato gonfaloniere perpetuo dal Consiglio dei Seicento; due giorni dopo la nomina fu confermata dal Consiglio dei Quattromila. Cercò inutilmente, nei mesi successivi, di ottenere per sé personalmente il titolo di vicario pontificio, che era stato invece concesso nel 1392 al gonfaloniere e agli Anziani, insieme.


Caratteristiche del sistema di governo:

Con l’ascesa al potere del Bentivoglio l’assetto istituzionale della città rimase imperniato sui “Sedici Riformatori dello stato di libertà”. Nati come magistratura straordinaria, elettiva e provvisoria dopo la riconquistata indipendenza dal dominio della Chiesa, alla fine del 1393, i Riformatori erano già divenuti negli ultimi anni del Trecento l’espressione principale di una ristretta oligarchia: al momento dell’ascesa del Bentivoglio già vi si accedeva per cooptazione e la carica era divenuta vitalizia. Ai Riformatori spettava la nomina degli Anziani, che erano dunque diventati un loro strumento esecutivo, presieduti a loro volta dal gonfaloniere. La supremazia di Giovanni Bentivoglio si esprimeva dunque nella partecipazione alla magistratura di vertice e nella carica di gonfaloniere perpetuo; ma dei Riformatori furono chiamati a far parte anche Nanne Gozzadini e Niccolò Zambeccari, cioè proprio gli esponenti di famiglie appena sconfitte dal Bentivoglio nella lotta per la costruzione di un potere personale. In alcuni casi Giovanni sovrapponeva la sua autorità a quella degli organi competenti, prorogando il termine di validità di alcuni atti, o cambiandone altri. Soprattutto egli potenziò il ruolo giudiziario del podestà, che agiva “pro magnifico et excelso domino Johanne de Bentivoglis”, sottraendo le sentenze di appello agli Anziani. Nel controllo militare della città e del contado fu più evidente l’aspetto personale del dominio del Bentivoglio. I vicari a capo dei distretti rurali giuravano fedeltà direttamente al signore e gli stipendiarii di stanza in città erano alle sue dirette dipendenze (proprio negli atti che riguardano gli stipendiarii il Bentivoglio porta il titolo di Bononie dominus), come in genere i salariati del comune. I mandati di pagamento e le esazioni erano effettuati tutti in nome di Giovanni Bentivoglio, “vices gerens Communis Bononie”: la gestione finanziaria del signore (la “camera”) coincideva quindi con quella del comune.

 


Sistemi di alleanza:

Attraverso due matrimoni, con Elisabetta di Cino da Castel San Pietro e poi con Margherita Guidotti, il Bentivoglio si imparentò con due influenti famiglie nobili. Nello scontro con il Gozzadini per il potere, Giovanni Bentivoglio fu sostenuto da Astorgio Manfredi, signore di Faenza, dal duca di Milano Gian Galeazzo Visconti e dalla famiglia bolognese degli Zambeccari, già sua avversaria solo qualche mese prima. Per evitare di essere inglobato nel dominio visconteo, il Bentivoglio strinse alleanza con Firenze subito dopo aver preso il potere, mantendendo una posizione sospesa fra i due avversari. La richiesta nel 1401 di un’alleanza formale da parte dei Visconti spinse il Bentivoglio ad aderire alla lega antiviscontea con a capo Firenze. I Visconti invasero il territorio bolognese dopo qualche mese, nel giugno del 1402, insieme con un vasto seguito di alleati: con aiuti inviati da Firenze e da Padova, il Bentivoglio li affrontò in campo aperto e fu sconfitto.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Bonifacio IX concesse, dietro richiesta del Bentivoglio, un’indulgenza annuale alla chiesa bolognese di Santa Caterina e Santa Maria Maddalena, nella medesima strada, San Donato, in cui abitava Giovanni.


Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Il Bentivoglio fece coniare a suo nome quattro monete: il mezzo bolognino d’oro (con l’arma dei Bentivoglio), il bolognino piccolo (con il nome dei Bentivoglio) e due bolognini d’argento. Le sue insegne furono dipinte sulle mura di Imola, Castel Bolognese e Cento.


Consenso e dissensi:

Pare che un diffuso malcontento nei confronti del Bentivoglio traesse origine, fra l’altro, dall’interruzione nel luglio 1401 di una guerra con Faenza, dei cui signori il Bentivoglio era alleato, in un momento particolarmente favorevole ai Bolognesi. Numerose congiure furono sventate. In una furono coinvolti i Pepoli e i Gozzadini, altre due furono alimentate da Alberico da Barbiano, le cui truppe al soldo dei Visconti saccheggiavano il contado e minavano il dominio di Giovanni: si ribellarono Pieve di Cento, San Giovanni in Persiceto, Poggio, Minerbio, Sant’Agata e altri castelli, che accoglievano i fuorusciti bolognesi. Pieve di Cento fu recuperata mentre, per istigazione di Nanne Gozzadini, gli abitanti di S. Giovanni in Persiceto, costituitisi in signoria, tentarono di uccidere il Bentivoglio, dopo averlo attirato con un espediente sotto le loro mura. Nel 1402 l’invio di duecento soldati da Firenze, in vista della guerra con i Visconti, provocò una sommossa popolare, che fu repressa con violenza. Un’altra sommossa popolare pose fine al regime del Bentivoglio nel giugno del 1402.


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Dopo essere stato sconfitto dai Visconti, il Bentivoglio si rifugiò in Bologna nel giugno 1402. Al termine di una sommossa popolare fu imprigionato e ucciso.


Principali risorse documentarie:

Archivio di Stato di Bologna, Condotta degli Stipendiari 1401-1402; Archivio di Stato di Bologna, Provvisiones in capreto; Archivio di Stato di Bologna, Accusationes 1401.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Pietro di Mattiolo, Cronaca bolognese, a cura di C. Ricci, Bologna 1885, Corpus chronicorum bononiensium, a cura di A. Sorbelli, Rerum Italicarum Scriptores, II ed., XVIII/1, vol. II, Città di Castello-Bologna 1938.

Studi: F. Bosdari, Il comune di Bologna alla fine del secolo XIV, in «Atti e Mem. d. R. Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna», s. IV, 4 (1914), pp. 123-188; Id., Giovanni I Bentivoglio signore di Bologna, ibid., s. IV, 5 (1915), pp. 199-307; C. M. Ady, The Bentivoglio of Bologna. A study in Despotism, London 1937, tr. it. I Bentivoglio, Milano 1965; O. Banti, Bentivoglio, Giovanni, in DBI, VIII, Roma 1966, pp 620-622; F. Bocchi, I Bentivoglio da cittadini a signori, in «Atti e Mem. d. Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna», n. s., XIII (1971), pp. 43- 64; A. Sorbelli, I Bentivoglio signori di Bologna, a cura di M. Bacci, Bologna 1987; A. De Benedictis, Lo “stato popolare di libertà”: pratica di governo e cultura di governo (1376-1506), in Storia di Bologna, dir. R. Zangheri, 2, Bologna nel Medioevo, a cura di O. Capitani, Bologna 2007, pp. 899-950.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: