Bonacolsi, Bardellone


di:
Estremi anagrafici:

(? - 1300)



Durata cronologica della dominazione:

29 settembre 1291 - 2 luglio 1299



Espansione territoriale della dominazione:

Mantova

Origine e profilo della famiglia:

Vd. Bonacolsi, Famiglia. Figlio di Pinamonte.


Titoli formali:

Fin dall’inizio della sua signoria si fregiò del titolo di Rector perpetuus et capitaneus civitatis che usò fino alla fine della sua dominazione;


Modalità di accesso al potere:

Prese il potere su Mantova con un colpo militare ai danni del padre Pinamonte.


Legittimazioni:

Già l‘8 ottobre 1291, subito dopo il suo colpo di mano, Bardellone si nominò Rector perpetuus et capitaneus civitatis ma, proprio come durante la signoria del padre, negli atti ufficiali venivano ancora utilizzate forme ambigue che dimostrano la persistenza delle istituzioni proprie del Comune. Non è certo se, nel corso degli anni, ottenne da parte degli organismi comunali una legittimazione formale del proprio dominio sulla città. Tuttavia gli indizi sembrano spingere le ipotesi nella direzione di una elezione a Capitano di Mantova da parte del consiglio, probabilmente però signorile, dato che all’atto della rinuncia di Bardellone al titolo di Capitaneus civitatis nel 1299 venne ricordata anche una «electione facta de eo». Non bisogna trascurare nemmeno che, almeno all’inizio, una base per la sua legittimazione informale fu fornita dal solido dominio costituito dal padre.


Caratteristiche del sistema di governo:

Immediatamente dopo la ribellione di Bardellone il governo venne formalmente assunto da due rectores, Guido da Turre e Ezzellino de’ Cremaschi. Nei primi giorni di ottobre 1291 il Bonacolsi assunse però un ruolo più esplicito facendo nominare podestà il nipote Guido, che lo aveva aiutato nella congiura, e prendendo per sé quello di Capitano. Le forme di governo conservarono la forma repubblicana fino al drastico cambiamento del 1294, quando Bardellone promosse la creazione di un consiglio dei dodici anziani che, seppur eletto dal consiglio maggiore secondo una logica territoriale, di fatto lo esautorava dei suoi poteri. Si trattava di un vero e proprio consiglio del signore. Secondo gli Annales Mantuani fu tale organismo ad attribuire a Bardellone quelle facoltà e quei poteri giurisdizionali che vennero poi cristallizzati ed esplicitati negli statuti con l’avvento del nipote Guido. Grazie a questi poteri il Bonacolsi poteva agire in deroga agli statuti come è dimostrato da una serie di atti in cui dispose dei beni dei banditi per delle donazioni inter vivos. In essi è riportato appunto che ciò avvenne: «ex vigore arbitrii sui et plenitudine potestatis». Forte di questa situazione di potere, Bardellone promosse una politica di pacificazione anche nei confronti dei membri della sua stessa famiglia. Tagino venne in un primo momento liberato del carcere e posto al confino nel veronese e successivamente fu richiamato nel 1298 e associato al potere al posto di Guido.

Sostanzialmente il governo di Bardellone continuò nella linea del padre Pinamonte in tutti i settori dell’amministrazione conservando ancora un’impianto molto vicino, nelle forme, a quello comunale.


Sistemi di alleanza:

Continuò la politica iniziata dal padre di alleanza con gli Scaligeri e di trattati economici con i comuni limitrofi come Padova, Vicenza, Bologna e anche Venezia. Iniziò anche un importante rapporto con Trento, da quando il fratello Filippo divenne il titolare della cattedra. In occasione dell’associazione al potere del fratello Tagino, si assistette ad un clamoroso cambio di alleanze: quest’ultimo tentò infatti di far abbandonare il tradizionale asse con Verona in favore di una alleanza con il marchese Azzone d’Este. Bardellone, in accordo con il consiglio dei XII anziani, nel giugno 1299 si convinse ad inviare il fratello a Ferrara per firmare un’alleanza con l’Este. Era però troppo tardi, perché al ritorno di Tagino in patria la Mantova era già nelle mani di Guido;


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Ancora una volta, la politica di Bardellone in questo campo non si discostò da quella del padre. In particolare proseguì lo stretto legame con il monastero di San Benedetto di Polirone: l’8 giugno 1291 infatti Filippo Bonacolsi ne sarà nominato amministratore dal pontefice. In questo modo i signori di Mantova si assicurarono una posizione predominio su un’importante area dell’Oltrepò;


Politica urbanistica e monumentale:

Portò avanti l’opera di acquisizioni patrimoniali, iniziata da Pinamonte, nell’area della futura cittadella bonacolsiana nell’ottica della creazione di un forte centro di potere anche di suggestivo impatto simbolico. Continuò il riordino della forma urbanistica della città portato avanti da Pinamonte, incentrando i suoi sforzi soprattutto sulla città vecchia;


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

La signoria di Bardellone si caratterizzò per il continuo alternarsi nell’appoggio dato e ricevuto dai membri della famiglia. Anche l’unica efficace opposizione al suo dominio venne da Guido detto Bottesella, che per lungo tempo era stato suo fedele alleato e associato al potere prima di venire allontanato in favore di Tagino;


Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Principali risorse documentarie:

Vd. Bonacolsi, Famiglia.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Vd. Bonacolsi, Famiglia.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: