di:
Tomaso Perani
? - 16 agosto 1328
24 gennaio 1309 - 16 agosto 1328 su Mantova, 15 ottobre 1312 - gennaio 1318 e dicembre 1318 - giugno 1327 su Modena
Mantova e Modena
Vd. Bonacolsi, Famiglia. Fratello di Guido.
Associato al capitanato dal fratello Guido nel tardo 1308, il Bonacolsi rinunciò al titolo di Capitano tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio 1311 per accettare il vicario imperiale Lapo degli Uberti. Quando questi venne cacciato il 13 aprile 1311 Rainaldo venne nominato a vita Podestà della Mercanzia. Probabilmente nella primavera di quell’anno riuscì ad ottenere da Enrico VII il titolo di vicario imperiale, per sé e per il fratello Bonaventura, in cambio della somma di 20.000 fiorini, di cui però al 10 settembre 1311 aveva versato solo 1.500 fiorini, come dimostra una lettera dell’Imperatore in cui si ordina il pagamento della cifra rimanente. Per Modena ottenne il titolo di Signore
L'accesso alla signoria su Mantova da parte di Passerino è assai particolare. Prima di lui infatti tutti i membri della famiglia Bonacolsi erano saliti al potere per mezzo di un colpo di mano ai danni del predecessore. Con un chiaro tentativo di rafforzare la signoria bonacolsiana sulla città rendendola ereditaria, Guido Bonacolsi aveva invece associato al potere il fratello Passerino verso la fine del 1308, facendogli riconoscere dal consiglio cittadino la carica di Capitano generale e perpetuo della città e di dominus il 3 novembre 1308. Alla morte del fratello nel gennaio del 1309, il Bonacolsi rimase così unico signore di Mantova.
Il dominio di Rainaldo iniziò con una legittimazione forte come la nomina da parte del precedente signore della città. Nel corso degli anni però cercò di ottenere il titolo di vicario imperiale, operazione che gli riuscì grazie al bisogno di denaro contante dell’imperatore durante la sua spedizione in Italia. L’effimera presenza di Enrico VII spinse però il Bonacolsi a cercare una legittimazione anche dal basso ottenendo prima il titolo di Podestà perpetuo della Mercanzia. Successivamente ottenne dal consiglio cittadino la conferma del titolo di vicario imperiale con un atto che ricalcava il conferimento dei pieni poteri a Guido Bonacolsi e che venne definito dal Torelli un assurdo giuridico. Un tale atto esprimeva però bene la ricerca del Bonacolsi di una base di legittimazione in città;
La signoria di Rainaldo su Mantova fu ufficialmente una diarchia poiché egli governò sempre in associazione con il fratello Bonaventura, anche se tutti gli studiosi riconosco a quest’ultimo un ruolo decisamente di secondo piano. Per quanto Rainaldo formalmente si presentasse come un sostenitore della discesa in Italia di Enrico VII, si mostrò restio a recepire le linee guida della politica imperiale. Fu infatti solo sotto Lapo degli Uberti, all’inizio del 1311, che ebbe luogo il rientro in città degli estrinseci ossia i Casaloldo, i Riva, i Gaffari e i figli di Tagino espulsi da Guido nel 1299. Gli esuli erano considerati comunque pericolosi, anche a causa del seguito abbastanza numeroso di ciascuna consorteria: è quindi probabile che il Bonacolsi avesse fomentato i tumulti che già alla fine di marzo 1311 portarono ad una nuova espulsione della parte guelfa e alla cacciata del vicario imperiale. La promulgazione degli statuti, in seguito all’ottenimento del vicariato imperiale, rappresentò il coronamento della dominazione su Mantova. La materia normativa fu distribuita nello spazio di dieci libri e organizzata in maniera meticolosa. Il quadro che ne emerge è quello di una società, molto meno tormentata rispetto alla seconda metà del XIII secolo, il cui controllo era nelle mani dei signori. Gli antichi organismi comunali, seppur presenti, vennero esautorati a favore del consiglio dei 12 Anziani che aveva il compito di assistere i fratelli Bonacolsi nella loro opera di governo. Anche la figura del podestà sopravvisse alla ristrutturazione ma vennere ridotto a semplici funzioni amministrative. Organizzando dettagliatamente la vita cittadina, i nuovi statuti diedero quindi ai Bonacolsi gli strumenti per mantenere uno stretto controllo sulle famiglie rivali inquadrandole rigidamente nell’ordinamento signorile.
Lo stretto controllo sulla città portò ad un periodi di pace duraturo che produsse un periodo di prosperità. Puntando sull’appoggio del ceto mercantile, con un legame esplicitato dall’assunzione del titolo di podestà perpetuo della mercanzia, Rainerio favorì i commerci, ai quali era dedita anche la sua famiglia. Ciò avvenne anche grazie ai rapporti con Venezia che, dopo un periodo di tensione negli anni 1317-1318, si normalizzarono.
Inoltre, come i suoi predecessori puntò molto sul rafforzamento del patrimonio immobiliare con acquisizioni di castelli nel contado e ampliamento dei possedimenti in città.
A Modena vennero introdotte l’impianto legislativo mantovano, soprattutto per quel che riguardava l’organizzazione militare, ma anche in altri campi come la regolamentazione delle arti e la gestione del comune;
La repressione delle opposizioni interne e la politica di alleanze permisero a Rainaldo e suo fratello di proporsi come una potenza sovralocale. Uno dei primi atti da signore di Mantova, nei primi mesi del 1309, fu quello di rinsaldare l’alleanza con Verona e con i comuni limitrofi come Piacenza, Parma, Modena e Brescia, secondo la tradizionale linea della famiglia in politica estera. Solo negli ultimi anni della dominazione bonacolsiana quest’asse venne meno: Rainaldo infatti tentanso un avvicinamento ad Enrico di Carinzia, aveva suscitato le ire di Cangrande della Scala che a causa di ciò decise di sostenere l’insurrezione guidata da Luigi Gonzaga nel 1328.
All’arrivo dei legati imperiali nell’estate del 1310, Rainaldo fu pronto ad accoglierli, parrebbe più in virtù dell’alleanza con i ghibellini della Scala, che per una sincera adesione alla causa. Ambascerie vennero inviate ad Enrico VII sia ad Asti a dicembre 1310 sia a Milano nel gennaio 1311 alla cerimonia di incoronazione. Formalmente accettava le direttive imperiali partecipando anche nell’estate del 1311 all’assedio di Brescia.
Il legame con l’impero era comunque piuttosto labile perché Enrico VII sapeva di non avere la forza di opporsi a tutte le iniziative del Bonacolsi. Emblematica di questa situazione fu l’alleanza di questi con Gilberto da Correggio, ufficialmente un nemico della causa imperiale ma con il quale Rainaldo era imparentato per via matrimoniale;
Stando al Chronicon Parmense, oltre ad essere stato signore di Mantova e Modena, ottenne anche una sorta di alta signoria su Cremona, quando questa era retta da Ponzino Ponzone. Sembra però che si trattasse di una forma molto larvata di signoria e parrebbe piuttosto che il dominio del Ponzone si reggesse sull’appoggio militare dell’asse mantovano veronese;
la posizione di potere raggiunta da Passerino lascia alla chiesa mantovana, nella figura del suo presule Jacopo Benfatti, ben poco spazio di manovra. Nelle mani del vescovo rimane però l’importante strumento delle investiture feudali, grazie alle quali riescono a farsi strada e ad arricchirsi nuove famiglie come i Gonzaga.
Totale è la rottura con la santa sede che nel 1323 promosse un processo ai danni del Bonacolsi che si concluse il 7 luglio 1325 con una scomunica.
Sotto il suo dominio continua l’espansione e il perfezionamento della cittadella bonacolsiana nella città vecchia di Mantova;
Fu l’unico membro della sua famiglia che poté accedere alla signoria di Mantova in maniera pacifica. Durante il suo dominio ebbe a fronteggiare l’opposizione guelfa che cercò di riacquistare le proprie posizioni in città grazie alla politica di pacificazione promossa da Enrico VII.
A Modena il potere di Passerino si resse soprattutto sull’appoggio di alcune famiglie ghibelline. Tuttavia non ebbe mai una solida base su cui poggiare il proprio governo e preferì servirsi di personale proveniente da Mantova;
La fine della dominazione di Rainaldo si ebbe il 16 agosto 1328, quando trovò la morte nella ribellione violenta guidata da Luigi Gonzaga e dai suoi figli, che portò all'instaurazione della signoria della famiglia Gonzaga sulla città di Mantova.
Vd. Bonacolsi, Famiglia
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