di:
Dario Canzian
1294 - 21 marzo 1338. Era figlio di Pietro, detto Perenzano, fratello di Giacomo I, colui che aveva avviato la signoria carrarese su Padova.
1324/28-morte
vedi scheda famiglia
vedi scheda famiglia
non ne reca alcuno fino al 1328 quando, fu dapprima insignito del dominium civitatis dal Consiglio (Cortusi, p. 54) e pare anche del titolo di «capitaneus, protector, defensor generalis» (Verci, p. 45); dopo che su sua iniziativa Padova si era data a Cangrande, ottenne da questi il titolo di suo vicario. Successivamente, negli accordi stipulati da M. con Venezia e Firenze, questa volta in funzione antiscaligera (1337), egli venne dichiarato «generalis et liber dominus» di Padova.
nominato suo erede dallo zio Giacomo, M. tra il 1325 e il 1328 dovette destreggiarsi in una fase di acutissimi disordini interni e di minaccia esterna. Padova in quegli anni era sottoposta al protettorato formale di Enrico di Carinzia-Tirolo, reggente anche di Treviso e Conegliano in rappresentanza di Federico d’Asburgo, re dei Romani. La tutela carinziano-asburgica su Padova si era manifestata a partire dal 1320 attraverso l’invio di contingenti armati con l’obiettivo di impedire a Cangrande di impossessarsi della città (Varanini, p. 276), ma non aveva bloccato l’esplosione delle faide interne all’aristocrazia patavina. Peraltro, nel giro di pochi anni era andata esaurendosi anche la capacità di deterrenza delle truppe carinziane nei confronti dello Scaligero, ed anzi, i «teutonici», sotto la guida di Corrado di Ovenstein, si erano abbandontati a saccheggi e violenze proprio a danno dei Padovani. In questo contesto il Carrarese doveva comunque mantenere un ruolo di primo piano in città. Secondo il Cortusi (p. 50), infatti, di fronte all’impossibilità di arginare i disordini e contenere la pressione scaligera, proprio M. e pochi altri nobili padovani si erano recati nel 1327 presso il duca di Carinzia per chiedere un suo intervento diretto, ottenendo promesse, poi rivelatesi vuote. Il Carrarese allora nell’agosto del 1328 prese la risoluzione di avvicinarsi a Cangrande, trascinando in questa decisione tutta la città (ivi, p. 54). Dispose dunque una riunione del Consiglio, nel corso del quale si fece conferire il dominium civitatis e l’autorizzazione a congedare le milizie carinziane, in vista della stipula del patto con Cangrande. In cambio ottenne poi dallo Scaligero il riconoscimento formale di cui si è detto. In seguito alla guerra veneto-scaligera venne nuovamente proclamato signore di Padova nel giorno in cui Alberto della Scala veniva fatto prigioniero dai Veneziani (3 agosto 1337).
sebbene M. abbia ottenuto nelle due diverse circostanze di sopra accennate (1328 e 1337) la sanzione della sua signoria da poteri esterni (rispettivamente gli Scaligeri e Venezia), va detto che in entrambi i casi il Carrarese era ricorso preventivamente ad un’investitura da parte del Consiglio cittadino che, sia pure riunito su disposizione dello stesso M., gli conferì il dominium civitatis «omnibus annuentibus» (Cortusi, p. 54 e p. 83).
: è difficile parlare di un ‘sistema di governo’ di M. Dopo la morte di Cangrande (22 luglio 1329) i successori Mastino e Alberto (il secondo, in particolare) mantennero infatti una presenza significativa a Padova e non è al momento possibile individuare il margine di manovra autonoma di M. in questo contesto. Ad ogni modo, nel decennio scaligero di Padova si è osservata (Collodo 1990, pp. 188-190) innanzitutto l’avocazione signorile del diritto di nomina dei podestà, quasi tutti di estrazione veronese; la riduzione al silenzio dei Consigli minori, il rafforzamento della presa della città sul contado, grazie anche all’annientamento di molti casati signorili consumatosi nelle lotte degli anni ’20. Il Carrarese poté incamerare i beni dei ribelli ed ebbe mano libera nel perseguire una sua politica dinastica (vedi ‘sistemi di alleanza’).
M. si schiera dapprima con Enrico di Carinzia, contro Cangrande. Dal 1328 è invece a fianco degli Scaligeri, di cui condivide le scelte strategiche (ad esempio l’appoggio ai parmensi de’ Rossi) e con i quali stringe anche un rapporto familiare, fornendo il suo assenso al matrimonio tra la cugina Taddea e Mastino, già stabilito dal padre di lei, Giacomo I. Sempre in questa chiave va interpretato il secondo matrimonio di M. con Beatrice Correggio, celebrato immediatamente dopo la morte, forse non del tutto naturale, della prima moglie, Bartolomea Scrovegni. Nel 1337 aderisce alla coalizione antiscaligera costituita da Venezia e da Firenze, che gli consente l’acquisizione del controllo di Padova ma vincola lui e i suoi immediati successori al protettorato veneziano.
per conto degli Scaligeri nel 1332 fu prima podestà di Vicenza e poi «rector» di Brescia
in una lettera del 1330 papa Giovanni XXII accusava M. e Ubertino di aver infierito contro le persone e i beni della Chiesa, uccidendo il priore di Santa Maria in Vanzo ed occupando i beni dei monasteri di Santa Giustina e di Santa Maria della Vangadizza (Rigon 2005, p. 73).
poco prima di morire avviò la ristrutturazione della cinta muraria urbana (Lorenzoni, p. 100).
dovette dapprima fronteggiare forti ostilità interne, tra cui quella del casato Dente-Lemizzi (1325) e dello stesso cugino, Nicolò (1327). I conflitti degli anni ’20 si presentano più con le caratteristiche delle faide familiari che quelle del confronto guelfi-ghibellini
Il Cortusi definì M. «alter dominus Marchie» (Cortusi, p. 58), elogiandone la capacità di «omnia adimplere (...) que optabat». Il cronista si sofferma poi in modo particolare sulle cerimonie funebri, evidentemente attribuendo a Marsilio un ruolo decisivo nel consolidamento della signoria carrarese (ivi, p. 90).
morte
A. Mussati De gestis Italicorum post Henricum septimum caesarem, in RIS, X, 1727, coll. 651-659; Annales Patavini, a cura di A. Bonardi, Città di Castello, 1907 (RIS, 2 ed., VIII, 1, pp. 210 ss., 235-246, 263 ss); G. B. Verci, Storia della Marca Trevigiana e Veronese, X, Venezia 1788 (rist. anast. Bologna 1983), doc. 1903; Liber regiminum Padue, a cura di A. Bonardi, Città di Castello 1908 (RIS, 2 ed., VIII, 1, pp. 352-357); Guglielmi de Cortusiis Chronica de novitatibus Padue et Lombardie, a cura di B. Pagnin, Bologna 1931-1939, in RIS, XII, parte V; J. Piacentini, Cronaca della guerra veneto-scaligera, con introduzione e note di L. Simeoni, Venezia 1931; Albertini Mussati De obsidione domini Canis Grandis de Verona ante civitatem paduanam, a cura di G. Gianola, Roma 1999.
V. Lazzarini, Storia di un trattato tra Venezia, Firenze e i Carraresi (1337-1339), «Nuovo archivio veneto», XVIII (1899), pp. 243-251, 256, 273-279); Padrin, Il principato di Giacomo da Carrara primo signore di Padova, narrazione scelta dalle storie inedite di A. Mussato, Padova 1925; F. Ercole, Comuni e Signori nel Veneto (Scaligeri Caminesi Carraresi). Saggio storico-giuridico, in Id., Dal Comune al Principato. Saggi sulla storia del diritto pubblico del Rinascimento italiano, Firenze 1929, pp. 53-118; S. Bortolami, Lo statuto padovano del 1320 «super bonis rebellium», in «Atti e memorie dell’Accademia patavina di scienze e lettere», LXXXVII (1974-75), pp. 385-402; voce in DBI, XX, 1977, a cura di M.C. Ganguzza Billanovich (http://www.treccani.it/enciclopedia/marsilio-da-carrara_%28Dizionario-Biografico%29/); J.K. Hyde, Padova nell’età di Dante. Storia sociale di una città-stato italiana, Trieste, 1980; S. Collodo, Padova e gli Scaligeri, in Una società in trasformazione. Padova tra XI e XV secolo, Padova 1990, pp. 169-191; G.M. Varanini, Istituzioni, società e politica nel Veneto dal comune alla signoria (secolo XIII-1329), in Il Veneto nel medioevo. Dai comuni cittadini al predominio scaligero nella Marca, a cura di A. Castagnetti e G.M. Varanini, Verona 1991, pp. 263-422; G. M. Varanini, Istituzioni, politica e società nel Veneto (1329-1403), in Il Veneto nel medioevo. Le signorie trecentesche, a cura di A. Castagnetti e G. M. Varanini, Verona 1995, pp. 1-123; B. Kohl, Padua under the Carrara, 1318-1405, Baltimore-London 1998; S. Collodo, I Carraresi a Padova: signoria e storia della civiltà cittadina, in Padova carrarese, a cura di O. Longo, Padova 2005, pp. 19-48; A. Rigon, Vescovi e signoria nella Padova del Trecento, in I Carraresi, pp. 69-81; G. Lorenzoni, Urbanistica ed emergenze architettoniche nella Padova carrarese, in Padova carrarese, pp. 95-117; S. Collodo, Ordine politico e civiltà cittadina a Padova nel Trecento, in Il secolo di Giotto nel Veneto, a cura di G. Valenzano e F. Toniolo, Venezia 2007, pp. 309-333; Guida alla Padova carrarese, supervisione storica di S. Collodo, testi di E. Antoniazzi, F. Businaro, S. Collodo, Vicenza 2011.