di:
Gian Paolo G. Scharf
1335 circa – 1375 agosto 14
Vedi scheda famigliare.
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Signore a vita, con mero e misto imperio.
Alla morte del padre Bartolommeo, Francesco gli successe senza alcuna difficoltà.
In una signoria ormai consolidata, le principali preoccupazioni di Francesco furono dovute alla politica estera. Mantenendosi fedele all'alleanza senese, il C. cercò accordi anche con Perugia, per cercare di contrastare il fenomeno delle compagnie di ventura, che funestavano il contado. Nel campo della politica interna si segnala un suo intervento per regolare le successioni ab intestato, assai frequenti in tempo di peste.
Come detto Francesco si mantenne fedele all'alleanza senese, confermando l'accomandigia, che gli garantì di essere incluso nelle paci condotte dalla vicina città. Il C. cercò anche di appianare le differenze con Perugia, nel frattempo caduta sotto il controllo del papa, ma dovette ben presto diffidare dei legati pontifici, che cercarono a più riprese di privarlo della signoria.
Anche il C. ottenne come il padre e il fratello Ranieri l’investitura cavalleresca dal comune di Siena, ma non risulta che abbia esercitato altre cariche.
Morto il precedente vescovo, fatto eleggere dal nonno, il C. si trovò a sostenere un braccio di ferro con la curia che aveva preferito un altro al candidato da lui indicato. Per questo motivo i rapporti fra vescovo e signore si mantennero tesi durante tutto il periodo.
Il C. è ricordato dalle cronache per la sua attività edilizia, concentrata soprattutto sul palazzo di famiglia, su quello del popolo e sulle fortificazioni.
Francesco fu signore noto per la sua mitezza e per essersi adoperato per risparmiare quanto possibile ai concittadini il flagello delle compagnie, e ciò gli valse in generale un alto grado di consenso. Ma tutto questo non impedì una sollevazione rurale nel castello di Pierle, da parte dei contadini esasperati dalle imposizioni fiscali, nel 1369. Due anni dopo anche una parte del ceto dirigente, fra cui alcuni esponenti delle famiglie che erano state fra le prime sostenitrici dei Casali, maturò una cospirazione, che fu tuttavia condotta maldestramente e si concluse con la consueta repressione. Pare verosimile che dietro gli insorti ci fosse la mente del legato pontificio a Perugia, Pierre d’Etain.
Oltre alle cronache locali, anche il Sacchetti, dedica la sua attenzione al C., tratteggiandone la figura come quella di un generoso anfitrione e di un pio custode delle reliquie locali.
Come il padre, Francesco fu colpito dalla peste, ormai endemica in Toscana, ed ebbe il tempo di testare e lasciare eredi della signoria i due figli (il secondo nato postumo).
BCC [Biblioteca Comunale di Cortona], Codice Cortonese, mss. 415 (= Imbreviaturae autographae s. Rainaldi Toti nempe filii Christophori notarii Cortonensis, I), 540 (= F. Angellieri Alticozzi, Vite dei Casali); Accademia Etrusca di Cortona, Pergamene.
Fonti: Cronache cortonesi di Boncitolo e d'altri cronisti, a cura di G. Mancini, Cortona, Bimbi, 1896; F. Sacchetti, Il Trecentonovelle, a cura di Emilio Faccioli, Torino, Einaudi, 1970, n. CLVII.
Studi: G. Mancini, Cortona nel Medio Evo, Firenze, Carnesecchi, 1897, rist. anast. Roma, Multigrafica, 1969, pp. 212-21; F. Cardini, Casali, Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 21, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1978, pp. 78-80.