di:
Gian Paolo G. Scharf
1355 circa – 1400 ottobre 16
Vedi scheda famigliare.
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Signore a vita, con mero e misto imperio.
Alla morte del nipote, Niccolò Giovanni, la signoria passò al fratello e al figlio del dettò Niccolò, Francesco Senese e Aloigi Battista, entrambi ancora in minore età. La reggenza toccò a coloro che già l’avevano esercitata durante la signoria di Niccolò Giovanni, cioè il consigliere di Francesco (il padre di Niccolò), ser Ilario Grifoni, e la madre dello stesso (e nonna di Aloigi), donna Chiodolina da Varano. A Cortona tuttavia serpeggiava il malcontento per l’attenta amministrazione del Grifoni e la sua politica filo-fiorentina aveva anche scontentato i senesi. Beatrice Castracani, seconda moglie di Bartolommeo e madre del C., che risiedeva a Siena, fu la principale artefice della sollevazione che portò al potere Uguccio, che sulle prime aveva rifiutato di agire, con l’uccisione del Grifoni.
Le buone relazioni intrattenute con il pontefice romano (dopo un’alternanza nelle obbedienze, dovuta a uno scoperto opportunismo), ottennero al C. la nomina a vicario pontificio, limitatamente tuttavia ad alcuni castelli del contado.
L’azione del C. fu condizionata dall’ingombrante madre e dai suoi parenti, i Castracani, e poi anche dalla moglie impostagli per ragioni di stato, Tancia Ubaldini, che portava anche essa un corteggio di parenti scomodi. Mentre nella piccola corte le rivalità si scatenavano fra i vari gruppi, fino a che ne fece le spese il principale consigliere di Uguccio, il vescovo Luca di Grazia, all’esterno il C. condusse un’intensa attività militare, soprattutto ai danni di Perugia. Le fonti indicano nel periodo successivo alla morte del vescovo Luca un rapido mutamento di indirizzo del comportamento di Uguccio, divenuto sempre più tirannico e oppressivo nei confronti della cittadinanza.
Sulle prime l’eliminazione del Grifoni, troppo filo fiorentino, dovette piacere ai senesi, che speravano di recuperare il tradizionale ascendente su Cortona. Dopo alcuni tentennamenti, tuttavia anche il nuovo corso politico del C. si rivolse verso Firenze, divenuta nel 1384 confinante con Cortona, grazie all’acquisto di Arezzo, e nel 1387 Uguccio concluse un’accomandigia decennale con la città del giglio. La costante rivalità con Perugia, tuttavia, spinse il C. a minacciare più volte un avvicinamento ai Visconti, che già controllavano Siena, finché la stessa Perugia non si decise al passo, prevenendo il C. e obbligandolo a stringersi sempre più a Firenze, con la quale nel 1397 rinnovò l’accomandigia.
Il C. seppe approfittare del momento di debolezza della curia, provocato dallo scisma, e alternando le obbedienze riuscì a far eleggere tre vescovi di suo gradimento, cioè il surriferito Luca di Grazie e i suoi due successori.
Conquistato il potere con una congiura, il C. non fu esente da simili rischi a suo danno, anche se la massima parte delle cospirazioni di palazzo servì a regolare i conti interni fra le varie fazioni che si contendevano il potere all’interno della piccola corte. L’unico caso in cui Uguccio rischiò in prima persona fu quando, dal momento che ospitava Carlo di Bernabò Visconti, il sicario mandato da Giangaleazzo fu incaricato di eliminare anche lui. La trama tuttavia fu rivelata da una lettera dell’Acuto, parente di Carlo e vicino di Uguccio, come signore di Montecchio Vesponi.
Il C. fu letteralmente fulminato dal movimento dei Bianchi, ai quali in un primo tempo si era opposto. Nel settembre 1400 maturò in brevissimo tempo una conversione personale, che ai contemporanei sembrò miracolosa, e lasciata la signoria ai nipoti (che erano formalmente già consignori), seguì le peregrinazioni del movimento, facendo voto di servire gli appestati in un ospedale di Firenze per preservare la sua patria dal flagello. Poco dopo l’arrivo nella metropoli toscana fu tuttavia colpito dal morbo, insieme con la figlia, e morì il 16 ottobre di quell’anno, ricevendo da Firenze funerali di stato.
BCC [Biblioteca Comunale di Cortona], Codice Cortonese, mss. 534 (= R. Baldelli, Memoria, e descrizzione dell'origine, antichità e nobiltà della città di Cortona - ms. copiato da G. Orselli), 540 (= F. Angellieri Alticozzi, Vite dei Casali); Accademia Etrusca di Cortona, Pergamene.
Fonti: Cronache cortonesi di Boncitolo e d'altri cronisti, a cura di G. Mancini, Cortona, Bimbi, 1896.
Studi: G. Mancini, Cortona nel Medio Evo, Firenze, Carnesecchi, 1897, rist. anast. Roma, Multigrafica, 1969, pp. 230-57; F. Cardini, Casali, Uguccio Urbano, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 21, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1978, pp. 109-114.