di:
Tomaso Perani
1350 ca. -1406 25 luglio?
1 luglio 1403 - 13 dicembre 1404
Cremona
Vd. Cavalcabò, Famiglia
In seguito all’azione militare intrapresa con Giovanni Ponzone, il 1 luglio 1403 Ugolino venne proclamato dal consiglio cittadino Conservator et Gubernator civitatis Cremone, insieme all’alleato. Già il 1° novembre dello stesso anno però il Ponzone venne esautorato e il Cavalcabò ottenne il titolo di signore della città. Successivamente, grazie alle sue capacità militari e alla politica di alleanze intrapresa fu riconosciuto come il leader dello schieramento guelfo ottenendo il titolo di Gubernator generalis partis Guelfe totius Lombardie.
Sullo scorcio del XIV secolo, allontanatosi dalla sua roccaforte di Bozzolo, nel contado cremonese, a causa di violente lotte interne alla famiglia, il Cavalcabò entrò al servizio di Gian Galeazzo Visconti. Il rapporto con il duca non fu mai disteso tanto che questi lo fece imprigionare a Pavia per timore che potesse impadronirsi di Cremona. Dopo la morte del Visconti però, grazie all’intercessione del cugino Andreasio Cavalcabò, riuscì a comprare per 6000 fiorini la propria liberazione. Pare che la somma fu pagata da Giovanni Ponzone cedendo alla duchessa alcuni territori nel contado cremonese. Approfittando della rivolta contro il Barbavara del giugno del 1403, Ugolino e Giovanni riuscirono a conquistare militarmente Cremona e a farsi proclamare signori.
La legittimazione della signoria del Cavalcabò su Cremona venne sancita dal consiglio generale della città che sia il 1° luglio sia il 1° novembre 1403 che gli riconobbe il titolo di signore della città.
La signoria del Cavalcabò iniziò come diarchia fino a che questi non si sbarazzò del collega.
Dopo 70 anni di dominazione Viscontea su Cremona gli assetti istituzionali della città erano profondamente cambiati e il Cavalcabò non attuò nessun cambiamento di rilievo.
Nell’autunno del 1404 la città subì una grave carestia e, anche a causa di alcuni insuccessi militari, la posizione di Ugolino si fece molto instabile. Per ovviare a tali difficoltà propose una pacificazione interna fra le tre fazioni cremonesi ossia quella dei capelleti dei Ponzone e quella dei troncacciuffi guidati dai ghibellini da Dovara. L’operazione non aveva solo la funzione di limitare le discordie interne, ma anzi aveva soprattutto la funzione di garantire al Cavalcabò il controllo di una porzione molto maggiore di territorio in modo a porre rimedio alla drammatica situazione annonaria di Cremona.
Il Cavalcabò si propose sempre come un antagonista dei Visconti e come tale riuscì a raccogliere consensi non solo in città ma anche in tutta la penisola. Grazie infatti all’abilità militare e diplomatica riuscì a tessere rapporti con altre città guelfe come Lodi e Firenze e signori anti-viscontei come Pandolfo Malatesta, signore di Brescia. Riuscì inoltre a farsi riconoscere Gubernator generalis partis Guelfe totius Lombardie per i suoi successi militari ai danni di Milano. Le trattative di pace tra Milano e Firenze nella primavera del 1404 colsero impreparato il Cavalcabò che fu costretto a sua volta a cercare un contatto con la duchessa. Questo tentativo però fallì a causa dell’arresto di Caterina e Ugolino, essendo venuto a mancare l’appoggio fiorentino, si trovò completamente isolato. Si vide quindi costretto a cercare di arrivare ad un accordo di pace con il suo eterno rivale Francesco Gonzaga, signore di Mantova, che anni prima aveva protetto i responsabili della morte del padre e del fratello del Cavalcabò e da sempre aspirava al controllo dei domini feudali della famiglia cremonese. L’accordo fu siglato sotto l’egida di Venezia, sempre attenta a quanto avveniva lungo il corso del Po, nel settembre 1404.
L’avvicinamento ai Visconti nella primavera del 1404 suscitò del malcontento in città e fu visto come un segno di debolezza. Per questo motivo i suoi avversari interni ordirono una congiura ai suoi danni che venne però sventata il 23 giugno.
Nel dicembre 1404, nel tentativo di andare in soccorso di Pandolfo Malatesta assediato dai milanesi, Ugolino venne sconfitto e catturato a Manerbio da Estorre Visconti. Fu ancora una volta grazie all’intercessione di Andreasio Cavalcabò che ottenne salva la vita in cambio della cessione di Cremona ai Visconti. L’ostruzionismo del nipote Carlo, insignoritosi di Cremona, impedì la conclusione delle trattative. Ugolino fuggì di prigione nel marzo 1406 e cercò l’alleanza del capitano delle truppe cremonesi Cabrino Fondulo per rientrare in città. Questi però, d’accordo con Carlo Cavalcabò, lo fece arrestare e uccidere nel luglio dello stesso anno.
Vd. Cavalcabò, Famiglia
A. Campo, Cremona fedelissima città, Cremona 1585, pp. 100 ss., ad annos1402-1406; F. Alisi, Cremona literata, Parmae 1702, p. 201; B. Corio, Hist. di Milano, Milano 1856, II, p. 466; G. Giulini, Mem. spettanti alla storia di Milano, VI, Milano 1857, p. 74; L. A. Minto, Cabrino Fondulo, Cremona 1896, pp. 35-58; C. Cipolla, Storia delle Signorie italiane dal 1313 al 1530, Milano 1881, I, p. 241; G. Solazzi, Gli Statuti di Viadana del sec. XIV, in Boll. storico cremonese, XVIII (1952-53), pp. 13-56; A. Cavalcabò, Le vicende storiche di Viadana (secc. XII-XV),ibid., pp. 180-207; Id., Cremona durante la signoria di U. C., ibid., XXII (1961-1964), pp. 5-120; N. Valeri, L’eredità di Gian Galeazzo, Torino 1938, p. 170; F. Cognasso, Il ducato visconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, p. 99; A. Gamberini, Cremona nel Quattrocento. La vicenda politica e istituzionale, in Storia di Cremona. Il Quattrocento. Cremona nel Ducato di Milano (1395-1535), a c. di G. Chittolini, Cremona 2004, pp. 2-4. Si vedano inoltre la scheda Cavalcabò, Famiglia e, sul DBI, la voce Cavalcabò, Ugolino.