Cima, Benuttino


di:
Estremi anagrafici:

Metà XIV secolo- 1400.



Durata cronologica della dominazione:

Dal 1375 (in modo intermittente de facto), dal 1386 (in modo continuativo), dal 1393 (con titolo formale) fino alla sua morte nel 1400.



Espansione territoriale della dominazione:

La terra di Cingoli (diocesi di Osimo) e il territorio da questa controllato, esteso su una dozzina di piccoli castelli, siti in area sub-appenninica, cui si aggiunse  il castello di Filottrano, in area collinare.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famiglia Cima.


Titoli formali:

Vicario in temporalibus di Cingoli per la  Chiesa (dal maggio 1393).


Modalità di accesso al potere:

Nel dicembre 1375 Benuttino e i suoi fratelli Masio, Pagnone, Cimarello e Uguccione si impadronirono militarmente della propria città, cacciando il podestà bolognese Cortisio dei Lambertini, e sostituirono prontamente ai vessilli della Chiesa issati sul cassero quelli della famiglia Cima. Quindi venne stabilita sulla terra una signoria de facto, di cui però non si conoscono i contorni.


Legittimazioni:

Alla fine del Trecento, a coronamento di una lunga e quasi assidua militanza al fianco della Chiesa, i Cima riuscirono ad istituzionalizzare il loro dominio su Cingoli. Benuttino venne designato vicario in temporalibus di Cingoli per 10 anni da Bonifacio IX (14 maggio 1393), ottenendo il riconoscimento anche per il figlio Giovanni e per il nipote Giambattista e giurando la fedeltà al papa. Bonifacio IX insignì inoltre il C. della Rosa d’oro, una delle più alte riconoscenze pontificie, destinata per lo più ai sovrani e ai fedeli alla Chiesa. Nella concessione del vicariato, il papa  accordava a Benuttino, Giovanni e Giambattista la facoltà di eleggere il podestà e i giudici del comune, di amministrare le rendite della camera Apostolica a patti di non esigere nuove contribuzioni senza il consenso della città e di non alienare beni e diritti della Chiesa; Bonifacio IX concedeva inoltre la facoltà di promulgare nuovi statuti. Da parte loro i Cima si impegnavano al mantenimento delle fortificazioni cittadine a proprie spese e a non edificare nuove strutture difensive senza il consenso del papa; erano inoltre obbligati a partecipare alle sedute del parlamento provinciale e agli impegni militari, governando al contempo la città secondo giustizia e conformemente allo statuto. La concessione papale era a titolo oneroso e comportava il pagamento di un censo annuo di 150 fiorini.



Caratteristiche del sistema di governo:

Prima della concessione del vicariato in temporalibus i Cima occuparono sistematicamente tutti i più importanti spazi istituzionali. Al vertice del comune, nella carica di podestà risulta attestato per molti anni Antonio di Pietro Cima, del ramo di Staffolo, che probabilmente ricoprì la podesteria ininterrottamente per molti anni, dal 1380 al 1395.

Nel 1395 Benuttino promulgò nuovi statuti per la comunità di Cingoli a nome della Sede apostolica, pubblicamente letti dal podestà Antonio di Pietro Cima dinanzi al consiglio cittadino alla presenza dei cinque Priori del Comune.


Sistemi di alleanza:

Il C., come molti signori marchigiani, si alleò alla Repubblica di Firenze nella guerra degli Otto Santi, militando sotto il comando di Bartolomeo Smeducci di San Severino (vedi scheda Bartolomeo Smeducci). La scelta di Benuttino gli costò nel 1376 la scomunica, da parte del vescovo di Osimo, e il conseguente interdetto a Cingoli per averne accettato di fatto la signoria. Il perdono papale venne concesso in seguito alla pace di Sarzana (1378): ne seguì la revoca dell’interdetto su Cingoli e il reintegro nel governo della terra.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Nel 1400 il C. fu nominato da Bonifacio IX senatore di Roma, ove confermò gli statuti delle Arti. Morì a Roma, ove è sepolto nella chiesa di S. Maria d’Aracoeli.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Anfelisia, figlia di Benuttino, fu nominata nel 1395 badessa del potente monastero di S. Caterina di Cingoli. Il papa donò in occasione della nomina alcune reliquie, tra cui una croce argentea.


Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Morte, nel 1400.


Principali risorse documentarie:

Esigui gli atti relativi ai Cima conservati nell’Archivio comunale di Cingoli: occorre dunque ricorrere alla documentazione pontificia edita, con il limite di illustrare eminentemente la sfera politica regionale.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: A. Theiner, Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, Roma 1861-1862; L. Colini Baldeschi, Statuti del comune di Cingoli, secoli XIV, XV, XVI, 2 voll., Cingoli 1904.

Studi: E. Colini Baldeschi, Comuni, signorie e vicariati nella Marca d'Ancona, in Atti e memorie della deputazione di Storia patria per le Marche, ser. IV, II (1925), pp. 1-52; C. E. Bernardi, Podestà e giudici di Cingoli in serie cronologica, in Studia picena, XVIII (1948), pp. 11-34; A. Esch, Bonifaz IX und der Kirchenstaat, Roma 1969 (Bibliotek der Deutsche Institut in Rom 29); G. Gatella, Cingoli nelle sue pergamene, in Cingoli dalle origini al secolo XVI, pp. 307-360; P. Cartechini, Aspetti della legislazione statutaria cingolana, in Cingoli dalle origini al secolo XVI, pp. 361-424; Cingoli dalle origini al secolo XVI: contributi e ricerche, Atti del XIX Convegno di Studi maceratesi (Cingoli, 15-16 ottobre 1983), in Studi maceratesi, 19 (1983); M. Franceschini, Cima, Benuttino, DBI, XXV, pp. 519-520; P. L. Falaschi, Intorno al vicariato apostolico “in temporalibus”, in Istituzioni e società nelle Marche (secc. XIV-XV), Atti del Convegno (Ancona-Camerino, 1-3 ottobre 1998) [= “Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche” 103 (1998)], Ancona 2000, pp. 157-197.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: