di:
Francesco Pirani
Seconda metà XIV secolo - 1422 o 1423.
Formalmente dal 1393, insieme al padre e al figlio Giambattista, poi da solo dall’anno 1407, fino al 1422 o 1423, anno della sua morte; la dominazione di Giovanni fu intervallata da brevi periodi di occupazione di Cingoli da parte di Braccio Fortebracci (vedi voce “sistemi di alleanza”).
La terra di Cingoli (diocesi di Osimo) e il territorio da questa controllato, esteso su una dozzina di piccoli castelli.
Vicario in temporalibus di Cingoli perla Chiesa.
Per successione pater lineare.
Il C. fu nominato nel dicembre 1403 da Bonifacio IX vicario in temporalibus di Cingoli per diciotto anni alle stesse condizioni della concessione papale fatta al padre, a Giovanni stesso e al figlio Giambattista dieci anni prima: essa prevedeva la facoltà di eleggere il podestà e i giudici del comune, di amministrare le rendite della camera Apostolica a patto di non esigere nuove contribuzioni senza il consenso della città e di non alienare beni e diritti della Chiesa; il papa concedeva inoltre la facoltà di promulgare nuovi statuti. Da parte loro i Cima si impegnavano al mantenimento delle fortificazioni cittadine a proprie spese e a non edificare nuove strutture difensive senza il consenso del papa; erano inoltre obbligati a partecipare alle sedute del parlamento provinciale e agli impegni militari, governando al contempo la città secondo giustizia e conformemente allo statuto. La concessione papale era naturalmente a titolo oneroso e comportava il pagamento di un censo annuo di 150 fiorini. Il vicariato a Giovanni fu nuovamente confermato nel 1419 da Martino V.
Nel 1407 l’intera Marca fu teatro degli scontri militari fra papa Gregorio XII e Ludovico Migliorati, nipote di Innocenzo VII, che non intendeva accettare la rimozione dalla carica di rettore provinciale disposta dal nuovo papa, succeduto allo zio: si erano schierati dalla parte del Migliorati Ladislao di Durazzo, accanto ai Malatesta di Rimini e agli Smeducci di San Severino, mentre militavano dalla parte del papa Braccio Fortebracci da Montone e i da Varano di Camerino. In questa trama di alleanze, il C. svolse l’azione di mediatore e riuscì ad allontanare la minaccia militare dal territorio cingolano. Infatti, poiché Braccio aveva sottratto Apiro all’autorità degli Smeducci, Giovanni, consapevole delle necessità finanziarie in cui versava il condottiero umbro, decise di proporgli l’offerta di 5000 fiorini per il passaggio di Apiro al territorio cingolano. Braccio accettò dapprima la proposta, ma allorché si accorse che il C. aveva assoldato una milizia di 600 fanti per garantirsi da eventuali suoi colpi di mano, nel marzo 1408 decise di entrare in armi nel territorio cingolano: nella battaglia che ne seguì l’esercito di Cingoli, composto secondo le cronache da 2000 fanti e 700 cavalieri, venne sconfitto dai bracceschi, e il condottiero perugino poté entrare in città e imporre come governatore il cugino Anselmo di Montemilino. La presenza braccesca fu di brevissima durata, dal momento che con il repentino mutare dello scacchiere delle alleanze venne presto raggiunto un accordo fra il Fortebracci e il C., il quale poté rientrare a Cingoli ed assumerne nuovamente la guida.
Il C. fu eletto senatore di Roma nel 1407 su nomina i Gregorio XII.
La morte di Giovanni, nel 1422 o 1423, segnò la fine della signoria dei Cima. Cingoli rientrò nelle terre immediate subiectae alla Chiesa, e seguì una damnatio memoriae ai danni dei Cima: alla cassazione di tutte le condanne pronunciate nella curia provinciale ai danni di cittadini cingolani si escludevano infatti quelle emesse nei confronti di esponenti della famiglia signorile. Infine si affermava a chiare note che i Cima furono sempre causa di rovina e di distruzione per Cingoli, proibendo a qualsiasi erede della famiglia di far ritorno in città.
Esigui gli atti relativi ai Cima conservati nell’archivio comunale di Cingoli: occorre dunque ricorrere alla documentazione pontificia edita, con il limite di illustrare eminentemente la sfera politica regionale.
Fonti: A. Theiner, Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, Roma 1861-1862; L. Colini Baldeschi, Statuti del comune di Cingoli, secoli XIV, XV, XVI, Cingoli 1904.
Studi: E. Colini Baldeschi, Comuni, signorie e vicariati nella Marca d'Ancona, in Atti e memorie della deputazione di Storia patria per le Marche, ser. IV, II (1925), pp. 1-52; C. E. Bernardi, Podestà e giudici di Cingoli in serie cronologica, in Studia picena, XVIII (1948), pp. 11-34; A. Esch, Bonifaz IX und der Kirchenstaat, Roma 1969 (Bibliotek der Deutsche Institut in Rom 29); G. Gatella, Cingoli nelle sue pergamene, in Cingoli dalle origini al secolo XVI, pp. 307-360; Cingoli dalle origini al secolo XVI: contributi e ricerche, Atti del XIX Convegno di Studi maceratesi (Cingoli, 15-16 ottobre 1983), in Studi maceratesi, 19 (1983); M. Franceschini, Cima, Giovanni, DBI, XXV, pp. 523-524; P. L. Falaschi, Intorno al vicariato apostolico “in temporalibus”, in Istituzioni e società nelle Marche (secc. XIV-XV), Atti del Convegno (Ancona-Camerino, 1-3 ottobre 1998) [= “Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche” 103 (1998)], Ancona 2000, pp. 157-197.