di:
Gabriele Taddei
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Vedi scheda famigliare.
Vedi scheda famigliare. G. era figlio di Iacopo di Iacopo.
Difensore e conservatore della terra di Montepulciano, assieme al biscugino Giovanni di Niccolò, prima per un anno e poi a vita.
Dopo l’estromissione di Niccolò Del Pecora da parte del cugino Iacopo e l’assasinio di questo in occasione dei torbidi scoppiati a Montepulciano nel 1364, gli esponenti della casa Del Pecora dovettero abbastanza rapidamente riconquistare in seno alla comunità un sensibile primato. Già nel dicembre 1380 infatti il Consiglio Generale del Comune aveva attribuito a G. ed al suo biscugino Giovanni di Niccolò pienissima autorità e balia per la difesa e la conservazione della terra di Montepulciano.
Furono gli stessi organismi comunali a legittimare G. e Giovanni di Niccolò tributando loro una speciale balia.
Allo stato attuale degli studi non è possibile delineare analiticamente le modalità con le quale i due diarchi gestirono il loro potere. Certo è che con un mese di anticipo rispetto al naturale termine della balia annuale, il 23 novembre 1381 tale autorità venne prorogata e resa vitalizia.
Venuta meno la capacità del Comune di Perugia di contendere a quello di Siena l’egemonia sulla Val di Chiana e le aree limitrofe, G. e Giovanni di Niccolò si orientarono a mantenere buone relazioni con la città della Balzana. Nell’aprile 1385, ridefinendo i patti di sottomissione del castello, dopo aver imposto a quello un censo annuo e l’obbligo di reclutare podestà senesi, il Comune cittadino si impegnò a difendere gli abitanti di Montepulciano e l’autorità di G. e Giovanni dichiarati uomini benemeriti della patria.
Dopo aver a lungo mantenuto tra loro buone relazioni G. e Giovanni di Niccolò vennero in attrito. Nel 1387, contando il secondo sull’appoggio della maggioranza degli abitanti di Montepulciano, G. ed i suoi sostenitori furono cacciati. G. si rivolse allora ai Senesi per essere reintegrato nella sua originaria autorità. Respingendo gli ambasciatori inviati dalla città della Balzana, Giovanni dette avviò ad una dura contrapposizione che terminò solo grazie ad un arbitrato fiorentino siglato nell’ottobre di quell’anno. Il lodo, pur riconoscendo l’accomandigia senese sul centro valdorciano, confermava il bando di G. e dei suoi più vicini sostenitori.
S. Benci, Storia della città di Montepulciano, Firenze 1641 [rist. anast. 1968], pp. 49-56; I. Calabresi, Montepulciano nel Trecento. Contributi per la storia giuridica e istituzionale, Siena, Consorzio universitario della Toscana meridionale, 1987, p. 44, 94P. Cammarosano – V. Passeri, Città borghi e castelli dell’area senese – grossetana. Repertorio delle strutture fortificate dal medioevo alla caduta della Repubblica senese, Siena, Amministrazione Provinciale di Siena, 1984, p. 102; E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, III, Firenze, 1839, pp. 472-474; G. Tommasi , Dell’historie di Siena, vol. I, Siena, 2002, p. 191.