di:
Giovanni Ciccaglioni
1329 circa-1347
Vedi scheda famigliare.
Vedi scheda famigliare. Ranieri era figlio del conte Bonifazio, signore della città tra il 1329 e il 1340.
Capitaneus generalis masnade et custodie pisane civitatis et comitatus, 28 agosto 1341-1347.
Bonifazio di Donoratico morì nel dicembre del 1340, secondo le cronache la successione di Ranieri novello, che allora aveva circa undici anni, fu un evento scontato, agevolato dal’ascendente che il padre Bonifazio aveva esercitato sui Pisani. Si ha l’impressione, perciò, che il passaggio di consegne sia avvenuto per una sorta di successione ereditaria diretta. Le stesse cronache però non indicano alcun estremo cronologico, né offrono alcun particolare per capire se tutto ciò avvenne attraverso una qualche sanzione istituzionale, come il conferimento a Ranieri delle cariche che in precedenza aveva ricoperto il padre. La prima menzione del titolo di capitaneus generalis masnade et custodie pisane civitatis et comitatus, risale al 12 agosto 1341, all’interno del trattato di alleanza che il Comune di Pisa stipulò coll’allora signore di Milano Luchino Visconti. Due settimane più tardi, le autorità riempirono di contenuto quel titolo mediante uno strumento di elezione che, seppur mutilo, è giunto sino a noi.
Nel facilitare la successione del figlio al padre, svolse un ruolo decisivo Tinuccio Della Rocca, balio del conte nelle parole dei cronisti, tutor et consiliarius nei documenti pubblici nei quali il suo nome viene associato a quello di Ranieri.
Nel 1344 il Comune di Pisa fu a un passo dall’ottenere un vicariato apostolico vacante imperio per Ranieri novello, della durata di cinque anni. Tra luglio e novembre di quell’anno, infatti, Anziani e sapientes avviarono una trattativa con la curia di Clemente VI per ottenere da quest’ultimo la protezione sulla città, impegnata in un conflitto con Luchino Visconti, signore di Milano. In tale contesto, gli ambasciatori pisani ad Avignone chiesero al papa il conferimento del vicariato, prima per gli Anziani del «popolo» e in subordine per il giovane conte. La trattativa era ormai giunta quasi al termine quando lo stesso Clemente VI rifiutò la concessione e più in generale qualunque forma di protezione nei confronti di Pisa. Il papa motivò tale scelta sostenendo che da un simile impegno sarebbero derivati al papato più problemi che vantaggi.
Nei sette anni di dominio di Ranieri non si registrano mutamenti significativi nella prassi di governo rispetto a quella in voga al tempo del padre Bonifazio. Anche Ranieri novello, come il padre fu investito della facoltà di nominare numerosi ufficiali, cittadini e forestieri, in condominio con Anziani e sapientes. In politica estera tuttavia, ampi margini di azione spettarono, soprattutto nei primi anni di dominio, a Tinuccio Della Rocca, nominato nell’agosto del 1341 sindicus et procurator et nuntius specialis del Comune, con il compito di stipulare trattati e alleanze per conto della città.
Nel 1341 il comune di Pisa stipulò trattati di alleanza con i Visconti signori di Milano, con i Gonzaga di Mantova e i Da Correggio di Parma, in funzione antifiorentina. Tali mosse diplomatiche precedettero l’avvio del vero e proprio conflitto con Firenze che ebbe come posta in gioco Lucca. Quest’ultima venne conquistata dai Pisani nel luglio del 1342. Appena due anni dopo, Luchino Visconti da alleato si trasformò in antagonista di Pisa, essendo sorte delle dispute per il controllo dell’episcopato di Luni rivendicato da alcuni familiari dei dinasti milanesi.
Dal 5 ottobre 1342 egli fu eletto protettore, governatore e difensore di Lucca.
Nel 1343 il comune di Pisa ottenne da papa Clemente VI la bolla con la quale si istituiva lo studium generale.
Secondo quanto riportano le cronache locali, intorno al giovane Ranieri si riunì tutta la città, impressionata dal ricordo del padre. Il ruolo di collante e fattore di unificazione del conte durò poco, a causa del protagonismo di colui il quale era stato incaricato di agire per suo conto, Tinuccio Della Rocca. Già a all’indomani della conquista di Lucca, ma soprattutto a partire dal 1344 al tempo del conflitto con Milano, il consenso nei confronti di Ranieri e Tinuccio iniziò a venir meno. Le ostilità di parte della popolazione spinsero a rafforzare, secondo i cronisti, la scorta che accompagnava i due nei loro spostamenti in città. L’affievolirsi dell’entusiasmo per Ranieri non sfociò mai in congiure o aperte rivolte, come invece era accaduto al tempo di Gherardo, Ranieri e Bonifazio di Donoratico. E tuttavia, appena sei mesi dopo la morte di Ranieri novello, secondo le efficaci parole di un cronista «si scopersono le parti in Pisa tra li cittadini». La repentina comparsa di due gruppi antagonisti già ben formati e strutturati (cfr. scheda Gambacorta, Andrea) lascia pensare che essi si fossero formati nel pieno del settennio di governo di Ranieri novello e Tinuccio Della Rocca.
Non appena egli succedette al padre, secondo la Cronica di Pisa, p. 106 :«[..] lli citadini incomincionno a ffare grande la signoria del ditto conte Ranieri, e ogni bene fare e a onorare e dare parte a ogni buono cittadino , e a ffare qullo che fusse bene pacie e riposo di tutt’ i cittadini di Pisa e de’ suoi seguaci e amici».
Morte. Data la giovane età di Ranieri, poco più di diciotto anni, i cronisti avanzarono il sospetto che egli fosse stato avvelenato.
Archivio di Stato di Lucca, Fondo Anziani Avanti la Libertà, 18; Archivio di Stato di Pisa, Comune, Divisione A, 29, 31, 54-55, 74, 107-112, 197.
Fonti: N. Cianelli, Memorie e documenti per servire all’istoria del principato Lucchese, 1, Lucca 1813; Statuti inediti della città di Pisa dal XII al XIV secolo, a c. di F. Bonaini, 3 voll. ,Firenze 1854.-1870; Ranieri Sardo, Cronaca di Pisa, a c. di O. Banti, Roma 1963; I Brevi del Comune e del Popolo di Pisa dell’anno 1287, a c. di A. Ghignoli, Roma 1998 (Fonti per la storia dell’Italia medievale, Antiquitates, 11); Cronica di Pisa. Dal ms. Roncioni 338 dell’Archivio di Stato di Pisa. Edizione e commento, a cura di C. Iannella, Roma 2005 (Fonti per la storia dell’Italia medievale, Antiquitates, 22).
Studi: G. Rossi Sabatini, Pisa al tempo dei Donoratico (1316-1347). Studio sulla crisi costituzionale del Comune, Firenze 1938; C. E. Meek, The Commune of Lucca under Pisan rule, 1342-1369, Cambridge Mass. 1980; M. L. Ceccarelli, Della Gherardesca Ranieri Novello, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. XXXVII; Ead., Nobiltà territoriale e Comune: i conti della Gherardesca e la città di Pisa (secoli XI-XIII), in, Medioevo pisano. Chiesa, famiglie, territorio, Pisa 2005, pp. 163-258, (già in Progetti e dinamiche nella società comunale italiana, a. c. di R. Bordone, G. Sergi, Napoli 1995, pp. 31-100; M. Tangheroni, Politica, commercio e agricoltura a Pisa nel Trecento, Pisa 2002, (1ª ed. 1973); A. Poloni, Trasformazioni della società e mutamenti delle forme politiche in un Comune italiano: il Popolo a Pisa (1220-1330), Pisa 2004; G. Ciccaglioni, Conservator boni et pacifici status. Alcune osservazioni sugli equilibri politico istituzionali a Pisa nel Trecento, in C. Iannella (ed.). Per Marco Tangheroni. Studi su Pisa e sul Mediterraneo medievale offerti dai suoi ultimi allievi. Pisa 2005.