di:
Francesco Bianchi
1286/1288-1349?
1321-1323
Bergamo
Vedi scheda famiglia della Scala. Federico era figlio di Alberto detto Piccardo e Margherita Pallavicino; il Piccardo era a sua volta nipote dello zio Alberto della Scala, primo signore scaligero di Verona.
Podestà e signore generale di Bergamo (1321), director rei publicae Pergamensis (1322), dominus generalis civitatis et districti Pergami (1323).
La presenza di Federico della Scala a Bergamo va ricondotta ai rapporti di amicizia tra i Visconti e gli Scaligeri, e all’appartenenza della città allo schieramento ghibellino. Federico, infatti, non si affermò a Bergamo per iniziativa personale e il suo arrivo dev’essere inquadrato nell’ambito degli scambi di personale politico e militare tra città alleate.
Nel 1322 l’Arengo di Bergamo concesse a Federico l’arbitrium e il merum et mixtum imperium.
La brevità dell’esperienza bergamasca di Federico e le modalità dell’insediamento hanno indotto a definire questo reggimento come una fra le «forme maldefinite e per così dire titubanti di signoria, ossia più che di signoria vera e propria, di ingrandimenti della podesteria e del capitanato del popolo» (Belotti, Storia di Bergamo, p. 89). Non si esclude che l’arbitrium e il merum et mixtum imperium riconosciuti a Federico fossero un tentativo di rafforzarne più l’autorità di giudice che di signore, in una città che, nel 1322, il vescovo locale Cipriano Alessandri aveva definito seditiosa e turbata dalle lotte di partito. Così si spiegherebbe anche la presenza di alcuni importanti uomini di legge al seguito di Federico, il cui incarico non sembra dissimile a quello ricevuto pochi anni prima a Modena, dove si era recato in veste di podestà per favorire la pacificazione interna tra fazioni avverse. Non va nemmeno trascurata la possibilità che la funzione di mediatore riconosciuta a Federico potesse dipendere anche da una non trascurabile preparazione giuridica, come indicato da alcune fonti, pur in assenza di documentazione certa.
Non è possibile individuare una rete di alleanze autonomamente costruita da Federico, la cui collocazione sullo scenario politico-militare dell’Italia padana dipendeva dalle scelte del ben più potente Cangrande, di cui era stretto collaboratore. Lo stesso matrimonio di Federico con Imperatrice di Corrado d’Antiochia, avvenuto in anno ignoto, rientra nelle strategie relazionali tipiche della casata scaligera.
Podestà di Verona tra il 1312 e il 1314; podestà e vicevicarius di Vicenza nel 1312 e nel 1313; podestà di Modena tra il 1317 e il 1318, vicario imperiale, per conto di Ludovico il Bavaro, a Savona, Noli, Albenga e Diano, tra il 1327 e il 1328.
Nel testamento del 1339, rogato in esilio a Trento, emerge una particolare devozione di Federico per gli ordini mendicanti e specialmente per quello francescano, come pare indicare il lascito per l’edificazione di un altare dedicato a Santa Chiara nella chiesa veronese di Santa Maria Antica.
Nel 1325 Federico fu esiliato da Verona, in seguito ad uno scontro (sembra solo verbale) con i figli di Alboino della Scala – Alberto (II) e Mastino (II) – circa la successione a Cangrande, in quel tempo malato. Si concluse così la collaborazione con la signoria scaligera, ma non l’esperienza politica di Federico.
Vedi scheda famiglia della Scala.
Per un primo approccio si rimanda alla voce Della Scala, Federico, a cura di G. M. Varanini, in DBI, 37 (1989), pp. 416-420 (con dettagliato elenco delle fonti e della bibliografia di riferimento) e B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, Bergamo 1959, II, pp. 89-90, 220. Vedi poi la bibliografia generale sotto la scheda dedicata alla famiglia della Scala.