di:
Francesco Bianchi
?-1277
1259-1277
Vedi scheda famiglia della Scala. La città capitale è Verona.
Vedi scheda famiglia della Scala. Mastino era figlio primogenito di Iacopino della Scala e fratello di Alberto, primo signore riconosciuto di Verona. Gli altri due fratelli noti di Mastino, oltre ad Alberto, erano Federico detto Bocca († 1269) e Guido, vescovo di Verona.
Potestas communis nel gennaio 1259; potestas populi Verone o potestas populi comunis Verone nel novembre-dicembre 1259; probabilmente capitano del Popolo tra il 1262 e il 1263; podestà della Domus mercatorum nel quadriennio 1262-1265, ma forse continuativamente fino al 1270, quando questo ufficio fu rilevato dal fratello Alberto; podestà di Pavia nel 1268.
Mastino esercitò il potere attraverso i tradizionali canali di accesso alle cariche municipali o corporative.
Le funzioni pubbliche ricoperte da Mastino a Verona furono tutte concesse e riconosciute dalle magistrature comunali della città; fu podestà di Pavia per decreto dell’imperatore Corradino di Svevia (1268).
Nel caso di Mastino della Scala non è possibile parlare in termini di signoria giuridicamente fondata, ma piuttosto di cripto-signoria o signoria di fatto. Mastino, infatti, non assunse mai titoli signorili e la sua azione politica rimase sempre formalmente confinata nell’alveo delle istituzioni comunali di Verona, sebbene sia innegabile una sua duratura preminenza in seno alla società cittadina, tale da spianare la strada al successivo avvento del fratello Alberto, che nel 1277 diventerà il primo signore scaligero della città. Il ruolo di Mastino all’interno del reggimento comunale di Verona è testimoniato da pochi ma significativi riscontri documentari, non solo durante l’esercizio di funzioni pubbliche, ma anche nei periodi in cui non ricoprì incarichi ufficiali (ad es. come testimone di importanti accordi). Di sicuro l’autorevolezza e l’influenza di Mastino nella vita politica veronese dell’epoca trovarono un valido sostegno negli stretti legami tra i della Scala e la Domus mercatorum, organismo corporativo che controllava le attività economiche cittadine e condizionava il governo del comune popolare.
All’indomani della scomparsa di Ezzelino III da Romano (1259), a Verona si affermò un comune di Popolo, ma il rientro dei fuoriusciti antiezzeliniani contribuì anche alla ripresa delle lotte fazionarie, cui si aggiunsero i conflitti con altre città dell’area padano-veneta. In questo contesto Mastino agì da protagonista sulla scena politica e militare, sia per rafforzare il regime comunale sostenuto dalle arti, contrastando le fazioni avverse, sia per consolidare la posizione di Verona nel contado e nel più ampio panorama geopolitico dell’Italia settentrionale, in contrapposizione alle città concorrenti. Più concretamente, egli appoggiò la discesa in Italia dell’imperatore Corradino di Svevia (che fu a Verona nel 1267) e, nel 1271, ottenne insieme ai fratelli il controllo della rocca di Peschiera, con facoltà di rinforzarne e ampliarne le fortificazioni, in deroga alla tradizione statutaria veronese.
I rapporti di Mastino della Scala con forze esterne a Verona si adeguarono agli orientamenti diplomatico-militari del centro atesino e al suo coinvolgimento nello schieramento ghibellino. Particolarmente importante fu l’intesa raggiunta nel 1272 con i Bonacolsi, signori di fatto di Mantova: in questa occasione Mastino e Pinamonte Bonacolsi furono designati per definire certe questioni rimaste irrisolte nei rapporti fra le due città; in seguito tale alleanza fu consolidata dallo scambio di podesterie, con il coinvolgimento di membri e collaboratori delle due preminenti casate. Né mancarono relazioni privilegiate di Mastino (poi conservate dai successori scaligeri) con i Castelbarco e il conte Mainardo II di Tirolo-Carinzia, preziosi alleati per assicurare a Verona la tutela dei confini settentrionali e degli interessi commerciali lungo il corso dell’Adige.
Podestà di Pavia nel 1268
L’elezione vescovile di Guido (1268), fratello di Mastino, e le investiture di beni episcopali a favore di Mastino stesso (1277), del fratello Alberto e dei nipoti rivelano il precoce interesse dei della Scala per il controllo delle istituzioni ecclesiastiche veronesi e dei loro patrimoni, un aspetto decisivo nel processo di affermazione signorile di questa famiglia.
La partecipazione attiva di Mastino della Scala alle vicende del comune veronese risentì ovviamente dei contrasti provocati dalle lotte intestine tra fazioni avverse e condusse all’uccisione dello scaligero per mano di oppositori politici, tra i quali è possibile individuare anche esponenti dell’élite di governo e non solo membri di famiglie aristocratiche escluse dal potere.
Uccisione di Mastino della Scala durante una congiura (1277).
Vedi scheda famiglia della Scala
Per un primo approccio si rimanda alla voce Della Scala, Mastino, a cura di G. M. Varanini, in DBI, 37 (1989), pp. 439-444 (con dettagliato elenco delle fonti e della bibliografia di riferimento). Vedi poi la bibliografia generale sotto la scheda dedicata alla famiglia della Scala.