di:
Paolo Grillo
Inizi XIII secolo-16 agosto 1278
dicembre 1265-gennaio 1277
Milano, Como, Lodi, Bergamo, Brescia, Novara, Alessandria, Vercelli
Vedi scheda familiare
Fu anziano perpetuo della Credenza di Sant’Ambrogio a Milano e podestà pluriennale o perpetuo negli altri comuni. Nei trattati sovracittadini usò titoli più altisonanti, non attestati nella documentazione milanese, quali “signore perpetuo del popolo di Milano” (1266) e “Pretore perpetuo e rettore del popolo” (1267). In nessun documento risulta aver usato il titolo di vicario imperiale, di cui pure disponeva dal 1275.
Alla morte del cugino Filippo della Torre, Napoleone ne ereditò titolo e poteri.
Contrariamente al caso di Filippo, non risultano legittimazioni dal basso alla successione al potere da parte di Napoleone. Egli sembra aver assunto il titolo di anziano perpetuo semplicemente per eredità, senza atti formali da parte del consiglio del comune o della Credenza di Sant’Ambrogio. Nel 1275 egli ottenne il vicariato imperiale su Milano da Rodolfo d’Asburgo.
Come Martino e Filippo, Napoleone a Milano ebbe il titolo di “anziano perpetuo della Credenza di Sant’Ambrogio”, ossia della società di popolo, e fungeva da punto di riferimento finale del complesso sistema multipolare di consigli (del comune, del popolo, dei sapienti di popolo, dei consoli delle società) che caratterizzava la città. Nel 1272 si ebbe un tentativo di razionalizzazione del potere, espressa nella nuova formula di giuramento del podestà, il quale si impegnava a obbedire a tutti i precetti della Credenza di Sant’Ambrogio e a quelli personali di Napoleone, prima ancora che a quelli del consiglio comunale. Napoleone tentò comunque di affermare il proprio potere in forme autocratiche svincolandosi dalla Credenza, in particolare grazie al vicariato imperiale ottenuto nel 1275 e allo sviluppo di relazioni diplomatiche con le grandi corti europee, soprattutto quella angioina e quella francese. Napoleone perseguì comunque una politica che rispondeva almeno ad alcune delle richieste del Popolo milanese: si ebbero rilevanti provvedimenti volti a garantire l’ordine pubblico, in particolare reprimendo le violenze magnatizie e nobiliari (1272) e importanti trattati commerciali con Venezia (1268), i comuni delle valli svizzere (1269) e il vescovo di Sion (1271), volti a facilitare l’esportazione delle merci milanesi. A causa delle ripetute guerre e delle ambizioni egemoniche della famiglia vi furono però anche una recrudescenza nella repressione dell’opposizione politica e nell’uso del bando per malesardia, nonché un forte aumento della pressione fiscale.
Se a Milano i della Torre governarono comunque in dialogo con il Popolo, nelle altre città dominate essi agirono in maniera più arbitraria, favorendo piuttosto le loro clientele locali. Nel processo di dinastizzazione in corso, mentre Napoleone ebbe il governo anche di Como, Lodi, Bergamo e Vercelli, in quanto podestà pluriennale o perpetuo, Brescia, Alessandria e Novara furono affidate al fratello Francesco. Tutte queste città vennero governate tramite vicari, che di fatto rappresentavano dei rettori direttamente nominati dai della Torre.
Nel 1266 Napoleone appoggiò i guelfi e la discesa di Carlo d’Angiò in Italia, ma le contese per il controllo di Brescia e di Alessandria portarono nel 1268 a un raffreddamento dei rapporti, sfociato nel mancato contrasto milanese alla discesa di Corradino di Svevia. Le due parti si riavvicinarono nel 1273, quando fu stipulato un nuovo trattato di alleanza, che le legò fino alla fine dei rispettivi domini. Napoleone divenne anche vassallo di Carlo, da cui ottenne la contea di Venafro.
Napoleone era stato podestà di Piacenza nel 1260.
Napoleone mantenne un atteggiamento ostile nei confronti dell’arcivescovo Ottone Visconti, che rimase in esilio fino alla definitiva sconfitta torriana e fu in conflitto con diversi enti ecclesiastici, dal convento delle damianite di Sant’Apollinare al monastero benedettino di San Vittore di Meda, i quali, dopo la fine del suo regime, ebbero a lamentarsi delle spoliazioni e delle usurpazioni subite. È possibile che, come i suoi predecessori, Napoleone sia stato in buoni rapporti con i cistercensi di Chiaravalle, che durante il suo dominio continuarono a ricoprire l’importante incarico di canevari del comune.
Napoleone e Francesco della Torre introdussero a Milano forme e comportamenti nuovi, di matrice cavalleresca, facendo organizzare tornei e ludi equestri, nell’ambito di una politica volta a fondare il loro dominio su valori di matrice aristocratica e transalpina.
La politica personale e dinastica di Napoleone finì con l’erodere il consenso attorno alla famiglia. Fra il 1274 e il 1275 molti dei nobili rimasti in città furono banditi e andarono a rinforzare le file degli esuli capitanati da Ottone Visconti. La pesante pressione fiscale necessaria a pagare le spese belliche negli ultimi anni di dominio alienò ai della Torre anche l’appoggio popolare, dato che le responsabilità del mancati pagamenti andarono a gravare soprattutto sugli “anziani delle parrocchie”, i magistrati locali che rappresentavano l’ossatura del partito di Popolo. Anche nelle città soggette, come Vercelli o Como, il consenso al partito torriano andò deteriorandosi, tanto che questi centri nel 1276 aprirono senza resistenza le porte a Ottone e agli altri fuoriusciti.
Dal 1275 una decisa offensiva ghibellina, capitanata da Guglielmo VII di Monferrato appoggiato da contingenti ghibellini, alla quale parteciparono anche i fuoriusciti guidati da Ottone Visconti, mise alle corde il dominio torriano. Nel 1276 si sottrassero ai della Torre Vercelli, Novara e infine Como. Da quest’ultima città mosse nel gennaio del 1277 Ottone Visconti per l’offensiva che portò alla battaglia di Desio (27 gennaio 1277) e alla definitiva sconfitta torriana. Napoleone, preso prigioniero dai comaschi, morì in carcere il 16 agosto 1278.
Galvanei Flamme Manipulus florum sive historia Mediolanensium, a cura di L.A. Muratori, RIS, XI, Mediolani 1727, coll. 686-687; B. Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, I, Torino 1977, Gli Atti del Comune di Milano nel secolo XIII, II, (1251-1276), a cura di M.F. Baroni, R. Perelli Cippo, Alessandria 1984; A Grossi, L’alleanza del 1273 tra Carlo D’Angiò e i Della Torre di Milano: un documento sconosciuto, in Studi in memoria di Giorgio Costamagna, a cura di D. Puncuh, I, “Atti della società ligure di Storia patria”, CXVII (2003), pp. 483-524. Anche per la bibliografia precedente: G. L. Fantoni, Della Torre Napoleone, in DBI, 37, Roma 1989, pp. 621-625; P. Grillo, Milano in età comunale, 1183-1276. Istituzioni, società, economia, Spoleto 2001, pp. 500-508; Id., Un’egemonia sovracittadina: la famiglia della Torre e le città lombarde (1259-1277), in “Rivista storica italiana”, CXX (2008), pp. 694-730.