Della Tosa, Rosso


di:
Estremi anagrafici:

1234-1308



Durata cronologica della dominazione:

1304 circa – 1308



Espansione territoriale della dominazione:
Origine e profilo della famiglia:

Membri della potente consorteria dei Visdomini, detentori fin dal XI secolo del titolo di vicedomini del Vescovo fiorentino, i Della Tosa si divisero dal ramo originario della famiglia nel corso della prima metà del XII secolo, cognominandosi da una Tosa di Migliorello che sposò uno dei principali esponenti del lignaggio. Impegnati in attività di tipo creditizio, membri di spicco della militia cittadina e legati in epoca consolare al blocco che faceva capo ai Fifanti, aderirono in seguito allo schieramento guelfo, svolgendo un ruolo di primissimo piano all’interno della Parte Guelfa fiorentina (furono fra le famiglie più colpite durante il periodo di predominio ghibellino degli anni sessanta del Duecento). Fautori di Carlo d’Angiò e di un guelfismo ideologicamente ‘intransigente’, e ostracizzati dal Popolo che li inserì fra i magnati, furono quindi fra i principali animatori della Parte Nera. Alcuni esponenti della famiglia, tuttavia, proprio a causa del comportamento accentratore di Rosso, leader riconosciuto del lignaggio, aderirono allo schieramento bianco, operando una frattura all’interno del gruppo.


Titoli formali:

Modalità di accesso al potere:

Esponente di un lignaggio di antica tradizione cittadina, Rosso operò attivamente a vantaggio dello schieramento guelfo nel corso di tutta la sua lunga attività politica, divenendo infine il leader indiscusso, assieme a Corso Donati, della Parte Nera fiorentina (egemone in città dopo la discesa di Carlo di Valois nel 1302). Pur sottoposto, in quanto magnate, ai rigori della legislazione popolare, che gli impediva fra le altre cose di accedere al priorato, Rosso costruì un’efficace rete di relazioni che gli consentì di consolidare la propria posizione all’interno dell’élite cittadina. Ottenuto in particolare, secondo il Compagni, l’appoggio del popolo grasso, Rosso agì con decisione per assumere il controllo del governo, rompendo con Corso Donati e con gran parte del gruppo magnatizio (all’inizio del 1304 si verificarono alcuni importanti scontri di piazza). Pur senza ottenere alcuna sanzione ufficiale da parte del Comune, egli riuscì quindi a imporsi a capo della città.


Legittimazioni:

Caratteristiche del sistema di governo:

Dal punto di vista formale il dominio di Rosso non provocò ripercussioni significative sulla struttura istituzionale del Comune. Non si hanno neppure, per quegli anni, notizie di modifiche sostanziali all’impostazione ideologica del governo. Occorre anzi sottolineare come la politica di proscrizione antimagnatizia conobbe un ulteriore sviluppo, con la creazione dell’ufficio di Esecutore degli Ordinamenti di Giustizia. L’azione politica di Rosso si esplicò concretamente attraverso il controllo del vertice di governo cittadino, il priorato, che con l’inizio del nuovo secolo veniva acquisendo sempre maggiore centralità istituzionale. Tale controllo, secondo i cronisti, giunse fino all’imposizione diretta di un collegio priorale (insediato per di più di notte). Al di là del caso limite, tuttavia, il dominio di Rosso si esplicò sostanzialmente in maniera indiretta.


Sistemi di alleanza:

Durante il periodo di predominio di Rosso, Firenze mantenne inalterata la propria collocazione sullo scacchiere politico. Centro di riferimento per il guelfismo più ideologicamente intransigente, in seguito alla cacciata dei Bianchi, la città accentuò il proprio ruolo egemone all’interno della Toscana, rinsaldando ulteriormente il proprio legame con la casa d’Angiò.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Pur essendo il capo riconosciuto di uno dei principali lignaggi magnatizi, Rosso strinse saldi legami con le principali famiglie di popolani grassi, che a lui guardarono quale punto di riferimento politico nel fluido contesto della Firenze di primo Trecento. Anche per la sua scelta di accostarsi al Popolo, Rosso fu oggetto di cruda ostilità da parte di una larghissima fetta del gruppo magnatizio. Particolarmente aspro, dopo un lungo periodo di vicinanza politica e personale, fu il rapporto con Corso Donati, l’altra grande personalità dello schieramento nero. Anche all’interno del proprio gruppo familiare non mancarono i dissidi aperti (il Baschiera e altri parteggiarono per i Bianchi), conseguenza dell’atteggiamento accentratore di Rosso.


Giudizi dei contemporanei:

Personalità di rilievo non solo cittadino, il giudizio dei contemporanei su Rosso fu più ricco di ombre che di luci. Dino Compagni, che ne dipinse un ritratto penetrante, ne sottolineò le qualità personali e politiche (cavaliere di grande animo; e gran cittadino), ma soprattutto ne stigmatizzò la bramosia di potere (tutto ciò che facea e procurava nella città, era per avere la signoria a guisa de' signori di Lombardia. E molti guadagni lasciava, e molte paci facea, per avere gli animi degli uomini pronti a quello che egli desiderava) e la responsabilità diretta nelle discordie che infiammarono la città (principio della discordia de' Fiorentini, nimico del popolo, amico de' tiranni. Questi fu quello, che la intera Parte guelfa di Firenze divise e i Bianchi e' Neri; questi fu, che le discordie cittadinesche accese).


Fine della dominazione:

Morte di Rosso.


Principali risorse documentarie:

La risorsa fondamentale per le vicende del periodo di predominio di Rosso è costituita dalla Cronica di Dino Compagni. Ulteriori spunti provengono dalla lettura degli altri cronisti (Villani; Stefani; Strinati). Riferimenti all’attività pubblica di Rosso sono rintracciabili nei registri delle Provvisioni, conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze, e nei registri dei verbali consiliari pubblicati dal Gherardi e dal Barbadoro.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: D. Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi, a cura di I. Del Lungo, in Rerum Italicarum Scriptores, IX, parte II; Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, a cura di N. Rodolico, in Rerum Italicarum Scriptores, XXX, parte I; G. Villani, Nuova Cronica, a cura di G. Porta, Guanda, Parma, 1990-1991; S. Diacciati, Memorie di un magnate impenitente: Neri degli Strinati e la sua Cronichetta, «ASI», CLXVIII, 2010, pp. 89-144; Le Consulte della Repubblica fiorentina dall’anno MCCLXXX al MCCXCVIII, a cura di A. Gherardi, 2 voll., Sansoni, Firenze, 1896-1898; I consigli della repubblica fiorentina (1301-1315), a cura di B. Barbadoro, 2 voll., Zanichelli, Bologna 1921-1930 [rist. anast., Forni, Bologna 1970-1971].

Studi: R. Davidsohn, Storia di Firenze [1896-1908], 8 voll., Sansoni, Firenze 1956-1965; G. Salvemini, Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295 [1899], Einaudi, Torino, 1960; N. Ottokar, Il Comune di Firenze alla  fine del Dugento [1926], Einaudi, Torino, 1962; G. Masi, La struttura sociale delle fazioni politiche fiorentine ai tempi di Dante, «Giornale dantesco», XXXI, 1928, pp. 3-28; P. Parenti, Dagli Ordinamenti di giustizia alle lotte tra bianchi e neri, in Ead., S. Raveggi, M. Tarassi, D. Medici, Ghibellini, guelfi e popolo grasso. I detentori del potere politico a Firenze nella seconda metà del Dugento, La Nuova Italia, Firenze, 1978, pp. 239-326; M. Tarassi, Della Tosa, Rosso, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma; P. Gualtieri, Il Comune di Firenze tra Due e Trecento. Partecipazione politica e assetto istituzionale, Olschki, Firenze, 2009; E. Faini, Uomini e famiglie nella Firenze consolare, http://eprints.unifi.it/archive/00001977/01/11-Faini.pdf, pp. 44-45; S. Diacciati, Popolani e magnati. Società e politica nella Firenze del Duecento, CISAM, Spoleto, 2011.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: