Doria, Oberto


di:
Estremi anagrafici:

n. prima del 1230 - m. prima del 6 settembre 1306



Durata cronologica della dominazione:

Genova: 1270 - 1285



Espansione territoriale della dominazione:
Origine e profilo della famiglia:
Titoli formali:

Capitano del Comune e del Popolo.


Modalità di accesso al potere:

Giunse al potere, assieme a Oberto Spinola, in seguito ad una sollevazione popolare appoggiata dalle rispettive famiglie con armati reclutati nei loro feudi. Il pretesto per i tumulti fu la nomina del podestà di Ventimiglia, in realtà si trattò del punto di arrivo nella situazione di tensione politica e sociale cittadina, logorata da scontri decennali fra opposte fazioni ed esasperata dall’aumento repentino del prezzo del grano.


Legittimazioni:

I due Capitani ricevettero i pieni poteri della maggioranza del ceto popolare. La durata della carica non è chiara: sembra che in un primo momento sia stata a tempo indeterminato ma successivamente gli annalisti indicano la scadenza del 1288.


Caratteristiche del sistema di governo:

Oberto e il collega operarono di comune accordo, sulla base dell’alleanza stabilita tra le due famiglie e i populares, creando uno dei rari momenti di equilibrio interno che durò oltre quindici anni. Dal punto di vista istituzionale il loro governo si configurava come un momento di rottura: erano posti a capo di due organismi distinti (il Comune e il Popolo) e, almeno inizialmente, godettero di poteri assoluti, svincolati anche dagli statuti cittadini. Di fatto i poteri dei due Capitani erano meno ampi di quanto può sembrare: accanto a loro agiva ancora un podestà forestiero che si occupava della giustizia (ma in alcuni anni la sua carica rimase vacante), il Consiglio degli Anziani (presieduto dai Capitani stessi e composto da nobili e popolari) che rappresentava l’esecutivo e, dal 1276, l’Abbas populi con funzioni militari e giudiziarie nelle questioni che coinvolgevano i popolari; le Arti, che avevano trovato spazio con Guglielmo Boccanegra, erano del tutto assenti.


Sistemi di alleanza:

All’interno i due Capitani mantennero la fiducia del Popolo e dei ceti meno abbienti, ai quali offrirono possibilità di arricchimento grazie ad una politica di apertura ai commerci del Mediterraneo, garantendo contemporaneamente il costante approvigionamento dei cereali.

All’esterno cercarono il più possibile di mantenere la neutralità, pur avvicinandosi ad alleati ghibellini (come Pavia ed Asti) secondo il tradizionale orientamento delle loro famiglie. In questo modo nel 1276 fecero pace con Carlo d’Angiò, alleato con i guelfi genovesi fuoriusciti.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

A differenza del collega, che era stato uno dei protagonisti delle vicende politiche cittadine ben prima di giungere alla carica di Capitano, il D. si era dedicato prevalentemente all’attività mercantile nella società del padre Pietro. Benché membro di una famiglia strettamente legata alle istituzioni e nonostante la contiguità territoriale delle sue proprietà immobiliari e della sua stessa residenza con i luoghi del potere, egli fu soprattutto un mercante e un uomo di mare a cui veniva affidata la direzione di importanti operazioni militari nel Mediterraneo; in ambito politico, a quanto pare, si limitò ad occuparsi prima persona dell’approvazione degli accordi con gli uomini del castello di Santa Igia, primo nucleo dell’odierna Cagliari (1256) dopo aver preso parte ad alcune trattative condotte dai suoi parenti più stretti per conto del Comune genovese. Dopo avere abbandonato anzitempo la carica di Capitano fu impiegato dal Comune in incarichi soprattutto diplomatici.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Legato alla chiesa di famiglia dedicata a San Matteo, costruita ai primi del XII secolo da Martino Doria nella zona della Porta Orientale (dove si concentravano i possessi cittadini della famiglia) e ricostruita nel 1278. I Doria inoltre controllavano l’abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte, da cui dipendeva la chiesa di San Matteo e dove ancora oggi trovano spazio le sepolture di alcuni membri del lignaggio scomparsi fra XIII e XIV secolo.


Politica urbanistica e monumentale:

I diarchi favorirono il potenziamento e l’ampliamento delle strutture portuali. Nel 1283 l’operario dell’ufficio che sovrintendeva al porto e al molo diede inizio ai lavori più importanti del secolo, conclusi nel 1290.


Politica culturale:

I due Capitani prestarono particolare attenzione alla produzione, conservazione e trasmissione della memoria storica della città. Tale sollecitudine rientrava da diverse generazioni nel bagaglio culturale della famiglia Doria, che non a caso annovera fra i suoi membri il celebre annalista Iacopo. Fratello di Oberto, fu uno dei quattro incaricati della prosecuzione dell’opera iniziata da Caffaro quasi un secolo prima. Dopo che nel 1279 la commissione degli annalisti fu sciolta, egli continuò la stesura da solo finché la sua redazione, che copre il periodo 1280-1293, fu accolta nel codice che conteneva la versione ufficiale. Lo stesso Iacopo fu il primo laico non esercitante il notariato a cui fu affidata (forse nel 1280) la custodia dell’Archivio comunale genovese, incarico che gli diede modo di correggere e integrare gli Annali redatti dai suoi predecessori.


Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Si dimise dalla carica nel 1285, tre anni prima della scadenza del mandato, per motivi che non risultano del tutto chiari. Fu sostituito dal figlio Corrado.


Principali risorse documentarie:

Genova, biblioteca civica Berio, Foliatium notariorum (sec. XVIII), II, cc. 113v, 255v; III, 1, cc. 36r, 49v, 50, 55v, 89v, 106v; Genova, biblioteca Franzoniana, mss. Urbani, 126-129, Federici, F., Alberi genealogici delle famiglie di Genova (sec. XVII), sub voce.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori, 1890-1929, 5 voll.: IV (1251-1279), a cura di C. Imperiale di Sant’Angelo, Roma, Tip. del Senato, 1926; V (1280-1293), a cura di C. Imperiale di Sant’Angelo, Roma, Tip. del Senato, 1929, passim; Arnaldi, G., Gli Annali di Iacopo d’Oria, cronista della Meloria, in Genova, Pisa e il Mediterraneo tra Due e Trecento, Atti del convegno (Genova 1984), Genova, Società ligure di storia patria, 1984, pp. 586-620; Fusero, C., I Doria, Milano, Dall’Oglio, 1973, pp. 172 ss., passim; Iacopo da Varagine, Cronaca della città di Genova dalle origini al 1297, Genova, ECIG, 1995, pp. 147, 288-289, 322-323; Imperiale di Sant’Angelo, C., Jacopo D’Oria e i suoi Annali. Storia di un’aristocrazia italiana nel Duecento, Venezia, Libreria Emiliana, 1930, passim; Nuti, G., Doria, Iacopo, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 41, 1992, pp. 391-396; Nuti, G., Doria, Oberto, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 41, 1992, pp. 424-431; Oreste, G., I Doria, in Pistarino, G. (a cura di), Dibattito su quattro famiglie del grande patriziato genovese, Atti del convegno (Genova 1991), Genova, Accademia ligure di scienze e lettere, 1992, pp. 34-48; Petti Balbi, G., Doria, Jacopo, genuesischer Geschichtsschreiber (wahrscheinlich 1234 - nach 1293), in Lexikon des Mittelalters, III (1986), 1313-1314; Petti Balbi, G., Doria, Oberto († 1304), in Lexikon des Mittelalters, III (1986), 1314; Petti Balbi, G., Società e cultura a Genova tra Due e Trecento, in Genova, Pisa e il Mediterraneo tra Due e Trecento. Per il VII centenario della battaglia della Meloria, «Atti della Società ligure di storia patria», n. s., XXIV (1984), pp. 121-149; Pistarino, G., Genova nell’epoca dei due Capitani, «Studi genuensi», IV (1986), pp. 3-21; Polonio, V., Da provincia a signora del mare (secoli VI-XIII), in Puncuh, D. (a cura di), Storia di Genova. Mediterraneo, Europa, Atlantico, Genova, Società ligure di storia patria, 2003, pp. 111-230: 199-201.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: