di:
Gabriele Taddei
ultimo ventennio del XIII sec. - 1312.
Vedi scheda famigliare.
Vedi scheda famigliare. F. era figlio di Azzo VIII.
Dapprima, per appena quindici giorni, F. fu Vicarius generalis di suo padre Azzo VIII, quindi, alla morte di questo, divenne Dominus generalis civitatis Ferrarie.
Il 24 gennaio 1308, il podestà di Ferrara riconobbe F. rettore della città e vicario generale di suo padre Azzo VIII, ormai gravemente malato. Dopo la morte di questo, il 10 febbraio, in ottemperanza al precedente decreto podestarile, le magistrature municipali elessero F., ancorché figlio illegittimo del defunto signore, nuovo Dominus generalis. Nello stesso giorno, osservando la normativa prevista dagli statuti, si dava pubblica lettura del testamento di Azzo che istituiva erede universale del suo patrimonio privato il nipote Folco, figlio di F. e della bolognese Pellegrina Caccianemici.
F. poté assumere il titolo di Dominus civitatis in forza del decreto podestarile del 24 gennaio 1308 che, attribuendogli le funzioni di vicario del padre ormai malato, gli riconosceva il diritto di successione nella carica di signore di Ferrara.
La breve parabola signorile di F. fu tutta interessata da turbolente vicende belliche che lo videro contrapporsi prima ai suoi due zii Aldobrandino II e Francesco di Obizzo II (vedi infra Complotti, ribellioni, contestazioni), quindi alla lega promossa da Clemente V (vedi infra Fine della Signoria). In tali frangenti, che impegnarono oltremodo F., egli non poté elaborare sue proprie strategie di dominio continuando ad avvalersi di quegli ormai consolidati strumenti di governo già sperimentati da suo padre Azzo e, soprattutto, da suo nonno Obizzo.
Mantenendo formalmente inalterati buona parte degli istituti comunali, F. esercitò su di essi una costringente supervisione che si concretizzò, come in passato, soprattutto nel diritto di nomina di ufficiali e funzionari. Le prerogative ormai istituzionalmente riconosciute al dominus trovarono ulteriori sostegni nella personale autorevolezza di F. e nel contributo di una fitta schiera di partigiani, già fondamentali in occasione dell’incerta successione ad Azzo.
Prima che l’alleanza antiestense promossa da Clemente V isolasse in modo pressoché totale F. (vedi infra Fine della Signoria), questi poté avvalersi dell’alleanza di Bologna e, in forme assai meno lineari, di Venezia, città con la quale l’Este intrattenne rapporti resi ambigui dalle mire egemoniche dei lagunari. Agli inizi del marzo 1308, F. era finanche riuscito a raggiungere accordi di pace con gli storici rivali del suo casato, ovvero i Della Scala di Verona, nella persona di Cangrande, e i Bonacolsi di Mantova, in quella di Guido. Entrambi furono però rapidi nel ricollocarsi sulle loro originarie posizioni di ostilità allorché Clemente V rese manifesta la sua intenzione di muovere contro l’Este.
Nel gennaio 1306, F. aveva ottenuto da suo padre Azzo VIII l’incarico di sedare la sollevazione scoppiata a Modena su istigazione dello zio Francesco di Obizzo II. L’intervento era però fallito e lo stesso F. era caduto prigioniero dei rivoltosi riottenendo la libertà solo a seguito di uno scambio di ostaggi.
Come era occorso in passato, alcune delle più violente contestazioni al potere di F. maturarono all’interno della stessa famiglia estense per iniziativa dei suoi zii Aldobrandino II e Francesco di Obizzo II, già a suo tempo sollevatisi contro il loro fratello Azzo VIII. Rimasti esclusi per deliberazione comunale dalla successione politica in Ferrara e per testamento dello stesso Azzo dall’eredità privata di quest’ultimo, furono i due a contestare la legittimità dell’ascesa al potere di F. appellandosi, peraltro, ad un secondo testamento, invero mai prodotto allora, né successivamente rinvenuto.
Per quanto Aldobrandino si ritirasse presto a vita privata lasciando i due figli Rinaldo e Obizzo a perorare i propri presunti diritti, Francesco ricercò un organico sostegno prima nel Comune di Padova (venendo però sconfitto nel marzo 1308 presso Fratta ed Arquà) e poi in Clemente V, intenzionato a recuperare Ferrara al diretto dominio della Sede Apostolica.
Se l’opposizione familiare, in grado di raccordarsi con forze esterne, rese incerta la posizione di F. essa dimostrò ulteriormente la propria precarietà in occasione di un episodio avvenuto intorno al 17 agosto 1308. Non avendo il signore di Ferrara soddisfatto alcune richieste della Repubblica di Venezia, motivate evidentemente dal sostegno prestato contro gli oppositori famigliari, F. fu costretto a siglare con la città lagunare un accordo probabilmente assai oneroso. Reso noto il trattato, il popolo ferrarese insorse, sotto la guida di Giacomo Bocchimpiani, al grido di “Libertà, libertà!”. L’Este richiese allora il soccorso dei Bolognesi che, inviando localmente il condottiero catalano Dalmazio de Banholis, riuscirono a soffocare il rumore consegnando alla forca i principali responsabili.
La disaffezione di gran parte dei Ferraresi nei confronti di F. sarebbe tornata a manifestarsi in occasione dell’assedio portato alla città dalla lega promossa da Clemente V. Anzi sarebbe stata proprio la cittadinanza, nell’ottobre 1308, ad aprire le porte all’esercito nemico sancendo di fatto la fine dell’esperienza signorile dell’Este. (vedi infra Fine della signoria).
La fine della signoria di F. maturò in conseguenza di un intervento pontificio volto a reintegrare i diritti della Sede Apostolica sopra Ferrara che era stata soggetta alla Chiesa, sosteneva il pontefice, ab ipso sui primordio et primario fondamento, pleno iure etiam temporaliter. Secondo alcuni cronisti coevi, Clemente V si sarebbe deciso in tal senso a seguito delle sollecitazioni di Francesco di Obizzo II, desideroso di subentrare al nipote nel governo cittadino. Appare invece più probabile che il papa abbia promulgato le due bolle Romana Ecclesia e Cum nupter, con le quali invitava i Ferraresi a cacciare il loro “tiranno” e a sottomettersi ai legati Ainaud de Pelargue ed Onofrio de Trebis in conseguenza delle sempre più strette relazioni tra F. e Venezia che minacciavano di evolvere in una vincolante tutela della Repubblica di San Marco su Ferrara quand’anche in una diretta soggezione della seconda alla prima
Tutti i membri delle precedenti leghe antiestense appoggiarono il progetto pontificio che trovò così il sostegno, oltre che di Francesco di Obizzo II e degli estrinseci ferraresi, anche di Mantova e dei Buonaccolsi, di Cremona e di Cervia, dei Da Polenta di Ravenna e degli Scaligeri di Verona. Persino i Bolognesi, fino ad allora sostenitori del regime di F., furono infine costretti ad allinearsi ai moniti della Sede Apostolica, soprattutto in virtù della promessa assoluzione da un interdetto che gravava sulla città dal 1306. Solo i Veneziani, ancora una volta dietro esorbitanti pretese che avrebbero condizionato la futura autonomia ferrarese, si dimostrarono disposti a prestare aiuto.
A seguito del rifiuto di cedere ai legati pontifici i propri poteri, F. fu assediato in città dall’esercito congiunto di tutta l’alleanza antiestense. Il 6 ottobre 1308 furono gli stessi Ferraresi, ormai esausti e già sollevatisi pochi giorni innanzi contro il loro signore, ad aprire le porte al nemico. Entrando in città, il legato Onofrio de Trebis ne prese possesso in nome del Papa e della Chiesa mentre Bernardino da Polenta, impadronitosi del Palazzo del Comune, se ne proclamava rettore per cinque anni, accettando però appena dieci giorni dopo di commutare tale titolo con una più modesta podesteria semestrale. F., rimasto padrone unicamente della fortezza di Castel Tedaldo, del Borgo Superiore e del ponte sul Po, scomunicato dallo stesso Onofrio, decise infine di cedere tutte le sue prerogative signorili al Doge di Venezia ottenendo di potersi rifugiare incolume nella città lagunare. Qui, ricevendo un sussidio annuo dalla Serenissima, sarebbe vissuto, assieme a Folco ed agli altri suoi figli, fino alla sua morte, avvenuta nel 1312.
La perdita della documentazione archivistica ferrarese a causa dell’incendio che distrusse nel 1385 le carte della camera actorum costringe le ricostruzioni dell’età precedente a fondarsi in modo preponderante sulle fonti cronachistiche.
Le vicende inerenti gli ambigui rapporti tra F. e Venezia e tra F. e le altre forze che presero parte alla guerra contro di lui possono essere indagate tramite la documentazione archivistica veneziana quali i registri del Maggior Consiglio, tramite quella conservata presso l’Archivio di Stato di Modena, Arch. Marchionale segreto, e le riformazioni ed il Libro Grosso dell’Archivio di Stato di Bologna. Una cospicua appendice documentaria costituita da trascrizioni di tali fonti correda lo studio di G. Soranzo, La guerra fra Venezia e la S. Sede per il dominio Ferrara (1308-1313), Città di Castello 1905.
Fonti: Chronicon Parmense, in Rerum Italic. Script., 2 ed., IX, 9, a cura di G. Bonazzi, pp. 103, 111 s.; Chronicon Estense cum additamentis usque ad annum 1478, ibid., XV, 3, a cura di G. Bertoni - E. P. Vicini, pp. 104-112; Corpus chronicorum Bononiensium, ibid., XVIII, 1, a cura di A. Sorbelli, ad Indicem; Iohannis Ferrariensis OM... Ex annalium libris illustris familiae marchionum Estensium excerpta, ibid., XX, 2, a cura di L. Simeoni, pp. 12 s.; L. A. Muratori, Delle antichità estensi ed italiane..., II, Modena 1740, pp. 68 ss.; Tables des Registres de Clément V publiés par les Bénédictins, Établies par Yvonné Lanhers (et d'autres), Boccard, Paris, 1948.
Studi: P. Bertolini, Este, Fresco (Francesco) d’, (sub voce) in Dizionario biografico degli Italiani, in Dizionario Biografico degli Italiani, XLIII, Ist. Enc. Italiana, Roma, 1993, pp. 349-359; P. Bertolini, Este, Obizzo d’, (sub voce) in Dizionario biografico degli Italiani, XLIII, Ist. Enc. Italiana, Roma, 1993, pp. 411-429; L. Chiappini, La vicenda estense a Ferrara nel Trecento. La vita cittadina, l’ambiente di corte, la cultura, in Storia di Ferrara, V, Il basso medioevo, Ferrara 1987, pp. 200-239; G. Tiraboschi, Memorie stor. modenesi.... Modena 1793, pp. 166 s., 184; A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, III, Ferrara 1850, pp. 234, 238, 240-246, 258; G. Soranzo, La guerra fra Venezia e la S. Sede per il dominio Ferrara (1308-1313), Città di Castello 1905, pp. 43, 60-84, 87-98, 100 s., 117 ss.; A. Gaudenzi, Il testamento di Azzo VIII d'Este e la pace del 1326 tra Modena e Bologna, in «Miscell. tassoniana studi storici e letterari pubblicata nella festa della Fossalta», a cura di T. Casini - V. Conti, Bologna-Modena 1908, pp. 98-151 passim; P. Vicini Notizie sul primo castello degli Estensi in Modena, in R. Deputaz. di storia patria per l'Emilia e la Romagna, Sez. di Modena, Studi e documenti, I (1937), pp. 82 s.; L. Chiappini, Gli Estensi, s.n.t. [Milano 1967], pp. 59 ss.; Storia di Ferrara, a cura di A. Vasina, V, s.n.t. [Padova 1987], pp. 104, 180 s., 200-203; W. L. Gundersheimer, Ferrara estense. Lo stile del potere, s.n.t. [Modena 1988], p. 25; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Este, tav. IX; A.L. Trombetti Budrieri, La signoria estense dalle origini ai primi del Trecento: forme di potere e strutture economico-sociali, in Storia di Ferrara, V, Il basso medioevo, Ferrara 1987, pp. 159-198.