Fieschi, Gian Luigi


di:
Estremi anagrafici:

Fine del sec. XIV-1451



Durata cronologica della dominazione:

Pontremoli: 1405-1431



Espansione territoriale della dominazione:
Origine e profilo della famiglia:
Titoli formali:

Modalità di accesso al potere:

Nel 1405 a lui e ai fratelli - Niccolò, Ludovico e Ibleto - pervenne la metà del borgo, mentre l’altra metà era nelle mani del cugino Luca. In quell’anno il padre Antonio acquistò la metà del feudo (la parte guelfa) dal vescovo di Verona, Iacopo dei Rossi, e da suo fratello Pietro; l’altra metà (il borgo ghibellino) era stato sottomesso dalla famiglia fin dall’anno precedente. Rossi e Fieschi erano intervenuti a Pontremoli approfittando della rivolta scoppiata alla morte del precedente signore, Gian Galeazzo Visconti.


Legittimazioni:

Caratteristiche del sistema di governo:

Scelse di risiedere a Pontremoli e di amministrare il feudo, in un primo tempo anche a nome del figlio di Luca, Antonio. Nel 1418, morto Luca, il figlio reclamò i suoi diritti perciò si giunse a una divisione territoriale delle rocche di interesse militare in città e fuori: a Gian Luigi il castello del Piagnaro e le fortezze di Tizzano e Bedusio, ad Antonio il castello nuovo e le rocche di Borgotaro, Grondola e Zeri. La scelta di podestà e rettori doveva avvenire di comune accordo, come i pronunciamenti riguardo alle condanne, mentre rendite e proventi sarebbero stati divisi in parti uguali. Antonio chiese e ottenne, nel 1420, la permuta delle parti in cui era stato diviso il feudo.


Sistemi di alleanza:

Dovette mantenersi in equilibrio nella contesa fra Milano e Firenze per il controllo della Lunigiana, senza mai dimenticare il suo legame con Genova. Si accordò nel 1418 coi fiorentini, che tuttavia rifiutarono la sua richiesta di porsi sotto la loro protezione. Nel 1419, quando i genovesi firmarono la pace con Milano, accettò gli accordi presi e si avvicinò al ducato milanese entrando in contrasto col doge Tommaso Fregoso. Nel 1421, con altri della famiglia fra cui il fratello Niccolò, si alleò con il duca di Milano e lo appoggiò quando nell’estate dello stesso anno i suoi eserciti si diressero su Genova. Dopo la rinuncia al dogato da parte del Fregoso e il passaggio di Genova sotto la signoria milanese si riavvicinò ai fiorentini, che stavolta accettarono di prendere Pontremoli sotto la loro protezione. Nel giugno del 1424 fu stipulato un impegno di reciproca assistenza in caso di attacco militare. Nel 1425 lui e il fratello Niccolò parteciparono alla spedizione organizzata dal Fregoso per cacciare i milanesi da Genova , assieme ai fiorentini e ad Alfonso d’Aragona. Nel maggio 1425 rinnovò l’accomandigia con Firenze, che prese sotto la sua protezione anche il fratello Niccolò, estesa il mese successivo anche al cugino Antonio. Questi sposò Ginevra Fregoso, nipote ex fratre di Tommaso e sorella della moglie di Gian Luigi.

Nel 1426 Gian Luigi dovette fronteggiare i Rossi, alleati del duca di Milano e intenzionati a riprendersi Pontremoli. Catturato dai milanesi, fu liberato per intervento dei fiorentini attraverso uno scambio con tre dei suoi figli. Nel maggio 1427 rinnovò gli accordi con Firenze e qualche tempo dopo ottenne, col fratello Niccolò, la cittadinanza fiorentina. Dopo la pace coi milanesi, firmata nell’aprile 1428, lo stato fliscano veniva riconosciuto anche da Genova. Alla ripresa delle ostilità fra Firenze e Milano il F. si schierò nuovamente a fianco della città toscana.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Politica urbanistica e monumentale:

Politica culturale:

Si circondò di una piccola corte di notai, dottori in legge e nobili locali, tra i quali alcuni dei Malaspina, cementati intorno al podestà Antonio di Oliviero Fieschi (1417-1419). Fra i frequentatori figurava anche il vescovo lunense, Francesco di Guido da Pietrasanta, che negli anni Venti aveva inaspettatamente trasferito la residenza da Sarzana a Pontremoli, si era sistemato nell’abitazione che era stata del podestà e aveva mantenuto la stessa capacità di aggregazione sociale e politica. Dagli inizi del Trecento manteneva una residenza a Pontremoli l’ordinario diocesano di Brugnato.


Consenso e dissensi:

All’interno della famiglia vi furono contrasti con il cugino Antonio, cosignore di Pontremoli, nominato Capitano generale dell’esercito da Filippo Maria Visconti contro i suoi stessi cugini alleati dei fiorentini. Ma nel 1425 Antonio si schierò inaspettatamente contro il duca di Milano.

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Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Fra il 1430 e il 1431 gli eserciti milanesi attaccarono e conquistarono i territori dei Fieschi giungendo fino a Pontremoli, persa per sempre. Gian Luigi dovette abbandonare la città e si ritirò in esilio a Pisa. Recuperò il resto dei suoi feudi nel 1436, quando Tommaso Fregoso tornò a ricoprire la carica di doge genovese.


Principali risorse documentarie:

Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Federici, F., Della famiglia Fiesca, Genova, per Gio. Maria Faroni, 1650; Nuti, G., Fieschi, Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 47, 1997, pp. 431-433; Nuti, G., Fieschi, Gian Luigi, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 47, 1997, pp. 454-458; Nuti, G., Fieschi, Luca, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 47, 1997, pp. 492-493; Vecchi, E.M., Alcuni spunti sulla società pontremolese alla metà del secolo XV dai cartolari notarili, in Ead. (a cura di), Papato, stati regionali e Lunigiana, Atti delle giornate di studio (La Spezia, Sarzana, Pontremoli, Bagnone 2000), «Memorie dell’Accademia lunigianese di scienze Giovanni Capellini», LXXIII (2003), pp. 513-541; Zucchi Castellini, N., Storia di Pontremoli, Genova, Compagnia dei librai, 1990, pp. 48-50.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali:

Possedeva, coi fratelli, alcuni castelli e territori nella riviera ligure di Levante (Torriglia, Montoggio e Roccatagliata), in Lunigiana (Calestano e Vigolone), nella diocesi di Vercelli (Masserano e Crevacuore). Controllava alcuni borghi lungo la dorsale appenninica, come Borgotaro e Varese Ligure.