di:
Flavia Negro
1395-1445
Marchese del Monferrato e signore di Alba dal 1418 al 1445.
Il territorio del marchesato di Monferrato si caratterizza per un "fittissimo reticolo di comunità e la ridotta presenza di centri urbani" (Del Bo, p. 51): ne fanno parte all'epoca di G. due città vescovili, Acqui e Alba, e una serie di località minori di cui le principali sono Casale, Chivasso, Moncalvo, Pontestura e Trino. Nella campagna militare condotta accanto a Filippo Maria Visconti contro Genova (1418-19) G. conquista Spigno Monferrato. Il tentativo di riaffermare la propria autorità nella zona appenninica, riportando all'obbedienza le famiglie signorili della regione come i Del Carretto, viene bloccato dalla necessità di non inficiare i buoni rapporti con il duca di Savoia Amedeo VIII (i cui interessi, con l'annessione del principato d'Acaia nel 1418, venivano a collidere con quelli del marchesato). Impegnato con Venezia, Firenze e Savoia nella guerra contro i Visconti, nel 1431 occupa le terre di alcuni loro aderenti, ma un rivolgimento di fronte di Amedeo VIII, che si era accordato con il duca di Milano per la spartizione del marchesato di Monferrato, impedisce a G. di concretizzare la spedizione avviata il 16 giugno di quell'anno contro la città di Asti. Nello stesso 1431 subisce importanti amputazioni territoriali ad opera dei Visconti (che occupano le terre fra Tanaro e Po e infine, il 10 dicembre, Casale), mentre il tentativo di alleanza con la Francia in chiave antisabauda dà ad Amedeo VIII il pretesto per l'occupazione del marchesato, che terrà dal gennaio 1432 per 3 anni. La restituzione al marchese dei suoi domini viene sancita dal trattato di Torino del 24 gen. 1435, dove però G. è costretto a sottoscrivere la cessione di Chivasso.
Vedi alla voce PALEOLOGI, famiglia.
"marchese del Monferrato" (Iohannes Iacobus marchio Montisferrati). A partire dal 1411, quando non ha ancora il titolo marchionale e governa in qualità di luogotenente del padre, usa il titolo di "conte dell'Acquesana" (Johannes Jacobus de Monteferrato Aquosanae comes). Il titolo è istituito, analogamente a quanto acccadrà in ambito sabaudo per il titolo di "principe di Piemonte", da Teodoro II per i principi ereditari, ed è poi legittimato da un diploma dell'imperatore Sigismondo il 26 mar. 1414.
G. figura negli atti accanto al padre Teodoro II già nel 1404, all'età di 10 anni, e dal 1410 al 1413 svolge mansioni di governo come luogotenente del padre (che era stato nominato capitano di Genova). Diventa marchese di Monferrato alla morte di Teodoro II nel 1418.
1418, giu. 17: l'imperatore Sigismondo investe G. del marchesato di Monferrato.
1418, giu. 27: l'imperatore Sigismondo conferma a G. le concessioni elargite al padre Teodoro II.
Marchesato. Il governo di G., a fronte di alcuni evidenti elementi di continuità con quello del padre Teodoro II (ad esempio nella cooptazione del personale), si caratterizza per alcune innovazioni. Nel consiglio si nota l'inserimento di famiglie di estrazione non aristocratica o comunque di matrice urbana e, nonostante e forse proprio a causa delle turbolenze che si trova ad affrontare, G. investe molto nel funzionamento amministrativo ed economico del marchesato: istituisce la carica di "maestro delle entrate", e nel 1423 ordina la redazione di un "Liber consignamentorum" (Del Bo, p. 25); inoltre durante il suo dominio vengono vengono destinati, all'interno dei castra delle principali residenze dei marchesi (Pontestura, Casale, Moncalvo, Trino), appositi locali per la cancelleria marchionale, e allo stesso marchese è forse attribuibile la decisione di concentrare a Casale la documentazione amministrativa prodotta (Del Bo, pp. 114-116). Consolida le strutture difensive in vista della difesa dalle aggressioni dei Visconti (Lusso).
Alba. La città di Alba gode, all'interno dei domini marchionali, di una forte capacità contrattuale. Nel 1438 la sua autonomia giurisdizionale è incrementata dalle concessioni di G. (Gabotto, Rigestum, doc. 357).
G. cerca di cautelarsi, attraverso una cauta politica di alleanze, dalla duplice pressione dei Visconti e dei Savoia, interessati ad espandersi nell'area piemontese ai danni del marchesato. Nell'estate del 1418, appena salito al potere, si allea con il duca di Milano Filippo Maria Visconti contro la Repubblica di Genova e il doge Tommaso Fregoso. Firmata la pace (mag. 1419) G. si affretta a confermare la propria disponibilità nei confronti di Amedeo VIII, che con l'annessione del principato d'Acaia (1418) aveva esteso i propri interessi nella stessa area dove il marchese, attraverso il controllo dei Del Carretto e altri signori della zona, stava tentando di coltivare i propri. I rapporti di parentela istituiti da G. con Amedeo VIII grazie al matrimonio con la sorella del duca non impediscono e anzi avallano le intromissioni di quest'ultimo nelle faccende interne del marchesato: nel 1425 G. viene costretto a rinunciare alla successione al ducato di Bar, dopo che Amedeo VIII gli aveva di fatto sequestrato il figlio Guglielmo, inviato in Lorena per prenderne possesso. Nella guerra che dal 1426 vede contrapposti da una parte i Visconti e dall'altra Venezia, Firenze e i Savoia, G. decide alla fine di schierarsi con questi ultimi (lega del 13 apr. 1428). La tattica di salvaguardare il marchesato mantenendo buoni rapporti sia con i Savoia sia con i Visconti rivela tutta la sua impraticabilità nel 1431, l'annus horribilis del governo di G. Le due potenze, pur se militarmente impegnate su fronti opposti, trovano infatti un punto d'accordo proprio nel progetto di spartizione delle terre del marchesato: G. - che nello stesso anno subisce pesanti sconfitte nel Genovese, mentre le truppe viscontee arrivano ad occupare le terre del marchesato fino a Casale (10 dic.) - riesce ad evitare il disastro solo trasformando i propri domini in un protettorato sabaudo. Nel gen. 1432 il marchesato è in mano ad Amedeo VIII, e lo rimarrà per i successivi 3 anni nonostante le perorarozioni di G. presso i Visconti, la curia papale e l'imperatore. Amedeo VIII prosegue con la sua politica aggressiva nei confronti del marchesato, e dopo l'imprigionamento di Giovanni figlio primogenito di G. - "ne abbiamo degli altri" pare abbia detto quest'ultimo messo di fronte alla prospettiva della sua uccisione (Settia, DBI) - il marchese si risolve ad accettare le pesanti condizioni del duca di Savoia (trattato di Torino, 24 gen. 1435). Nei 10 anni che mancano alla morte G. non partecipa più ad alcuna impresa militare, limitandosi nel 1442 a favorire la ribellione dell'Adorno contro i Fregoso.
Matrimoni. Non ha luogo il matrimonio, progettato nel sett. del 1400 dal padre e dal conte di Savoia Amedeo VIII, fra G. e una figlia di Amedeo principe d'Acaia (nell'ottica di una successione del marchese di Monferrato al principato). Il 21 apr. 1411 G. sposa Giovanna, sorella minore di Amedeo VIII.
1428: capitano generale dell'esercito visconteo.
G. procede al rafforzamento delle strutture difensive ai confini del marchesato: interventi al castello di Mirabello, alle mura delle ville di Borgo San Martino, San Raffaele e Trino, al castello e alle mura di Roddi (Lusso, pp. 25-27, 31). Interventi nelle strutture residenziali dei castelli a Borgo San Martino e Montemagno.
Si deve probabilmente a G. la nascita a Casale, che dopo la cessione di Chivasso ai Savoia era diventata sede principale della corte monferrina, di una scuola umanistica (anni '30 del XV secolo).
Durante la guerra fra i Visconti e la lega composta da Venezia, Firenze e Savoia viene sventato il complotto del capitano generale di Monferrato, Giovanni Turco, impiccato il 19 dic. 1430 per tradimento.
Secondo Galeotto Del Carretto Giangiacomo era uomo "piacevole, pio, benigno, facondo, gioioso e pieno di virtù"; in una lettera dell'8 giu. 1428 lo stesso G. dichiarava di non considerarsi "un sapientone" e di essere poco portato all'arte oratoria e ai "bei discorsi".
G. muore a Casale Monferrato il 12 mar. 1445, a succedergli è il primogenito Giovanni (IV).
I principali fondi documentari per le vicende di Giangiacomo marchese del Monferrato sono conservati nell'Archivio di Stato di Torino, e in particolare:
AST, Paesi, Monferrato, Protocolli, bb. 1-10;
AST, Paesi, Monferrato, Ducato;
AST (sez. riun.), artt. 954 (Liber consignamentorum), 969bis (Libro dei conti);
Nell'Archivio di Stato di Alessandria: ASA, Archivio dei Notai del Monferrato, cart. 506;
Parlamento del Monferrato, a cura di A. Bozzola, Bologna, 1926;
B. Del Bo, Uomini e strutture di uno stato feudale. Il Marchesato di Monferrato (1418-1483), Milano, 2009;
F. Gabotto, La politica di Amedeo VIII in Italia dal 1431 al 1435 nei documenti dello archivio di Stato di Torino, in «BSBS», 20 (1916), pp. 81-235 e 298-365;
Id., Un libro di 'conti' dell'occupazione sabauda del Monferrato degli anni 1432-1435, in «BSBS», 8 (1903), pp. 97-116;
E. Lusso, Le "periferie" di un principato. Governo delle aree di confine e assetti del popolamento rurale nel Monferrato Paleologo, in «Monferrato Arte e Storia», 16 (2004), pp. 5-40;
B. di Sangiorgio, Cronica del Monferrato, a cura di G. Vernazza, Torino, 1780;
B. di Sangiorgio, Historia Montis Ferrati, in Rerum Italicarum Scriptores, coll. 307-762;
A.A. Settia, Giangiacomo Paleologo, marchese di Monferrato, in DBI.