di:
Valentina Dell'Aprovitola
fine XIII sec. – intorno al 1370
1330-1335
Reggio Emilia
i Fogliani sono originari della villa omonima (anche se non si sa con certezza se sia la Fogliano nel Modenese o quella nel Reggiano) e la loro affermazione sullo scenario politico è individuabile alla fine del XII secolo. Strettamente legati al rapporto con la Chiesa vescovile, grazie al quale riuscirono ad inserirsi nella politica reggiana, si allontanarono dalla pars ecclesiae, intorno alla prima metà del XIV secolo, salvo poi farvi ritorno ai primi del Quattrocento. Grazie al matrimonio tra Guido da Fogliano e Verde Fieschi, sorella di Sinibaldo – salito al soglio papale con il nome di Innocenzo IV – avvenuto intorno alla metà del Duecento, la casata acquistò notevole influenza. Il loro bacino di potere si trovava nella fascia collinare e montana a mezzogiorno della città, zona nella quale una serie di investiture papali aveva garantito ai Fogliano un gran numero di castelli. La famiglia non fu esente da lotte interne, e all’inizio del Trecento risultava frazionata in diversi rami.
nominato vicario imperiale di Reggio insieme ad Azzo Manfredi da Ludovico il Bavaro nel 1330. Il titolo venne nuovamente confermato nel 1331 da Giovanni di Boemia. Per aver combattuto con abilità contro Visconti, Gonzaga, Scaligeri ed Estensi, legati da un’alleanza antiperiale sancita dal trattato di Castelbaldo nell’agosto del 1331, G. venne nominato cavaliere da Giovanni di Boemia. Nel 1333 fu nominato Signore di Reggio dal Consiglio generale della città.
da tempo presente sulla scena politica reggiana, G. trova spazio di azione grazie all’appoggio dato a Ludovico di Baviera. Nel 1328, in occasione della discesa in Italia dell’imperatore, G. partecipò all’uccisione del governatore pontificio di Reggio, che aveva impiccato un ladro appartenente alla consorteria dei Fogliani. Quando Ludovico entrò a Reggio, nel 1330, concesse il vicariato imperiale sulla città a G. e Azzo Manfredi.
La signoria di G. ottenne una doppia legittimazione, dall’alto e dal basso. Inizialmente, grazie al vicariato imperiale concesso da Ludovico il Bavaro e confermato da Giovanni di Boemia, G. governò insieme a Azzo Manfredi. Dopo essere riuscito a sbarazzarsi di Azzo, il Fogliani fece riunire il Consiglio generale della città e si fece riconoscere Signore di Reggio, il 21 ottobre 1333.
sono poche le tracce lasciate dagli anni del governo cittadino del Fogliani. Certamente dovette trattarsi di una signoria troppo tardiva e troppo debole per potersi inserire in un gioco di forze dominato dalle grandi signorie (Visconti, Estensi, Scaligeri, Gonzaga) che cercavano di imporre la loro egemonia su aree sempre più ampie. Consapevole di questo, il F. riuscì a conservare un dominio locale grazie all’alleanza con potenti casate, con le quali stabilire legami clientelari basati sull’esercizio di funzioni pubbliche e militari.
G. instaurò diversi assi di alleanza, dei quali il più duraturo e fecondo fu quello con la pars Imperii, che gli garantì l’entrata in città in qualità di vicario imperiale. Legato a Giovanni di Boemia, si schierò contro l’alleanza antimperiale delle più importanti famiglie signorili dell’Italia. Successivamente si legò agli Scaligeri, per i quali svolse diverse azioni militari, e a Obizzo d’Este, signore di Modena, nel tentativo di riprendersi Reggio.
nel 1322 fu riconosciuto “Podestà dei plebanti” di Toano e Villa Minozzo, insieme a Bartolomeo di Dallo. Dopo la signoria su Reggio, G. continuò ad esercitare ruoli di primo piano nella politica italiana. Nel 1336 fu Capitano del Popolo a Treviso; nel 1341 fu Capitano del Popolo a Lucca, città che difese dall’assedio dei Pisani ma che dovette consegnare ai Fiorentini; nel 1342 fu capo dell’esercito bolognese di Taddeo Pepoli; nel 1343 fu da Mastino della Scala come Capitano del Popolo a Parma.
tradizionalmente alla famiglia dei Fogliani era riservata la nomina degli abati di Frassinoro, di Canosa e di S. Prospero di Reggio, privilegio che G. riuscì a mantenere, facendolo inserire nell’accordo stabilito quando cedette la città agli Scaligeri. I rapporti di G. con la chiesa furono in alcuni casi turbolenti, come quando nel 1330, a causa dell’appoggio dato da G. a Ludovico il Bavaro, la città di Reggio fu colpita da interdetto papale, revocato solo vent’anni dopo. Da ricordare poi che G. fu l’esecutore dell’assassinio del governatore pontificio di Reggio, Angelo di S. Elpidio.
artefice e vittima di diverse congiure, tra le quali occorre certamente ricordare, in qualità di artefice, quella che tramò contro il suo cosignore Azzo Manfredi nel 1333, rinchiuso a tradimento nel castello di Querciola; tra quelle di cui fu vittima, ricordiamo quella del 1323, quando fu catturato dai figli di Simone Fogliani mentre si dirigeva a Levizzano ed imprigionato. Fu liberato solo grazie all’intervento diretto dei Reggiani che fecero pressione sul legato papale, Bertrando del Poggetto, che stabilì la sua liberazione.
G. viene descritto come uomo crudele in grado di uccidere le proprie figlie (Garzata), ma anche capitano valoroso e guerriero infaticabile
dopo un primo contenimento dell’avanzata della lega antimperiale, costituita da Visconti, Gonzaga, Estensi e Scaligeri, G. non riuscì a bloccare l’esercito della lega che si mosse contro di lui nel 1334. Reggio fu assediata e in questo frangente trovò spazio di azione Alberto della Scala, che si avvicinò alla città. Stretto in questa morsa, al Fogliani non restò che stipulare un accordo con gli Scaligeri per la cessione della città, cercando comunque di trarre il maggior vantaggio possibile per sé e la sua famiglia. Il 3 luglio 1335 la città venne formalmente consegnata ai Della Scala e, secondo l’accordo, otto giorni dopo, l’11 luglio, i Gonzaga entrarono in città, governandola a nome degli Scaligeri. L’accordo fu comunque ottimo per G., il quale ottenne come buonuscita il riconoscimento per tre anni del possesso di 36 castelli del reggiano (scaduti i tre anni ne avrebbe trattenuti cinque, tra cui Dinazzano e Carpiteti), l’amministrazione perpetua della mensa vescovile e dei suoi fortilizi e, per terminare, un vitalizio mensile di 400 fiorini pagato dal Comune di Reggio. G. uscì dalla città e trovò riparo a Verona.
molti documenti relativi a G. si trovano nell’Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, E. XXXIII. Archivio segreto Estense 1350. Da visionare anche Archivio di Stato di Reggio Emilia, Archivio del Comune, Registro delle lettere 1337-1340.
Chronicon Veronense, in L.A. Muratori, R.I.S., VIII, Milano 1726.; P. Della Gazata, Chronicon Regiense, in L.A. Muratori, XVIII, Milano 1731; Chronicon Parmense, a cura di G. Bonazzi, in R.I.S.2, IX/9, Città di Castello 1902; Storie pistoresi, a cura di S.A. Barbi, R.I.S.2, XI/5, Città di Castello-Lapi 1920-1927; G. de Cortusi, Chronica de novitatibus Padue et Lombardie, a cura di E. Pagnin, in R.I.S.2, XII/5, Città di Castello 1902; Chronicon Estense, a cura di G. Bertoni - E.P. Vicini, in R.I.S.2, XV/3, Città di Castello 1908; Iohannis de Bazano, Chronicon Mutinense, a cura di T. Casini, in R.I.S.2, XV/4, Bologna 1917; G. Villani, Nuova Cronica, a cura di G. Porta, Parma 1991; G. Sardi: Libro delle Istorie ferraresi, Ferrara 1646; L.A. Muratori, Delle antichità estensi, II, Modena 1740; N. Tacoli, Memorie storiche della città di Reggio di Lombardia, I, Reggio Emilia 1742; G. Tiraboschi, Memorie storiche modenesi, II, Modena 1793-1795; I. Affò, Storia della città di Parma, vol. IV, Parma 1795; G.B. Venturi, Storia di Scandiano, Modena 1822; G. Tiraboschi, Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi, I, Modena 1824; G. Panciroli, Storia della città di Reggio, Reggio 1846; E.P. Vicini, I podestà di Modena. Parte prima (1156-1336), Roma 1913; A. Aleotti, Storia della città e provincia di Reggio nell'Emilia, Reggio Emilia 1916; P. Torelli, L'Archivio Gonzaga di Mantova, I, Ostiglia 1920; F. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, Milano 1955; F. Fabbi, Le nobili famiglie Reggiane e il predominio del Comune nel periodo dantesco, in Reggio ai tempi di Dante, Modena 1966; G. Montecchi, I conflitti tra le signorie, in Storia illustrata di Reggio Emilia, I, Milano 1987; R. Greci, Gli Scaligeri a Parma (1335-1341), in Gli Scaligeri, a cura di G.M. Varanini, Verona 1988; G.M. Varanini, Gli Scaligeri, il ceto dirigente veronese, l'élite"internazionale", in Gli Scaligeri, a cura di G.M. Varanini, Verona 1988; Id., La signoria scaligera e i suoi eserciti. Prime indagini, ibid., p. 172; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, Fogliani, tav. IV.