di:
Flavia Negro
1361 ca- 1381
G. è marchese del Monferrato dal 1378 alla morte nel 1381; è signore di Alba dal 1378 al 1381.
Non vi sono variazioni rispetto al predecessore Secondotto.
Vedi alla voce PALEOLOGI, famiglia.
"marchese del Monferrato" (Johannes marchio Montisferrati).
G. diventa marchese di Monferrato dopo la morte senza eredi del fratello maggiore Secondotto (assassinato il 16 dic. 1378), come previsto nel testamento redatto dal padre, Giovanni II Paleologo, il 9 mar. 1372.
Una clausola inserta nel testamento del marchese Giovanni II Paleologo (9 mar. 1372), stabiliva che fino al venticinquesimo anno d'età il successore sarebbe stato affiancato da Ottone di Brunswick in qualità di tutore. Di fatto ancor più che al tempo del predecessore Secondotto, che ignorò ripetutamente la disposizione paterna, con G. il governo del marchesato fu totalmente nelle mani di Ottone: il 3 gen. 1379 il nuovo marchese assentì a che l'"Illustris princeps d. Otto brunsvicensis dux et avunculus" dovesse essere per lui e i fratelli, nonché per le città e i luoghi del ducato "tutor, curator, gubernator, administrator et rector" (San Giorgio, Historia, col. 598); le comunità e i vassalli, riuniti nel Parlamento a Moncalvo, decisero di prestare giuramento nelle mani del tutore, subordinando il giuramento nelle mani del marchese al compimento dei 25 anni e alla verifica della correttezza dei suoi comportamenti. E' plausibile che la concentrazione del potere nelle mani di Ottone di Brunswick fosse motivata non solo dalla volontà di evitare le derive che si erano verificate con Secondotto, ma anche dalla necessità di neutralizzare possibili colpi di mano dei Visconti, che avevano in custodia il fratello minore e potenziale successore del marchese G., Teodoro (II). Nonostante gli atti siano emanati insieme dal marchese e da Ottone (cfr. conferma dei privilegi al comune di Casorzo, 19 apr. 1379), le comunità e i vassalli considerano quest'ultimo come unico referente legittimo: il 2 mag. 1379 il comune di Mondovì ribadisce di non essere tenuto a obbedire e a prestare fedeltà a G. fino al compimento dei 25 anni d'età, e che anche la fedeltà all'eventuale successore, il fratello Teodoro, avrebbe dovuto avere il consenso esplicito del tutore. Quando Ottone di Brunswick, coinvolto nelle questioni del regno di Napoli in seguito al matrimonio con la regina Giovanna I d'Angiò (25 mar. 1376), dovette assentarsi dal Monferrato (1379) G. lo seguì, e il governo del marchesato fu affidato a un luogotenente (Guigone Flota), e a una commissione di nobili e popolari nominata dal Parlamento che avrebbe operato con un vicario marchionale e un cancelliere residenti in Moncalvo. Il marchese morì in battaglia nei pressi di Castel Sant'Elmo (25 ag. 1381): fra le iniziative della sua brevissima esperienza di governo vi è la coniazione di un "forte bianco" battuto nella zecca di Chivasso. Come sotto il predecessore Secondotto continua ad essere attestata all'interno dei principali organi di governo la presenza di individui dell'entourage del padre Giovanni II (in alcuni casi il mantenimento dell'incarico da parte dei funzionari era stato esplicitamente previsto nel testamento di quest'ultimo): tale il caso dei cancellieri Bogeri della Sala e Guglielmo Cicolello di Verolengo (Del Bo, pp. 104-105).
Ghibellino. G. e Ottone di Brunswick furono condizionati nelle scelte politiche dalle interferenze papali: per il recupero di Asti, sottratta al predecessore Secondotto da Gian Galeazzo (1378), il marchese e il tutore dichiararono guerra ai Visconti (18 apr. 1379), in vista della quale il Parlamento monferrino aveva già deliberato lo stanziamento dei fondi necessari (13 apr.); già il 22 aprile l'intervento di papa Clemente VII impone una tregua biennale sotto la salvaguardia del conte di Savoia Amedeo VI. Quest'ultimo, nel settembre del 1380, concorda con il Visconti la spartizione delle conquiste comuni ai danni del marchesato.
Matrimoni. Non va in porto il matrimonio, progettato da Ottone di Brunswick in qualità di tutore, fra G. e Maria, figlia di Federico IV d'Aragona ed erede del Regno di Sicilia (1378); si tratta forse del secondo progetto di matrimonio che riguarda G., dopo quello, ugualmente naufragato, con una figlia di Enrico conte di Fondi (1375).
Muore in battaglia nei pressi di Castel Sant'Elmo (25 ag. 1381), gli succede il fratello minore Teodoro (II).
I principali fondi documentari per le vicende di G. sono conservati nell'Archivio di Stato di Torino.
Parlamento del Monferrato, a cura di A. Bozzola, Bologna, 1926 (Atti delle Assemblee Costituzionali Italiane dal Medio Evo al 1831. Serie Prima, Stati generali e provinciali. Sezione prima, parlamenti piemontesi);
B. Del Bo, Uomini e strutture di uno stato feudale. Il Marchesato di Monferrato (1418-1483), Milano, 2009;
F. Gabotto, L'età del Conte Verde in Piemonte secondo nuovi documenti (135O-1383), Torino, 1894;
E. Lusso, Le "periferie" di un principato. Governo delle aree di confine e assetti del popolamento rurale nel Monferrato Paleologo, in «Monferrato Arte e Storia», 16 (2004), pp. 5-40;
Benvenuto di Sangiorgio, Cronica del Monferrato, a cura di G. Vernazza, Torino, 1780;
Sangiorgio, Historia Montis Ferrati, in Rerum Italicarum Scriptores, coll. 307-762;
A.A. Settia, Giovanni III Paleologo, in DBI;