di:
Tomaso Perani
1366 - 1407
1388 - 1407
Mantova
Il Consiglio Maggiore che aveva la reggenza della signoria chiese ed ottenne per Francesco all’imperatore Venceslao, nel 1383, il titolo di vicario imperiale. Il 5 ottobre 1388 Francesco, diventato maggiorenne, venne nominato Capitano del popolo dal Consigio Maggiore e dagli Anziani e dai Savi
Francesco fu il primo dei Gonzaga a subentrare al predecessore, il padre Ludovico II, per legittima successione. Alla morte del genitore nel 1382, Francesco era ancora minorenne: la signoria fu retta dal Consiglio Maggiore della città fino al 1388. Ormai la dominazione dei Gonzaga era pienamente accettata dalla società mantovana.
Come tutti i suoi predecessori, anche Francesco ottenne la duplice legittimazione dall’alto, con il conferimento del titolo di vicario imperiale, e dal basso con la nomina a Capitano del Popolo da parte del consiglio cittadino.
Come quello del padre Ludovico, il governo di Francesco assunse la forma di una signoria personale. Soprattutto nell’ultima fase del suo dominio si concentrò sulla radicale e programmatica riorganizzazione dello “stato”. Fu in questo periodo che si assistette ad un’ulteriore razionalizzazione della struttura amministrativa della curia signorile e degli organismi di derivazione comunale. In particolare gli sforzi di Fracesco si concentrarono sul distretto che venne ampliato e suddiviso in circoscrizioni militari e giudiziarie al fine di garantirne il raforzamento e una maggiore soggezione alla città. Nel 1404 vennero promulgati i nuovi statuti che andavano a sostituire quelli bonacolsiano del 1313, mentre nel 1406 quelli dell’università dei mercanti. All’anno successivo sono invece ascrivibili i nuovi statuti per il Consorzio di Santa Maria della Cornetta, il principale istituto assistenziale laico della città.
Punto di forza della politica di di Francesco fu la trentennale alleanza con sposò Carlo Malatesta signore di Rimini e Cesena a cui, nel 1382, concesse in sposa la sorella Elisabetta. Nel 1392, dopo la violenta fine del matrimonio con Agnese Visconti, Francesco consolidò l’alleanza sposando Margherita, sorella del Malatesta.
Il rapporto con i Visconti di Milano fu invece ambiguo. Con un’abile manovra diplomatica Ludovico Gonzaga era riuscito a stabilire un’alleanza con Bernabò Visconti, sancita nel 1381 con il matrimonio tra Francesco e Agnese, figlia del Visconti. La forte spinta espansionistica viscontea però impose al Gonzaga di mantenersi in una posizione ambigua, lasciandosi aperto un canale diplomatico con Venezia al fine di garantire la sopravvivenza della signoria stessa. Nell’aprile del 1388 Francesco si recò presso la Serenissima per ottenere il titolo di patrizio veneziano, secondo una prassi tipica dei signori di Mantova. Nel giugno dello stesso anno era però già a Milano per partecipare alla spedizine che avrebbe portato in Francia la figlia di Gian Galeazzo. Fatto clamoroso fu il processo ai danni di Agnese Visconti, conclusosi con la decapitazione di quest’ultima nel 1391. L’accusa formale fu di adulterio, ma secondo la più recente storiografia le cause furono il desiderio di Francesco di avere un erede maschio legittimo e, soprattutto, la volontà di rompere un’alleanza con il ramo perdente della famiglia Visconti. Vista la potenza che stava raggiungendo Gian Galeazzo Visconti, infatti, il Gonzaga ritenne più prudente sciogliere con un espediente il rapporto con il pretendente alla signoria milanese Carlo Visconti, fino al quel momento suo cognato.
Dal 1392 il Gonzaga però partecipò a diverse leghe antiviscontee per cercare di salvaguardare la propria indipendenza, tuttavia nel 1399 dovette riconoscere il Visconti come signore feudale delle proprie terre (soggezione che durò fino al 1404). Con l’anno successivo ci fu un nuovo cambio di fronte quando il Gian Galeazzo si avvicinò al partito filopapale: Francesco fu al fianco dei milanesi nell’assedio di Brescia e nella guerra contro Bologna. Fu poi il Gonzaga a trattare la pace per Caterina Visconti dopo la morte del Duca.
Costante nella politica del Gonzaga fu l’opposizione a Verona, secondo una linea tradizionale nella politica mantovana del XIV secolo.
Secondo una linea tipica dei signori di Mantova, Francesco fu molto legato al monastero di San Benedetto in Polirone: favorì infatti la nomina del proprio figlio Guido, illegittimo ma legittimato nel 1391, come preposito dell’ente. Chiese anche all’abate del monastero di redigere gli statuti del Consorzio di Santa Maria della Cornetta. Oltre a varie opere urbanistiche a favore di enti ecclesiastici è da ricordare nel 1398 il pellegrinaggio in Terrasanta. Alla sua morte venne sepolto nella chiesa di San Francesco.
Sempre in un’ottica di riassetto della signoria, Francesco fu impegnato anche dal punto di vista urbanistico. Intraprese una vasta campagna ammodernamento e ampliamento della antica città vecchia, sede dei signori fin dall’epoca bonacolsiana. Inoltre tra il 1395 e il 1406 vennero edificati l’imponente castello di San Giorgio e la villa denominata “Ca Zoiosa”, proprio per sottolineare il nuovo corso della signoria, solo ora diventata stabilmente individuale ed ereditaria. A queste opere si aggiungono anche il rifacimento della facciata del duomo in stile gotico e, nel 1399, l’avvio della costruzione del santuario delle Grazie, appena fuori dalle mura cittadine.
Come già il padre, anche Francesco investì molto anche sul lato simbolico della signoria. Il riassetto urbanistico della città ne è una prova, come anche la presenza di intellettuali a corte. Notevole fu la sua biblioteca ricca di volumi di letteratura cortese, anche in lingua francese.
La fine della dominazione di Francesco si ebbe per l’improvvisa morte del signore, avvenuta l’8 marzo 1407 per cause naturali. Il Gonzaga lasciava al figlio Gian Francesco, appena dodicenne, non più una semplice signoria cittadina ma un vero principato rinascimentale.