di:
Tomaso Perani
1395 - 1444
1407 - 1444
Mantova
Nel 1407 ottenne il tradizionale titolo di Capitano del Popolo di Mantova. Nel 1432 e rinnovato poi nel 1433 Gianfrancesco ottenne dall’imperatore Sigismondo il titolo di Marchese di Mantova, trasmissibile per via ereditaria.
Il Gonzaga, ancora minorenne, succedette legittimamente al padre Francesco in base agli statuti promulgati nel 1404, sebbene la successione dovette essere confermata dal Consiglio maggiore della città. Fino al 1413 rimase però sotto la tutela dello zio Carlo Malatesta.
Come tutti i suoi predecessori il Gonzaga ottenne la legittimazione dal basso, da parte del consigio cittadino, del titolo di Capitano del Popolo. Sebbene ormai la signoria fosse salda, l’improvvisa morte di Francesco e la minorità di Gianfrancesco non permisero una successione automatica, ma il Consiglio Maggiore riuscì ad imporre la necessità della ratifica di un titolo di derivazione comunale. Il titolo di Marchese di Mantova ottenne direttamente la legittimazione da parte dell’imperatore che lo concesse una prima volta da Parma nel 1432 mentre si recava a Roma e successivamente ripetè l’investitura l’anno successivo sulla via del ritorno.
Durante la sua minorità Gianfrancesco assecondò il desiderio di potere del suo consigliere Carlo Albertini al quale delegò poteri pari ai suoi, fino a corre il rischio di venire da questi spodestato. A partire dal 1414, dopo che l’albertini fu incarcerato, il Gonzaga iniziò un nuovo tipo di politica incentrata sull’azione del Consilium Domini. Questo organo, già presente in maniera abbozzata duranto il governo dei suoi predecessori, assurse ad un ruolo centrale: vennero ad esso conferiti maggiori poteri per farlo un consilio supplente in caso di assenza del dominus, ma anche la curia signorile e soprattutto il tribunale di istanza superiore rispetto alla giurisdizione ordinaria. La definizione statutaria dei compiti di tale organismo rimase volutamente vaga e carente perchè il suo ruole e le sue funzioni, in questo periodo, erano in continua evoluzione ed espansione a seconda delle esigenze del signore.
Durante i primi decenni del XV ci fu un grande impegno da parte di Gianfrancesco per cercare di arginare la difficile situazione economica in cui versava il dominio a seguito di anni di guerre, combattute anche sul territorio mantovano. Al fine di gestire meglio il patrimonio del marchesato vennero infatti create nuove magistrature come quella del maestro delle entrate e dei tesorieri della camera che andarono ad affiancarsi agli organi di derivazione comunale. A questi si aggiunsero anche numerosi provvedimenti presi dal Gonzaga per rispondere ad una situazione di emergenza ma senza alcuna progettualità.
È interessante notare però uno sviluppo generale delle istituzioni signorili che portarono proprio in questi anni a trasformare la popolazione mantovana da cittadini a sudditi. Il mutamento avvenne però cercando di coinvolgere almeno alcuni strati della popolazione, come il cento dei grandi mercanti, all’interno della struttura signorile. Un procedimento che si completerà però soltanto con il figlio Ludovico.
Sotto l’influenza dello zio Carlo Malatesta, Gianfrancesco partecipò alla lega, stipulata nel 1407 e rinnovata l’anno successivo, contro Ottobuono Terzi, da poco diventato signore di Parma, a cui parteciparono Venezia, Pandolfo Malatesta, gli Este, Giovanni Maria Visconti e Cabrino Fondulo. Il rapporto con la dinastia dello zio si rafforzò grazie al matrimonio del Gonzaga con Paolo, figlia di Malatesta Malatesta, avvenuto nel 1409. Sempre all’influenza malatestiana si dovette lo stretto rapporto con Venezia che aveva già caratterizzato la signoria del padre Francesco. Dal 1413 si assistette ad un affievolirsi dell’intensità nel rapporto con la dinastia romagnola e all’ascesa della famiglia del consigliere del Gonzaga, Carlo Albertini, alla quale vennero concessi poteri sempre più ampi. L’Albertini raccoglieva intorno a sè alcuni dei più alti ufficiali del dominio gonzaghesco che si rifacevano al partito filo imperiale, al momento particolarmente ostile alla Serenissima e ai Malatesta per interessi contrastanti nell’Adriatico: attraverso la sua azione Gianfrancesco venne meno agli obblighi nei confronti dello zio nelle guerre contro Sigismondo.
Nel 1413 strinse alleanza con il signore di Cremona Cabrino Fondulo. Tale alleanza si rivelò effimera in quanto alla prima occasione il Gonzaga venne meno ai patti e non soccorse Cabrino attaccato da Pandolfo Malatesta.
Entrò al servizio dell’antipapa Giovanni XXIII come condottiero, grazie all’influsso di un fratello dell’Albertini. Tuttavia tale avvicinamento non determinò una rottura dei rapporti con l’imperatore.
Nel 1414 l’Albertini tentò di trascinare Gianfrancesco in guerra contro la lega anti-imperiale formata da Milano, Genova, Monferrato e Pandolfo Malatesta. Il Gonzaga però rifiutò e allontanò la famiglia Albertini, nel desiderio di tornare all’antica alleanza con Venezia e i Malatesta che durò fino al 1438.
Nel 1319, approfittando della presenza a Mantova del nuovo papa Martino V, Gianfrancesco si propose come mediatore della pace tra Pandolfo Malatesta e Filippo Maria Visconti nella disputa per Brescia.
La politica aggressiva del Visconti spinse il Gonzaga ad un più significativo impegno a favore di Venezia, che aveva fornito garanzie circa la difesa della sua signoria su Mantova. Nel 1426 aveva aderito alla lega antiviscontea capeggiata dalla Serenissima e da Firenze: iniziò così un lungo periodo di guerre che colpirono duramente il territorio mantovano. La fedeltà veneziana venne però premiata con acquisizioni territoriali e la donazione di un palazzo in Venezia.
Il rapporto di fedeltà con Venezia venne minato nel 1436 dalla defezione del figlio Ludovico che si schierò a favore di Milano. Le relazioni con la Serenissima si interruppero l’anno successivo e nel 1438, preoccupato dall’espansionismo milanese, strinse alleanza con Filippo Maria Visconti, firmando un contratto di condotta decennale. Tale alleanza rappresentò un significativo e radicale mutamento di fronte che ebbe effetti duraturi sulla dominazione gonzaghesca e, come è stato sottolineato dalla storiografia, non rappresentò un semplice passaggio di campo dettato dalla contigenza. All’alleanza con i visconti fecero seguito anche attività diplomatiche per garantirsi l’appoggio estense a salvaguardia dei confini orientali del marchesato.
L’appoggio milanese però non diede i frutti sperati e anzi porto ad una diminuzione dell’estensione del marchesato causato dall’azione dello Sforza a capo dell’esercito veneziano.
Nel 1432 rifiutò il ruolo di Capitano generale dell’esercito Veneziano, dopo la morte del Carmagnola di cui era stato luogotenente. Il rifiuto fi dovuto principalmenta alla volontà del Gonzaga di non compromettersi agli occhi dell’imperatore da cui stava cercando di ottenere il titolo di Marchese. Nel tardo 1432 accettò invece il titolo anche se il suo comando non fu particolarmente brillante.
Nel campo dei rapporti con gli enti ecclesiastici fu particolarmente attiva la moglie del Gonzaga, Paola Malatesta. All’inizio del XV secolo si stabilirono a Mantova, sotto il patronato dei signori, diversi ordini monastici come i certosini, i carmelitani osservanti ed altri. Le visite di papa MartinoV e di Bernardino da Siena furono l’occasione per fare concessioni in favore di conventi dei frati minori osservanti e di alcuni monasteri di clarisse sia in Mantova, sia in Lombardia. La figlia Cecilia fu ordinata monaca nel monastero del Corpus Domini fondato dalla madre. Il Gonzaga inoltre venne sepolto, come i suoi genitori, in una cappella nella chiesa di San Francesco.
Gianfrancesco continuò l’opera del padre nella costruzione di un principato rinascimentale investendo anche nella politica culturale. Nella Ca Zoiosa inaugurò la scuola dell’intellettuale Vittorino da Feltre, nella quale fece educare la figlia Cecilia, che mirava a fondere gli ideali cristiani e i principi umanistici. Ebbe rapporti e numerosi intelletuali di primo piano, che talvolta invitò alla sua corte, come Leon Battista Alberti, Filippo Brunelleschi e altri umanisti veneziani. Le decorazioni pittoriche di alcune sale della Corte Vecchia vennero affidate a Pisanello, che però non le concluse.
Il consenso alla signoria di Gianfrancesco sembra fosse piuttosto diffuso, tuttavia non mancarono i tentativi di rovesciamento del suo dominio. La famiglia del suo primo consigliere, Carlo Albertini, cerco infatti di approfittare del favore del signore per cercare di prendere il controllo di Mantova. Un primo tentativo, andato sicuramente a vuoto e probabilmente solo abbozzato avvenne nell‘1411 all’epoca della rottura con il Malatesta. Successivamente, nel 1414, un tentativo più esplicito e spalleggiato probabilmente dall’imperatore venne scoperto dal Gonzaga che fece processare e condannare della famiglia Albertini tra cui lo stesso Carlo, che pare morì in carcere.
La fine della dominazione del Gonzaga avvenne per la morte del Marchese, dovuta a cause naturali, nel settembre del 1444. Gianfrancesco consegnò a suo figlio Ludovico il marchesato e il titolo, lasciando ai figli cadetti porzioni minori di territorio detenuti a titolo feudale e direttamente dipendenti dal marchese.