di:
Dario Canzian
? – 1324.
12/17 aprile 1312 – 15 dicembre 1312.
Treviso.
G. fu nominato «capitaneus generalis civitatis Tarvisii et districtus». È questa l’unica forma di legittimazione di cui abbiamo notizia. Non ebbe il vicariato imperiale, che invece era stato ottenuto dal fratello Rizzardo, suo predecessore.
G. fu nominato «capitaneus generalis civitatis Tarvisii et districtus». È questa l’unica forma di legittimazione di cui abbiamo notizia. Non ebbe il vicariato imperiale, che invece era stato ottenuto dal fratello Rizzardo, suo predecessore.
G. salì al potere come successore del fratello Rizzardo, assassinato da un rustico mentre giocava a scacchi sotto la loggia del suo palazzo cittadino.
Le fonti dichiarano che egli salì al potere «omnibus annuentibus» (Cortusi, p. 16) . Perse, o non accettò, il titolo di vicario imperiale, che aveva avuto il fratello. Secondo testimonianze del 1313 (Picotti, doc. LIII, p. 301) aveva ricevuto dal comune il merum et mixtum imperium e il completo arbitrio sugli statuti e sulle elezioni del podestà.
Dopo la frattura rispetto alla tradizione comunale consumatasi durante la signoria di Rizzardo, con G. si ritorna ad una certa coesistenza di magistrature comunali e signoria. Viene infatti nominato nuovamente un podestà, che giura la fedeltà agli statuti. Come per i suoi predecessori, Gherardo e Rizzardo, il signore era rappresentato da un vicario che aveva il compito di occuparsi della città. Sembra si arrogasse comunque il potere di intervenire per far cancellare i bandi o prelevare ad arbitrio somme dalle casse del comune.
G. momento della sua ascesa alla signoria si avvalse dell’appoggio delle grandi famiglie trevigiane e del comune di Padova, appoggio ricambiato attraverso una efficace alleanza militare contro Cangrande. Cercò di avviare da subito buone relazioni anche con Firenze, nello sforzo di mantenere Treviso nella coordinazione guelfa italica. Successivi dissapori maturati con le autorità padovane, preoccupate delle intromissioni di G. nella vita politica della loro città, lo spinsero ad abbandonare Padova e ad avvicinarsi al partito scaligero, anche grazie alla mediazione del conte Enrico di Gorizia, suo cognato.
In un compromesso dell’8 luglio 1312 G. viene definito “capitano generale delle città di Treviso, Feltre e Belluno, e dei loro distretti”. In realtà, Feltre e Belluno, pur fortemente interessate dal disegno politico caminese e dalle infiltrazioni di esponenti del loro entourage nelle istituzioni civili e religiose locali, sono parte di uno ‘stato’ caminese senza però che le loro sorti e le loro istituzioni siano legate a quelle di Treviso. Il vincolo era infatti con le persone, non con le istituzioni. Dismessa la signoria trevigiana, G. continuò infatti ad essere capitano generale di Feltre e Belluno dal 1316 al 1320.
Si può ipotizzare che, come il padre e il fratello che lo avevano preceduto nella signoria di Treviso, anche G. cercasse di mantenere il controllo degli episcopati di Treviso, Ceneda, Feltre e Belluno. Lui stesso era stato inizialmente indirizzato dal padre alla cattedra di Belluno. Va rilevato peraltro che tra coloro che si adoperarono per la sua deposizione vi fu anche il vescovo di Treviso, Castellano di Salomone.
la svolta impressa nella seconda fase della sua politica gli valse l’allontanamento dell’élite cittadina e del territorio, e in particolare dei conti di Treviso e dei Tempesta (avvocati vescovili), oltre che del vescovo, Castellano di Salamone.
nel “Processo Avogari” del 1314 i testimoni confermano che Guecellone resse la città «tyranico modo» (cfr. Processo Avogari, p. 420, 526).
Il vescovo orchestrò una congiura insieme agli esponenti dell’aristocrazia del territorio, alle principali famiglie urbane e persino a un congiunto del signore. Un tumulto suscitato ad arte nella notte tra il 14 e il 15 dicembre 1312, cui fece seguito un modesto scontro, produsse la cacciata di G. da Treviso e con essa la chiusura della signoria caminese, avviata nel 1283 da Gherardo. Vennero quindi ripristinate le magistrature comunali.
Fonti: Constitutiones et acta publica, in MGH, Legum sectio IV, a cura di I. Schwalm, IV, Hannoverae et Lipsiae 1909-11, nn. 1048 p. 1089, 1234 p. 1295; Cortusiis (de) Chronica de novitatibus Padue et Lombardie, in RIS, 2 ed., XII, parte V, a cura di B. Pagnin, Città di Castello 1941-1975; Il processo Avogari (Treviso 1314-1315), a cura di P. Cagnin, con un saggio introduttivo di D. Quaglioni, Roma 1999 (Fonti per la Storia della Terraferma veneta, 14).
Studi: G.B. Picotti, I Caminesi e la loro signoria in Treviso dal 1283 al 1312, Livorno 1905 (rist. anast. con aggiornamento e e documentazione fotografica a cura di G. Netto, Roma 1975), pp. 225-241; F. Ercole, Comuni e Signori nel Veneto (Scaligeri Caminesi Carraresi). Saggio storico-giuridico, in Id., Dal Comune al Principato. Saggi sulla storia del diritto pubblico del Rianscimento italiano, Firenze 1929, pp. 53-118; voce in DBI, XVII, Roma 1974, a cura di J. Rjedman, pp. 251-254; G. M. Varanini, Istituzioni e società a Treviso tra comune, signoria e poteri regionali (1259-1339), in Storia di Treviso, a cura di E. Brunetta, II, Il Medioevo, a cura di D. Rando e G.M. Varanini, Venezia 1991, pp. 177-178; D. Quaglioni, Il processo Avogari e la dottrina medievale della tirannide, in Il processo Avogari, pp. V-XXIX.