di:
Valentina Dell'Aprovitola
metà XIII secolo – post 1315
1305 - 1311 circa
Novara
i Brusati furono i più importanti rappresentanti della fazione guelfa novarese, detta Pars Sanguigna, in lotta continua con la fazione ghibellina, detta Pars Rotunda, guidata dai Tornielli. Non è possibile stabilire con precisione quando si siano formate queste fazioni politiche in città e quando siano cominciate le lotte tra esse, ma stando alla testimonianza, anche se scarna, dell’Azario, pare che la famiglia dei Brusati fosse già coinvolta durante gli avvenimenti della prima Lega Lombarda, mentre il Calco nomina i Brusati solo a partire dal 1257, momento in cui, secondo lo storico, iniziarono i contrasti tra Sanguigni e Rotondi. Non si conoscono le basi economiche della famiglia.
la documentazione residua non permette di stabilire se il B. abbia ricoperto cariche cittadine.
le notizie a proposito sono molto scarse, ma possiamo ipotizzare che, così come accadde per altri signori cittadini del periodo, la guida della parte sia stato lo strumento più immediato di accesso al potere.
durante i cinque anni della sua dominazione, Guglielmo non legittimò mai la sua signoria, esattamente come accadde per altri potenti del periodo, come ad esempio Simone Avogadro di Collobiano. Pare che il potere del B. fosse però meno saldo di quello che Simone ebbe a Vercelli, in parte a causa dell’avanzata età del signore novarese, in parte per la minor influenza della famiglia. Ciononostante non possiamo nutrire dubbi sulla natura della sua dominazione: l’essere stato inviato a Milano nel 1309 come rappresentante di Novara per presenziare alla pacificazione tra Guido della Torre e l’arcivescovo Cassone della Torre, rappresenta un’ulteriore conferma del suo essere al vertice della politica cittadina.
le informazioni a proposito sono piuttosto scarse, e non consentono di delinearne un profilo preciso. Nei suoi anni di dominazione non vi è traccia di riforma statutaria, quindi probabilmente si mantennero gli ordinamenti comunali precedenti, eventualmente piegati alle necessità del momento.
il principale sistema di alleanza cittadino fu quello con la famiglia dei Cavallazzi, che però in precedenti occasioni si era alleata anche con i Tornielli; a livello sovracittadino il più importante punto di riferimento furono i Della Torre.
sappiamo da una testimonianza del Calco che il B. fu Capitano del popolo di Milano dall’ottobre del 1302 – in un momento di prevalenza dei Torriani sui Visconti, che proprio in quell’anno furono costretti ad abbandonare la città – fino al marzo dell’anno successivo. Ancora nel 1303 fu insignito “militaribus ornamentis” da Francesco da Parma, allora arcivescovo di Milano, e posto al comando delle milizie novaresi stanziate a Milano a supporto della lega guelfa e dei Torriani. Presenziò inoltre come membro della commissione milanese riguardo il processo di perdono del ribelle Guido della Torre.
per il B. non possiamo propriamente parlare di una politica urbanistica; tuttavia, quando nel 1315 riuscì a cacciare Matteo Visconti, alleato dei Tornielli, il B. e i guelfi «explanaverunt castrum […] per ipsum constructum» (Azario).
Se dall’inizio del XIV secolo, con la cacciata dei Tornielli dalla città, la situazione novarese parve essersi stabilizzata nella direzione di un netto predominio guelfo, questo fu rimessa in discussione dalla discesa in Italia di Enrico VII, che rappresentò un efficace strumento per le famiglie ghibelline dell'Italia settentrionale per rientrare nelle città dalle quali erano state bandite. La via della conciliazione fu quella seguita da Novara: l’11 giugno 1310 il podestà cittadino e il vescovo si incontrarono con i commissari che precedettero il re. Grande assente di questo incontro fu proprio il B., che preferì non comparire. Tuttavia egli comparve tra i sottoscrittori dell'atto del 19 dicembre 1310 con cui si affidavano al re pieni poteri per ristabilire la pace. Il giorno seguente venne redatto l’atto di pace, consistente in un accordo in base al quale, stabilite certe condizioni, i Tornielli potevano rientrare in città; il B. firmò l’atto al cospetto di Enrico VII. Prese così il via la difficile e tumultuosa convivenza tra Brusati, Cavallazzi e Tornielli che ebbe come epilogo, dopo controversie sempre più violente, la cacciata dei guelfi e del B. dalla città, il 15 giugno 1311.
Il 15 luglio dello stesso anno il B. condusse insieme a Folchino Cavallazzi le milizie degli esuli novaresi al campo del re davanti a Brescia, e lì si fece garante dell'arcivescovo Cassone Della Torre nell'atto di riconciliazione tra l’arcivescovo e Matteo Visconti. Questa è l’ultima notizia sicura dell’operato del B. Un’ultima testimonianza, non certa, è dell'aprile del 1315, quando Brusati e Cavallazzi rientrarono per breve tempo in città, fino a quando la fazione ghibellina prese definitivo sopravvento con l'appoggio di Matteo Visconti nel 1316. Secondo la tradizione, il B. compare ancora tra i Brusati esuli in quell'anno. Se già nel 1310 Niccolò di Butrinto giustificava l’assenza del B. all’incontro con Enrico VII poiché «antiquus et debilis», possiamo immaginare che dopo la cacciata del 1315 non dovette vivere ancora a lungo.
P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, in RIS2, XVI/4, a cura di F. Cognasso, pp. 15, 48, 100 ss.; G. Merula, Antiquitatis Vicecomitum libri X, Milano 1629, pp. 221-237; T. Calco, Mediolanensis historiae patriae libri XX, s.l. né d., pp. 412 s., 436, 447; B. Corio, Istoria di Milano, Milano 1503, ff. 124rv, 126r, 131r; C. Bescapè, Novaria seu de ecclesia Novariensi libri duo, Novara 1612, p. 439; C. Morbio, Storia della città e diocesi di Novara, Milano 1841, pp. 90, 104 ss.; F. Cognasso, Novara nella sua storia, in Novara e il suo territorio, Novara 1952, pp. 294, 298 s., 308-312; Id., L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, Milano 1955, pp. 11, 56, 68 ss.; G. Sergi, Brusati, Guglielmo, in DBI