di:
Flavia Negro
1420-1484
Marchese del Monferrato dal 1464 alla morte; signore di Alessandria dal 1449 al 1450.
Nel 1445 il fratello Giovanni IV Paleologo, appena diventato marchese del Monferrato, gli concede Trino Vercellese, ma è attraverso l'attività di capitano di ventura che G. riesce a costruire una dominazione personale, ottenendo nel 1449 la signoria su Alessandria. Negli anni 1447-48, morto Filippo Maria, G. è al servizio della Repubblica Ambrosiana e poi di Francesco Sforza: è quest'ultimo a offrirgli un contratto (1 nov. 1448) che prevede la cessione della città di Alessandria e suo distretto, oltre che di tutti i luoghi appartenuti in passato ai marchesi di Monferrato di cui G. si fosse impadronito. In seguito al successo della campagna militare il primo gennaio 1449 la città di Alessandria, considerata la liberalità e la clemenza "illustris et excelsis principis domini Gulielmi nati felicis et piae memoriae domini Johannis Jacobi marchionis Montisferrati" offre la propria sottomissione, che G. accetta a nome suo e dei suoi eredi e successori "qui sint et fuerint de propagine domus Montisferrati" (B. San Giorgio, Cronica, p. 337). G. ottiene subito dopo la fedeltà di vari luoghi dell'alessandrino, circa una quindicina, precisamente elencati nell'atto che segna di fatto la fine della sua signoria: poco dopo la dedizione della città G., che con altri capitani sforzeschi stava trattando il passaggio al campo sabaudo, viene infatti imprigionato da Francesco Sforza nel castello di Pavia, e liberato un anno e dieci giorni più tardi in seguito all'esplicita rinuncia ad ogni pretesa su Alessandria e i luoghi che aveva sottomesso grazie agli accordi con Francesco (atti del 9 e 26 mag. 1450 in B. San Giorgio, Cronica, p. 338 sgg.); in cambio lo Sforza gli concede un vitalizio di 2000 ducati d'oro. Tornato in Monferrato G., con atto redatto a Trino il 7 giu. 1450, dichiara l'illegittimità della cessione al duca della città di Alessandria e degli altri luoghi "quarum civitatis et terrarum idem dominus Gulielmus erat verus et legitimus dominus" e più in generale quella dei patti sottoscritti con il duca durante la prigionia poiché "dictas conventiones et pacta fecit, et ad eas et ea devenit, metu necis horrendae primo in castro Papie, cum jam tanto, ut premittitur, tempore, et sub vigili custodia satellitum dicti ducis ibidem stetisset carceratus, intra manus ipsorum satellitum et sicariorum positus. In civitate quoque Laudensi dictam ratificationem et confirmationem fecit metu redeundi ad carcerem et metu supplicii" (B. San Giorgio, Cronica, p. 342). Il recupero concreto della città e del contado fu tentato da G. negli anni seguenti aderendo a tutte le leghe nate in funzione antisforzesca ma i risultati non andarono oltre la conquista di alcune località minori. La pace di Lodi (9 apr. 1454) impose a G. e al fratello Giovanni IV la rinuncia di ogni pretesa su Alessandria.
Vedi alla voce PALEOLOGI, famiglia.
signore di Alessandria ("dominus Alexandriae")
marchese del Monferrato ("marchio Montisferrati")
G. diventa marchese del Monferrato alla morte del fratello Giovanni IV (19 gen. 1464). Premessa per il concretizzarsi della signoria di Alessandria è il contratto siglato da G. per entrare al servizio di Francesco Sforza (dedizione della città dell'1 gen. 1449).
1454, lug. 22: il duca di Milano Francesco Sforza smembra i luoghi di Cassine e Felizzano dal contado di Alessandria e ne investe G. (investitura rinnovata da Galeazzo Maria Sforza il 25 feb. 1467 e il 26 nov. 1477).
1464, mag. 14: G. ottiene conferma dall'imperatore Federico III dei privilegi concessi ai suoi predecessori.
1469, feb. 1: G. ottiene conferma dall'imperatore Federico III di tutti le terre del marchesato.
Dal basso:
1464, gen. 27: atto di fedeltà di Casale Monferrato.
1464, marzo: atto di fedeltà di Acqui.
1466 ag. 11: omaggio di Ludovico marchese di Saluzzo a G. per i feudi che tiene da quest'ultimo.
1469, mar. 29: atto di fedeltà della città di Alba.
Dopo essere diventato marchese (1464) G. proseguì con energia la strada intrappresa dal padre Teodoro II, fautore di una decisa riorganizzazione delle strutture amministrative del marchesato, ispirandosi in parte all'esempio del ducato di Milano (Del Bo, p. 113). Crea l'organo giudiziario del Senato di Monferrato, e raddoppia l'organico della cancelleria favorendo la specializzazione dei funzionari. L'attenzione del marchese per gli aspetti finanziari è simboleggiata dalla prassi di tenere presso di sé - ne la bolzeta soa - una copia dei registri prodotti da questi ultimi (Del Bo, pp. 28, 108). Negli anni 1472-73 il marchese interviene, con l'ausilio del giurisperito Nicolino de Curte, in materia di legislazione criminale: a lui si deve il maggior numero dei decreti emanati dai marchesi in quest'ambito (27 capitoli sui 29 raccolti nel più tardo codice dei Decreta), e la decisione di estenderne la validità all'intero territorio marchionale, limitando così i margini di autonomia locale (questa, tuttavia, viene esplicitamente tutelata nel caso di alcune importanti famiglie signorili: Del Bo, pp. 146-47, 149).
Ghibellino. Votato alla carriera militare - già nel 1438, all'età di 18 anni, parte al seguito di Renato d'Angiò per la conquista del Regno di Sicilia, e l'attività di condottiero lo accompagnerà per gran parte della sua esistenza - agì in ambito diplomatico con la spregiudicatezza tipica degli uomini d'arme del suo tempo. Rimane fuori dai confini del marchesato fino al 1445, anno della morte del padre e della nomina a marchese del fratello Giovanni IV. Da quel momento G., che ha 25 anni, appare a fianco del fratello nelle varie vicende del marchesato, anche se non è sempre facile distinguere nel suo operato le iniziative compiute in qualità di membro della dinastia marchionale da quelle finalizzate alla costruzione di un dominio personale. La sua attività di capitano di ventura si ripercuote indubbiamente sul marchesato e sulle scelte politiche del fratello: nel 1446, per un dissidio con un capitano di ventura, Carlo Gonzaga, come lui al servizio di Filippo Maria Visconti, passa al servizio dei Veneziani e finisce per provocare l'occupazione da parte del Gonzaga di alcune terre del marchesato, costrette a pagare 4000 ducati per la loro liberazione; il tentativo di recuperare la signoria su Alessandria, ottenuta grazie a Francesco Sforza e sottrattagli da quest'ultimo nel 1450, determina dal 1451 fino alla pace di Lodi del 1454 lo schieramento del marchese di Monferrato con le forze antisforzesche (Aragonesi e Veneziani). Rassegnato alla perdita della città G. torna al servizio degli Sforza, di cui rimase un fedele alleato anche dopo la sua successione a capo del marchesato (1464).
Matrimoni. I matrimoni contratti da G. non gli permisero di ottenere un erede: dal matrimonio con Maria di Foix (ott. 1465) nasce solo una figlia, e lo stesso dal successivo matrimonio (18 lug. 1469) con Elisabetta Maria (figlia di Francesco Sforza).
Capitano generale per gli Sforza (nomina 1 gen. 1475).
Nel 1468, nella speranza di avere un erede maschio, fa voto di costruire in Casale una chiesa dedicata a S. Domenico. Si adoperò per la ricostruzione del santuario di S. Maria di Crea.
Apporta notevoli miglioramenti urbanistici a Casale, che sotto di lui acquisisce il rango di città diventando sede di vescovado (1474), ed è ormai l'indiscussa capitale del marchesato. Guglielmo è protagonista della più intensa fase di riorganizzazione insediativa e militare del marchesato (Lusso, p. 27 e sgg.). Molti interventi risalgono agli anni in cui, non ancora marchese, collabora al governo con il fratello Giovanni IV (1446, 1449, 1450). L'ultimo intervento di Guglielmo, nel 1482, riguarda le mura di Nizza Monferrato.
Diventato marchese si impegna nel radunare a Casale, dove importa la stampa, poeti e umanisti quali Giovanni Mario Filelfo, Paolo Spinosa, Piattino Piatti e Ubertino Clerico (Settia, DBI). Nella sua vita pare aver coltivato la passione poetica e l'interesse per l'astrologia.
Galeotto Del Carretto, autore di una storia dei marchesi del Monferrato, lo giudica "signor virtuoso et de sottile et perspicace ingegno e de grand'animo", e "eloquentissimo et de grande prudentia fra tutti gli principi". Un membro della stessa famiglia del cronista ne sottolinea la "prudentia e integrità" e "la longa experientia del mesterio de le arme".
G. muore a Casale il 27 feb. 1484, senza eredi legittimi; gli succede il fratello Bonifacio III.
I principali fondi documentari per le vicende di G. sono conservati nell'Archivio di Stato di Torino, e in particolare: AST, Paesi, Monferrato, Protocolli, bb. 1-10; AST, Paesi, Monferrato, Ducato; AST, Paesi, Monferrato, Feudi).
Parlamento del Monferrato, a cura di A. Bozzola, Bologna, 1926;
G. Del Carretto, Cronica di Monferrato, in MHP, Scriptores, III, Augustae Taurinorum 1848;
B. Del Bo, Uomini e strutture di uno stato feudale. Il Marchesato di Monferrato (1418-1483), Milano, 2009;
E. Lusso, Le "periferie" di un principato. Governo delle aree di confine e assetti del popolamento rurale nel Monferrato Paleologo, in «Monferrato Arte e Storia», 16 (2004), pp. 5-40;
Benvenuto di Sangiorgio, Cronica del Monferrato, a cura di G. Vernazza, Torino, 1780;
Benvenuto di Sangiorgio, Historia Montis Ferrati, in Rerum Italicarum Scriptores, coll. 307-762;