Guidi, Simone


di:
Estremi anagrafici:

1230 ca – 1280 ca.



Durata cronologica della dominazione:

1263-1266.



Espansione territoriale della dominazione:
Origine e profilo della famiglia:

Quella dei Guidi fu una famiglia di origine comitale discesa da tal Teugrimo che la tradizione vuole essere venuto in Italia al seguito di Ottone I e da questi investito di estesi possedimenti a cavallo dell’Appennino Emiliano e di quello Tosco-Romagnolo. Sul finire del X secolo i Guidi erano radicati nel Pistoiese ma di lì a breve avrebbero esteso i propri interessi nel Mugello, nel Casentino e nel Valdarno, sia inferiore che superiore. Tra i membri della famiglia, la figura di Guido Guerra II riveste particolare rilevanza: alla morte di Matilde di Toscana, dalla quale era stato adottato, egli assunse il titolo di Marchese di Tuscia ereditando oltre ad una parte consistente dei beni di lei anche quelli degli estinti conti Cadolingi. Fedeli all’Impero, i Guidi individuarono nelle rocche di Empoli, Dovadola, Modigliana e Poppi altrettanti centri di irradiazione del proprio potere. E quest’ultimo castello, posseduto in quote-parti, divenne il fulcro dei dominati famigliari allorché il potere della casata, pur divisasi in almeno quattro rami principali, si concentrò nell’area casentinese.


Titoli formali:

Podestà cittadino la cui carica fu prorogata consecutivamente per tre anni.


Modalità di accesso al potere:

Il contesto nel quale Simone ottenne la carica podestarile ad Arezzo è quello di poco successivo la sconfitta fiorentina di Montaperti che vide il ghibellinismo imporsi in buona parte della regione e Manfredi avviare, per il tramite del suo vicario Guido Novello Guidi, fratello del nostro, un embrionale sistema di coordinazione sovracittadina. L’autorevolezza raggiunta da  Guido Novello, la sicura fedeltà ghibellina di alcuni dei rami famigliari, la continuità dei rapporti che dagli inizi del XIII secolo si era instaurata tra il Comune di Arezzo e la casata guidinga (cui appartennero i podestà cittadini nel 1237, nel 1247 e nel 1262) ed infine il suo profondo radicamento nelle vallata del Casentino e dell’Ambra tanto prossime alla città furono altrettanti elementi che convinsero gli Aretini a tributare la massima carica cittadina a Simone, reiterandola poi per il triennio successivo.


Legittimazioni:

La legittimazione formale di Simone avvenne tramite la titolarità della carica podestarile che gli fu prorogata per tre anni consecutivi. Fu quello del Guidi l’unico caso di prolungata reiterazione ad Arezzo del massimo ufficio cittadino prima dell’esperienza di potere di Uguggione della Faggiola.


Caratteristiche del sistema di governo:

Non è possibile tratteggiare neppure in modo sommario le modalità con le quali il primato di Simone sulla vita aretina venne esercitandosi nel corso di un triennio. Le fonti coeve sono infatti assai avare di notizie limitandosi per lo più a registrare l’abnorme durata temporale dell’incarico affidato al Guidi. E’ comunque logico supporre che Simone abbia potuto corroborare la propria autorità appoggiandosi ai numerosi fideles reclutati nei dominati famigliari del Casentino e, parallelamente, ricevendo un robusto sostegno da suo fratello Guido Novello in quegli stessi anni Vicario di Manfredi in Toscana dopo essere stato podestà fiorentino nel biennio 1262-63.

Se, del resto, a Firenze, l’esperienza di potere di quest’ultimo si era attuata infiacchendo tutte le magistrature nate con l’emersione del Primo Popolo, Simone si trovò ad operare in un contesto nel quale il movimento popolare non aveva ancora raggiunto traguardi di rilievo. E’ presupponibile dunque che, entro una città coesa attorno al trionfante ghibellinismo, a fronte di un’autorevolezza famigliare che si esplicava robustamente nell’area, il potere di Simone si sia esercitato in forme assai poco contrastate. Così almeno nei primi due anni del suo podestariato, prima che l’esigenza di una conciliazione tra gli opposti partiti mutasse radicalmente gli equilibri politici della città.


Sistemi di alleanza:

Le alleanze entro le quali l’azione politica di Simone si iscrisse, almeno fin tanto che egli detenne la carica podestarile ad Arezzo, sono quelle coincidenti con lo schieramento ghibellino di Toscana. Del resto, coadiuvando suo fratello Guido Novello, Simone fu anch’egli assai vicino a Manfredi rappresentando uno dei più autorevoli leader dello schieramento filosvevo della regione.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Appare probabile che, sino al 1262 circa, Simone abbia condiviso buona parte delle vicende politico-militari del fratello Guido Novello coadiuvandolo, da una posizione subalterna, nel controllo politico su Firenze.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Simone manifestò costantemente una profonda devozione verso l’ordine minoritico. Se tale sentimento era sicuramente alimentato dalla rilevanza che le terre casentinesi avevano ricoperto nella parabola terrena di s. Francesco, non è da escludere che il desiderio di contenere il prestigio camaldolese abbia contribuito ad orientare in direzione minoritica i favori di Simone. Qualunque siano state le ragioni più profonde di questa scelta, tra il 1261 ed il 1262, per commemorare la vittoria ghibellina di Montaperti, il Guidi fece erigere presso Certomondo un piccolo convento francescano. A Simone si deve del resto la costruzione, proprio sul monte de La Verna, di una cappella situata sul luogo dove l’Assisano aveva ricevuto le stimmate.


Politica urbanistica e monumentale:

Le iniziative urbanistiche di Simone non si orientarono tanto verso la città di Arezzo, quando in favore del centro di Poppi cuore del dominatus familiare nella vallata del Casentino. Alla volontà di Simone si deve l’avvio di una ampia cerchia muraria dotata di cinque porte, il rafforzamento della rocca interna e l’edificazione di un palazzo famigliare simbolo stesso della potenza dei conti sulla locale comunità e le terre circonvicine. Per quanto i diritti sul centro appartenessero, divisi in quote-parti, a vari rami della casata, il castello di Poppi fu dunque trasformato in una consistente “terra” che doveva dare ai due fratelli sicurezza, prestigio ed una solido appoggio per le loro iniziative politiche nel Fiorentino e nell’Aretino.


Politica culturale:

Consenso e dissensi:

Giudizi dei contemporanei:

Fine della dominazione:

Il primato aretino del Guidi, correlato alla detenzione di un ordinaria carica comunale, venne probabilmente meno in relazione alle declinanti fortune del ghibellinismo toscano dopo la sconfitta di Benevento.

Del resto l’anno 1266 riveste nella storia di Arezzo una duplice importanza. Da un lato esso registrò una pacificazione generale, a seguito della quale la città si governò “pe’ guelfi e ghibellini per equal parte” ed al cui raggiungimento non furono estranei alcuni dei rami più “moderati” dei Guidi ed il futuro signore Guglielmino degli Ubertini. Da un altro lato esso annoverò l’introduzione, a fianco della carica podestarile (affidata dopo i tre anni guideschi a Bosone da Gubbio), di un nuovo ufficio capitanale che, tributato a Tarlato Tarlati, dimostra  l’emersione di un movimento popolare, espressione di nuove forze sino ad allora rimaste ai margini della vita politica aretina. In sostanza è possibile che l’eclissi di Simone, certamente correlata ad una situazione esterna del tutto sfavorevole ad un tradizionale alfiere del ghibellinismo, debba essersi prodotta in conseguenza dell’avvio di un nuovo corso politico nel quale i guelfi erano tornati ad occupare una parte nel reggimento cittadino e i Popolari avevano infine anch’essi raggiunto le leve di governo andando a costituire inedite magistrature cittadine.

Nondimeno è il caso di registrare qui un successivo e apparentemente repentino riallineamento politico di Simone. Prima della metà degli anni 70 un dissidio con Guido Novello, motivato forse da questioni patrimoniali, spinse Simone a stringere un’alleanza con i Fiorentini e la Parte guelfa. La nuova militanza di Simone, che sarebbe morto di lì ad un lustro, comportò un’ulteriore frattura familiare tra un ramo ghibellino, che conservò la signoria di Poppi, ed uno guelfo, che acquisì il titolo di Conti di Battifolle.


Principali risorse documentarie:

La distruzione degli archivi cittadini in conseguenza delle vicende che nel 1384 portarono all’assoggettamento fiorentino ha ridotto il novero delle fonti per lo studio della storia medievale aretina. Il più ed il meglio di quanto si è conservato è stato pubblicato nella raccolta del Pasqui.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Annales Aretinorum maiores et minores, a cura di A. Bini e G. Grazzini, Rer. Italic. Scrip.2, t. XXIV p. I, Città di Castello 1909, pp. 3; Delizie degli eruditi toscani, VIII (1777), pp. 104 s., 144 s., 172, 174; R. Malispini, Storia fiorentina, a cura di V. Follini, Firenze 1816, p. 141; J.-L.-A. Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici II, Paris 1852-61, VI, 1, p. 518; R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, IV, Berlin 1908, pp. 213, 217 s., 290, 362, 561; L. Wadding, Annales minorum, I, Ad Claras Aquas 1931, pp. 183 s.; Documenti delle relazioni tra Carlo I d'Angiò e la Toscana, a cura di S. Terlizzi, Firenze 1950, pp. 88 s., 303; Documenti dell'antica costituzione del Comune di Firenze. Appendice, a cura di P. Santini, Firenze 1952, pp. 73, 135, 139-141, 327-329; G. Villani, Nuova cronica, a cura di G. Porta, I, Parma 1990, pp. 266, 385.

Studi: M. Bicchierai, Ai confini della Repubblica di Firenze. Poppi dalla signoria dei conti Guidi al vicariato del Casentino, Firenze, Olschki, 2005; M. Bicchierai, Il contesto storico, in Le "Vite" di Torello da Poppi, Firenze 2002, pp. XXII-XXVI, XXVIII, XXXI; M. Bicchierai , Guidi, Simone, (sub voce) in Dizionario Biografico degli italiani; J.P. Delumeau, Arezzo, espace et sociétés, 715-1230, Rome, Ecole Française de Rome, 1996, pp. 384-410; P. Freschi, A.D. MCCLXII. La committenza di Simone e Guido Novello nella fondazione del convento francescano di Certomondo, in La lunga storia di una stirpe comitale. I conti Guidi tra Romagna e Toscana, Atti del Convegno di studi (Poppi-Modigliana 2003), a cura di F. Canaccini, Olschki, Firenze 2009, pp. 365-380; V. Ragazzini, Modigliana e i conti Guidi, Modigliana 1921, pp. 15, 18, 31, 44, 47, 55, 70, 75; G.P.G. Scharf, Le intersezioni del potere: i Guidi e la città di Arezzo nella seconda metà del Duecento, in La lunga storia di una stirpe comitale. I conti Guidi tra Romagna e Toscana, Atti del Convegno di studi (Poppi-Modigliana 2003), a cura di F. Canaccini, Olschki, Firenze 2009, pp. 119-138; R. Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze 1956-68, ad ind.; E. Repetti, Diz. geografico fisico storico della Toscana, IV, Firenze 1841, pp. 565-567; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Guidi di Romagna, tav. XIV.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali: