di:
Francesco Pirani
Documentato con certezza dal 1309 al 1340; secondo alcune incerte testimonianze riportate dall’erudizione locale, Lippaccio morì in tarda età fra il 1371 e il 1376.
1320-1347; (con brevi intervalli nei quali Lippaccio e il fratello Andrea furono espulsi dalla città: nel 1322, nel 1333 e nel 1340).
Osimo e qualche centro castrense (Offagna, Montecassiano e Appignano) occupato temporaneamente come roccaforte militare.
I Guzzolini, famiglia cittadina di tradizione consolare, discendevano dalla più ampia schiatta dei Ghisleri. Durante il XIII secolo il loro ruolo nella società osimana appare consolidato: Silvestro (santo), il più noto personaggio della dinastia, prima di fondare nel 1241 l’Ordine benedettino silvestrino, fu studente in diritto a Bologna e Padova; nella generazione successiva, Iacupuccio e Ghislerio furono rispettivamente giureconsulto e giudice; il primo fu anche podestà a Padova nel 1284. Lippaccio e suo fratello Andrea, sempre citato nei documenti accanto al primo, si dedicarono invece esclusivamente all’attività militare, mostrando disinteresse verso la preparazione giuridica e la carriera funzionariale, elementi che fino ad allora avevano contraddistinto l’identità dinastica.
Nessun titolo formale.
L’autorità di Andrea e Lippaccio emerse all’interno del partito ghibellino nella Marca nel primo Trecento e fu di tipo schiettamente militare. L’occupazione del potere ad Osimo, nel settembre 1317, avvenne attraverso un’azione armata.
Il G. e il fratello Andrea rivestirono un’autorità de facto; è attestata unicamente la carica militare di ‘castellano del cassero’ per Lippaccio, su nomina del rettore della Marca, all’indomani del ritorno della città di Osimo all’obbedienza papale (1333), carica che si colloca peraltro dopo la fine dell’egemonia dei Guzzolini.
Lippaccio condivise la dominazione con il fratello Andrea, senza che si possa distinguere l’apporto di quest’ultimo, sempre citato nei documenti accanto al primo. Sconosciute le forme di governo adottare, ma si più ipotizzare che il pilastro della forza dei Guzzolini risiedesse nella capacità di reclutare milizie nel contado. Il profilo dei due fratelli appare infatti più simile a quello di capi militari che non quello di signori cittadini.
Il G. e il fratello Andrea furono personalità di primo piano all’interno del partito ghibellino nella Marca durante l’accesa fase di scontri della prima metà del XIV secolo. I due fratelli seppero mettere in evidenza la loro abilità militare per la prima volta nella battaglia di Camerata del 1309, combattendo vittoriosamente contro gli Anconetani. Negli anni successivi presero parte a numerose “cavalcate” a sostegno del ribellismo ghibellino, acceso in numerosi centri della Marca. Nel 1319 aRecanati parteciparono, con i ghibellini di quella città, ad un eccidio in cui perirono alcuni rappresentanti del governo papale. In seguito alle violenze perpetrate, il 23 ottobre il rettore Amelio di Lautrec condannò i Guzzolini alla scomunica e le città di Osimo e Recanati all’interdetto. Nel 1320 Giovanni XXII privò Osimo del titolo di città e ordinò a Lorenzo di Mondaino, inquisitore dell’Ordine dei Minori, di istruire un processo per eresia, idolatria e demonologia a carico dei due Guzzolini. Negli stessi anni i fratelli parteciparono a numerose azioni militari, come ad esempio l’occupazione di Fano nei primi mesi del 1318, la cavalcata contro Ripatransone e il saccheggio di Serra dei Conti, l’assedio di Rimini nel 1320. Dopo la celebrazione del processo e la sentenza inquisitoriale di condanna in contumacia, pronunciata nel gennaio 1321, nel dicembre dello stesso anno Giovanni XXII ordinò di far predicare la crociata contro Federico da Montefeltro, i Guzzolini e i ghibellini recanatesi, fra loro strettamente legati. L’uccisione del conte di Urbino nell’aprile 1322 segnò una momentanea battuta d’arresto per la lega ghibellina: nel maggio dello stesso anno la città di Osimo si riconciliò alla Chiesa e i Guzzolini vennero espulsi, ma già nell’agosto dello stesso anno potevano rientrare nella loro città. Negli anni seguenti i fratelli osimani riuscirono a rinsaldare il tessuto del partito ghibellino grazie all’alleanza stretta con i Chiavelli fabrianesi: nel gennaio 1325 Lippaccio e Andrea parteciparono infatti con Alberghetto Chiavelli alla presa di Roccacontrada (od. Arcevia).
La discesa di Ludovico il Bavaro offrì alla coalizione ghibellina nuove possibilità di riscossa: i due Guzzolini presero parte nel giugno 1329 a un parlamento dei comuni ghibellini indetto ad Osimo alla presenza del rappresentante imperiale nella Marca, Giovanni di Chiarmonte, conte di Mohac.
Dopo la fine dell’avventura italiana dell’imperatore, Lippaccio e Andrea furono costretti ad abbandonare Osimo. Ma nel 1333 la città venne sciolta dall’interdetto e i fratelli poterono farvi rientro. Verso il 1340 i due fratelli dovettero rendersi responsabili di nuovi disordini: il rettore Giovanni de Riparia nella sua deposizione all’Informatio, una inchiesta politica svoltasi nella Marca nel 1341, attesta che i Guzzolini, esuli ad Offagna, avevano guidato un’azione armata contro Osimo e che il governo provinciale della Chiesa aveva dovuto inviare un maresciallo per fortificare il cassero della città. Soltanto nel 1347 con l’offerta del governo di Osimo ai Malatesta di Rimini i due fratelli uscirono definitivamente dalla scena politica.
Scarsissimi gli atti che menzionano Lippaccio e Andrea nelle carte di Osimo: si dovrà pertanto ricorrere essenzialmente alla documentazione papale.
Fonti: M. D’Alatri, Gli idolatri recanatesi secondo un rotolo vaticano del 1320, in Collectanea franciscana 33 (1963), pp. 82-105; Nuova Cronica, di Giovanni Villani, edizione critica a cura di Giovanni Porta, 3 voll, Fondazione Pietro Bembo, Ugo Guanda Editore in Parma, 1991, libro X, cap. CLXII; I documenti dei pontefici e dei rettori della Marca nell’Archivio storico comunale di Osimo (1199-1393), a cura di L. Egidi, Osimo 2001.
Studi: G. Cecconi, I due fratelli Lippaccio ed Andrea Guzzolini da Osimo, Osimo 1873.