di:
Tomaso Perani
1240 ca. - 1308
1298 - 1308
Brescia
vd. scheda famiglia Maggi
Il 21 settembre 1275 Berardo venne eletto vescovo di Brescia, dopo essere stato per cinque anni canonico della cattedrale. A partire dal 1293 assunse sistematicamente nei documenti prodotti dalla cancelleria episcopale anche i titoli di duca della Valcamonica, marchese di Toscolano e conte di Bagnolo. Nel marzo 1298 ottenne il titolo di Rector per cinque anni, rinnovato poi nel 1303.
L’ascesa al potere di Berardo avvenne per gradi. Innanzitutto la sua elezione alla cattedra di Brescia fu una conseguenza dell’appoggio prestato dalla sua famiglia al precedente vescovo, Martino da Gavardo, nel resistere alle pressioni de rivale Oberto Fontana, sostenuto da Oberto Pelavicino. Grazie alla fedeltà al vescovo Martino e alla rete di relazioni della sua famiglia, il Maggi riuscì ad assurgere ad un ruolo di primo piano nella chiesa bresciana.
Il prestigio e il carisma ottenuti nell’opera pastorale convinsero le fazioni in lotta ad assegnare al Maggi il ruolo di pacificatore e gli conferirono la magistratura straordinaria di rector, di durata quniquennale. Fu infatti Tebaldo Brusati, una volta richiamati i fuoriusciti, a proporre il vescovo come arbitro e garante della vita politica bresciana.
Il conferimento della carica straordinaria di rector venne legittimato dal Consiglio generale del comune che per l’occasione venne allargato in modo da comprendere quasi la totalità delle componenti della società bresciana. Erano presenti infatti la parte guelfa, gli anziani del popolo, i rappresentati delle associazioni territoriali e professionali.
I primi cinque anni del suo governo vennero impostati dal Maggi nel segno della pacificazione interna alla città. Rientrati i fuoriusciti ghibellini, già il 25 marzo 1298, a pochi giorni dalla sua elezione, Berardo promulgò ufficialmente la pace in Brescia. Il provvedimento era reso efficacie grazie all’arbitrium costringendi che Tebaldo Brusati aveva proposto di concedergli. Promosse anche una revisione degli statuti comunali ma, parte gli speciali poteri conferiti al signore, l’impianto istituzionale del comune non venne toccato. Le magistrature ordinarie come il podestà del comune e il capitano del popolo continuarono a venire elette, anche se in genere furono affidate a uomini di provata fedeltà guelfa al fine di garantire un equilibrio di poteri all’interno della città.
Questa linea però subì un brusco e drastico mutamento nei primi anni del XIV secolo. Il ritorno dei Torriani a Milano aveva inasprito le tensioni latenti in tutta la regione. Anche a Brescia il Maggi abbandonò le vesti del pacificatore per affrontare, insieme al proprio gruppo familiare, la repressione della parte guelfa. Riottenuto il titolo di rector per un altro mandato quinquennale, impegnò la maggior parte del tempo e delle risorse nell’attività militare contro Tebaldo Brusati e i suoi sostenitori, costretti al fuorisucitismo dal 1303.
Nel campo delle alleanze esterne, per tutto il tempo della sua signoria su Brescia Berardo mantenne un orientamento filo-visconteo e tendenzialmente ghibellino che si accentuò però nel secondo mandato. La famiglia Maggi era stata da sempre una delle maggiori consorterie guelfe di Brescia: l’avvicinamento ai Visconti sembra da imputarsi alla volontà di opporsi ai Brusati strettamente legati ai Torriani, più che ad un convinto ghibellinismo. A questi anni si fanno risalire l’avvio di una politica matrimoniale con i da Correggio nel 1304 (diede in sposa al figlio di Gilberto da Correggio la nipote Cancellaria) e, due anni dopo, l’alleanza con le città ghibelline di Verona, Mantova e Cremona.
Nel 1308, lo scontro militare con Guido della Torre, signore di Milano, si concluse con la stipula di una pace nell’ottobre di quell’anno.
È evidente che nella signoria di Berardo Maggi i legami con gli enti ecclesiastici ricoprirono un ruolo imprescindibile e fondamentale. Fu infatti grazie al proprio operato come vescovo e come oculato amministratore dei beni della chiesa bresciana che il Maggi riuscì a raccogliere quel prestigio che gli permise di ottenere la signoria e di tramandarla al fratello.
Berardo impose alla sua signoria anche una forte valenza simbolica che si tradusse in un forte impegno nel campo della politica urbanistica. Nel 1298, ad un mese dalla sua elezione, ottenne il premesso da Bonifacio VIII per demolire e spostare fuori città il monastero femminile dei Santi Cosma e Damiano, al fine di poter ingrandire la piazza davanti all duomo e al palazzo comunale con un evidente intento programmatico.
Per sostenere l’industria manifatturiera e la produzione agricola promosse la risistemazione del naviglio derivato dal Chiesa e lo scavo di due canali dal Mella
Nei primi anni della sua dominazione Berardo godette di un largo consenso tra la popolazione proprio in virtù della sua abilità nel pacificare la difficile situazione bresciana. Tuttavia l’entusiasmo per gli eventi del 1298 si estinse con l’avvento del nuovo secolo. Nella parte guefla, che prima della signoria del Maggi era dominante in città, iniziò a serpeggiare del malcontento per la politica accentratrice del rector. Approfittando quindi del ritorno dei Torriani a Milano nel 1302, dai quali era sostenuto, Tebaldo Brusati cercò di abbattere la signoria del vescovo filo-visconteo. Il tentativo venne però sventato e la parte guelfa venne spulsa dalla città.
La fine della sua signoria coincise con la morte del Maggi il 16 ottobre 1308. La sua eredità politica venne raccolta allora dal fratello Maffeo.
vd. Scheda famiglia Maggi.