di:
Tomaso Perani
1235 ca. - post 1311
1308 - 1311
Brescia
Non si hanno testimonianze documentarie del conferimento di un titolo o di poteri speciali al Maggi. Le fonti cronachistiche usano una terminologia generica come princeps o prefectus. Solo il Chronicon Parmense lo designa come dominus perpetuus. É quindi probabile che si trattasse di una signoria di fatto.
Maffeo salì al potere alla morte del fratello, il vescovo Berardo, come suo successore. Già prima della morte del presule però, grazie alla sua grande esperienza politica, era stato coinvolto nell’amministrazione della signoria. Si potrebbe quindi sostenere che la successione avvenne in qualche modo senza soluzione di continuità.
In assenza di documenti che attestino un’intitolazione ufficiale del signore, è possibile sostenere che la principale forma di legittimazione per il dominio di Maffeo derivasse dal fatto di far parte dell’importante consorteria dei Maggi e soprattutto dall’essere fratello del precedente signore che godette fino alla morte di grande prestigio, nonché dal proprio carisma personale.
Anche durante la signoria di Maffeo, come in quella del defunto fratello Berardo, l’impianto comunale non venne modificato.
Anche per quanto concerne la gestione del potere non ci furono discrepanze dall’ultimo periodo della precedente dominazione. Principale preoccupazione del Maggi fu infatti quella di contenere le iniziative della parte guelfa anche con iniziative militari nel contado.
Nonostante la brillante carriera podestarile nel circuito dei comuni guelfi, una volta salito al potere strinse legami con i principali signori ghibellini. Le sue due figlie andarono infatti in spose una al figlio di Gilberto da Correggio e l’altra al figlio di Matteo Visconti. All’epoca della venuta di Enrico VII, nel 1310, decise di prestare fedeltà all’imperatore (fatto salvo il parere contrario del papa) e venne da questi armato cavaliere a Milano insieme al Visconti e al da Correggio e a numerosi altri.
Maffeo Maggi fu uno tra i più importanti ufficiali itineranti dell’ultimo quarto del XIII secolo. Ricoprì diverse volte le carica di podestà e di capitano del popolo in diversi comuni dell’Italia centro-settentrionale, generalmente appartenenti allo schieramento guelfo, come Firenze , Bologna, Perugia, Reggio, Parma, Siena, Lucca, Pistoia. Non solo le reiterazioni o i secondi mandati lasciano ritenere che fosse tenuto in alta considerazione e molto apprezzato dai ceti dirigenti delle diverse città: anche il momento i cui i suoi servizi venivano richiesti fanno propendere per questa ipotesi. Nel 1294, per un semestre, fu anche podestà a Milano sotto Matteo Visconti, nel delicato momento dell’offerta del titolo di vicario per l’Italia da parte di Adolfo di Nassau, re dei romani. A Firenze venne chiamato per l’ennesima volta nel 1295 all’epoca delgi Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella, quando il podestà designato aveva rinunciato l’incarico a causa dei continui attentati all’ordine pubblico. Al momento dell’ascesa al potere su Brescia era quindi un personaggio con una grandissima esperienza politica alle spalle.
Non appena ottenne il potere Maffeo si impegnò perchè venisse eletto alla cattedra vescovile Federico Maggi, figlio di un suo cugino, nonostante non raggiungesse l’età minima richiesta per il ruolo. In questo modo veniva a ricrearsi, seppur divisa tra due persone, la situazione della precedente dominazione in cui la famiglia Maggi controllava in Brescia sia il potere civile sia quello religioso.
Se dal punto di vista urbanistico non si riscontrò nessun particolare intervento, probabilmente anche a causa della brevità e delle contingenze della dominazione, assolutamente rilevante fu la politica monumentale. Maffeo fece infatti erigere il monumento funebre del fratello secondo un preciso programma ideologico che esaltava il ruolo di pacificatore della città ricoperto dal vescovo Berardo nel 1298.
Seppure il consenso alla dominazione di Maffeo sembra fosse diffuso, l’opposizione guelfa, animata dal Brusati, cercò per tutto il tempo della sua signoria di abbattare il suo regime e di rientrare in città.
La fine della dominazione di Maffeo coincise con la nomina da parte di Enrico VII di un vicario per il governo di Brescia, avvenuta l’8 gennaio 1311. Il Maggi rimase comunque un personaggio influente tanto che riuscì a convincere il vicario imperiale a far imprigionare il Brusati. Alle violenze dei sostenitori di Maffeo i guelfi reagirono violentemente ribellandosi e cacciando il 24 febbraio 1311 il vicario. A seguito di queste avvenimenti anche il Maggi, insieme con il vescovo, dovette abbandonare la città e di lui si persero le tracce.