di:
Alma Poloni
Ultimo decennio del XIV secolo-1438.
1430-1438.
Grazie al favore di papa Martino V – la cui nipote, Vittoria Colonna, era la moglie di Carlo –, i Malatesta di Pesaro riuscirono a erodere le sfere d’influenza dei Malatesta di Rimini e di Cesena. Alla morte di Andrea Malatesta signore di Cesena, nel 1417, Martino V aveva assegnato Fossombrone al padre di Carlo, Malatesta dei sonetti. Nel 1430 il pontefice concesse al ramo pesarese anche Senigallia, che, insieme ad altri centri della Marca di Ancona, era stata restituita alla S. Sede, in seguito a un duro conflitto con Martino V, dai nipoti di Carlo Malatesta di Rimini, succeduti allo zio dopo la morte di questi nel 1429.
Vedi scheda famiglia Malatesta. Carlo e i fratelli Galeazzo e Pandolfo erano figli di Malatesta dei sonetti.
Vicario generale in temporalibus perla S. Sede insieme ai fratelli Galeazzo (1385-1461) e Pandolfo (1390-1441).
Carlo, Galeazzo e Pandolfo succedettero alla signoria di Pesaro alla morte del padre, Malatesta dei sonetti, nel dicembre del 1429. Carlo, in realtà, era il fratello più giovane; nonostante ciò, tutte le testimonianze contemporanee concordano nell’inidicarlo come colui che, fino alla morte prematura, guidò i Malatesta di Pesaro e cercò di garantire la sopravvivenza del piccolo dominio nel difficile contesto dei primi decenni del Quattrocento.
I fratelli Malatesta, a quanto sembra, non ricevettero la conferma del vicariato apostolico dopo la morte del padre. Tale conferma, del resto, non era formalmente necessaria, perché fin dal 1391 Malatesta dei sonetti aveva ottenuto la concessione del vicariato per due generazioni, per sé e i proprio figli maschi. Nel 1431, inseguito a un tumulto cittadino, i Malatesta furono costretti ad abbandonare Pesaro (vedi voce Consenso e dissensi). A causa dell’ostilità del nuovo papa Eugenio IV, succeduto a Martino V, i tre fratelli non poterono recuperare la signoria fino al settembre del 1433. Nel 1435 essi riuscirono a ottenere con bolla di Eugenio IV la riconferma del vicariato, che avvertivano a quel punto necessaria per ribadire anche formalmente la legittimità della loro signoria dopo i gravi eventi degli anni precedenti.
Vedi scheda Malatesta dei sonetti Malatesta. L’unica innovazione introdotta da Carlo e dai fratelli fu, a quanto sembra, che essi si riservarono la nomina del podestà di Pesaro, fino a quel momento rimasta prerogativa del consiglio cittadino.
La morte del loro grande sostenitore, papa Martino V, nel febbraio del 1431, pose i Malatesta di Pesaro in una situazione di grande difficoltà. Il successore sul soglio pontificio, Eugenio IV, era loro fortemente ostile, mentre appoggiava i Malatesta di Rimini. I rapporti tra i rami malatestiani di Pesaro e di Rimini si erano deteriorati dopo la morte senza eredi diretti di Carlo Malatesta di Rimini, al quale erano succeduti, per volere dello stesso Carlo, i tre figli naturali di Pandolfo (III) Malatesta. Già Malatesta dei sonetti, e poi anche i suoi figli, si opposero a questa successione, rivendicando per sé i domini malatestiani di Rimini e Cesena. Nel giugno del 1431 scoppiò a Pesaro un tumulto popolare, sostenuto più o meno apertamente dal nuovo papa, che costrinse i fratelli Malatesta ad abbandonare la città. Essi trovarono subito il sostegno anche militare di Guidantonio da Montefeltro, cognato di Galeazzo – in quanto fratello della moglie Battista –, e di Filippo Maria Visconti, sotto la cui protezione i Malatesta di Pesaro si erano posti con i patti del 1424 (vedi scheda Malatesta dei sonetti Malatesta). In seguito ottennero anche l’intervento di Francesco Sforza. Con questa solida rete di alleanze riuscirono a rientrare a Pesaro nel settembre del 1433.
Negli anni successivi, tuttavia, i Malatesta di Pesaro furono alle prese con grandi difficoltà economiche, determinate dalle enormi spese sostenute per recuperare la signoria, e con le pressioni di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, che ambiva a impadronirsi del dominio pesarese. Nel 1438 i figli di Malatesta dei sonetti strinsero un patto di alleanza con Guidantonio da Montefeltro e Francesco Sforza, che impegnava le tre parti all’aiuto reciproco in caso di attacchi ai rispettivi territori. Quello stesso anno, tuttavia, Carlo, la guida della famiglia, morì. Quando, nel 1441, scomparve anche Pandolfo, Galeazzo, nonostante l’impegno della moglie Battista, non fu più in grado di difendere il piccolo dominio pesarese dalle pesanti minacce esterne. Francesco Sforza abbandonò i Malatesta di Pesaro e si alleò con Sigismondo Pandolfo, al quale diede in sposa la figlia. La situazione precipitò, e nel 1445 Galeazzo, contro il volere della moglie, cedette la signoria su Pesaro ad Alessandro Sforza, fratello di Francesco (vedi voce fine della dominazione).
Prima della morte del padre, sia Carlo che Galeazzo avevano combattuto al servizio delle principali potenze peninsulari. Negli anni ’20 Carlo era stato capitano generale delle truppe di Filippo Maria Visconti. Insieme a Niccolò Piccinino e Francesco Sforza, egli ebbe il comando dell’esercito visconteo nella sfortunata battaglia di Maclodio (12 ottobre 1427), nella quale i milanesi furono sconfitti dai veneziani, e dovettero cedere il Bresciano e il Bergamasco. I due fratelli Malatesta abbandonarono la carriera militare dopo la morte del padre, per dedicarsi interamente alla cura del loro dominio. Tuttavia, nel 1434, spinti dalla difficile situazione finanziaria, tentarono entrambi di avere una condotta da Filippo Maria Visconti. Carlo non vi riuscì, Galeazzo prestò servizio per qualche tempo, ma senza esiti risolutivi.
Pandolfo, fratello di Carlo, aveva avuto una brillante carriera ecclesiastica, concentrata soprattutto negli anni di pontificato di Martino V, zio di Vittoria Colonna, moglie di Carlo stesso. Egli fu prima vescovo di Coutances, in Normandia, e poi, dal 1424, arcivescovo di Patrasso (vedi anche scheda Malatesta dei sonetti). Dopo la morte di Martino V, e con l’ascesa al soglio pontificio dell’ostile Eugenio IV, la carriera di Pandolfo di arrestò. Nel 1435, alla ricerca disperata di nuove fonti d’entrata, Carlo e Galeazzo tentarono, attraverso l’intercessione di Cosimo Medici, di ottenere dal papa un beneficio, possibilmente redditizio, per il fratello; a quanto pare, però, non ottennero risultati.
Nel giugno del 1431 scoppiò a Pesaro un tumulto popolare, sostenuto dal nuovo papa Eugenio IV, ostile ai Malatesta di Pesaro. Carlo, Galeazzo e Pandolfo furono costretti ad abbandonare la città, occupata dalle truppe pontificie. Grazie al sostegno militare di Guidantonio da Montefeltro e di Filippo Maria Visconti, i Malatesta riuscirono tuttavia a riconquistare rapidamente diversi castelli del contado, dai quali lanciavano attacchi alla città. Nel settembre del 1433 si giunse alla pace, che prevedeva la restituzione di Pesaro ai fratelli Malatesta.
Una nuova insurrezione scoppiò a Pesaro nel 1443, quando, dopo la morte di Carlo e di Pandolfo, la posizione dei Malatesta appariva molto indebolita. Questi disordini furono uno degli elementi che contribuirono a spaventare Galeazzo, l’unico fratello sopravvissuto, spingendolo di lì a due anni a rinunciare alla signoria su Pesaro (vedi voce fine della dominazione).
Dopo il 1441 il pesarese fu sottoposto alle continue minacce di Sigismondo Pandolfo Malatesta, deciso a ricongiungere nelle proprie mani i domini malatestiani della romagnoli e marchigiani, spalleggiato da Francesco Sforza. Pesaro era difesa da Federico da Montefeltro. Nel gennaio del 1445, nonostante la ferma opposizione della moglie Battista da Montefeltro, Galeazzo Malatesta, incapace ormai di fare fronte alle spese della guerra, cedette per 20000 fiorini le signorie di Pesaro e Fossombrone rispettivamente ad Alessandro Sforza, fratello di Francesco, e a Federico da Montefeltro. Questo atto segnava la fine della signoria dei Malatesta su Pesaro. Per legittimare il nuovo dominio anche dal punto di vista della continuità dinastica, Costanza da Varano, figlia dell’unica figlia di Galeazzo e Battista da Montefeltro, Elisabetta, fu data in sposa ad Alessandro Sforza.
Gran parte della documentazione relativa alla signoria malatestiana su Pesaro è andata perduta. La fonte più importante per quel periodo è rappresentata dalla cronaca di Tommaso Diplovatazio, erudito attivo nel primo Cinquecento, che ha visto e utilizzato molti documenti poi scomparsi: Tomae Diplovatatii Cronicon Pisauri, conservata pressola Biblioteca Oliveriana, ms. 1422, originale di pugno dell’autore, e in tre copie, mss. 389, 1162, 1544. Per gli anni di Carlo, Galeazzo e Pandolfo Malatesta è giunto fino a noi un volume di verbali dei consigli generale e di credenza (anni 1437-1439), collocato nel fondo Archivio storico del comune di Pesaro della Biblioteca Oliveriana (ms. 266). A ciò si aggiungono alcune pergamene, anch’esse conservate presso la Biblioteca Oliveriana: pergg. nn. 525, 526, 529, 542, 559, 557.
Fonti: Statuta civitatis Pisauri noviter impressa 1531, Pisauri 1531; M. Battagli, Marcha [aa. 1212-1354], a cura di A. F. Massera, in RIS2, XVI, 3, Città di Castello 1912-1913; Cronache malatestiane dei secoli XIV e XV, a cura di A. F. Massera, in RIS2, XV, 2, Bologna [s. d.]; Giovanni di Maestro Pedrino Depintore, Cronaca del suo tempo, a cura di G. Borghezio e M. Vattasso, 2 voll., Città del Vaticano 1929-1934.
Studi: A. degli Abati Olivieri Giordani, Memorie di Novilara, Pesaro 1777; Id., Orazioni in morte di alcuni signori di Pesaro della casa Malatesta, Pesaro 1784; Id., Memorie di Gradara, Pesaro 1795; G. Franceschini, I Malatesta, Varese 1973; Ph. Jones, The Malatesta of Rimini and the Papal State. A Political History, Cambridge 1974, ad indicem; A. Carile, Pesaro nel Medioevo, in Pesaro tra Medioevo e Rinascimento, a cura di M. R. Valazzi, Venezia 1989; G. Galeazzo Scorza, Gli Statuti di Pesaro, in Pesaro tra Medioevo e Rinascimento cit.; M. Frenquellucci, Storia urbana di Pesaro nel Medioevo, in Pesaro tra Medioevo e Rinascimento cit.; P. Parroni, La cultura letteraria a Pesaro sotto i Malatesti e gli Sforza, in Pesaro tra Medioevo e Rinascimento cit.; Le arti figurative nelle corti dei Malatesti, a cura di L. Bellosi, Rimini 2002; G. Patrignani, Le donne del ramo di Pesaro, in Le donne di casa Malatesti, a cura di A. Falcioni, Rimini 2005, pp. 787-832; A. Falcioni, voci Carlo Malatesta, Galeazzo Malatesta, Pandolfo Malatesta, in DBI 68 (2007), pp. 21-23, 34-40, 95-97.