di:
Alma Poloni
1418-1465.
1430-1465.
Cesena. Cervia fu esclusa, insieme a varie località minori, dalla concessione del vicariato nel 1430, ma i Malatesta ne riottennero il controllo negli anni successivi. Nel 1452, raggiungendo un obiettivo al quale i cesenati ambivano da decenni, Malatesta Novello ottenne da papa Nicolò V una bolla che sanciva l’aggregazione di Cervia al territorio comunale di Cesena.
Vedi scheda famiglia Malatesta. Galeotto Roberto, Sigismondo Pandolfo e Domenico (poi detto Malatesta Novello) erano figli illegittimi di Pandolfo (III) Malatesta.
Vicario generale in temporalibus per la S. Sede di tutti i domini malatestiani insieme ai fratelli Sigismondo Pandolfo e Galeotto Roberto; dopo la morte di quest’ultimo, nel 1432, con il solo Sigismondo.
Benchè nati fuori dal matrimonio, Galeotto Roberto, Sigismondo Pandolfo e Domenico erano gli unici eredi della dinastia malatestiana, e lo zio Carlo Malatesta si accordò con papa Martino V per il loro riconoscimento. La concessione del vicariato apostolico giunse in effetti nel 1430, ma il papa approfittò della crisi determinata dalla difficile successione per sottrarre ai Malatesta Cervia e tutti i castelli e le comunità che essi controllavano nella Marca d’Ancona, e per ottenere in più il pagamento di più di 30000 ducati.
Come i loro predecessori (vedi scheda Malatesta Andrea), i fratelli Malatesta detennero congiuntamente il vicariato apostolico su tutti i domini familiari. Fino al 1433 Sigismondo Pandolfo e Domenico condivisero le responsabilità di governo a Cesena, e anzi sembra che l’autorità fosse esercitata soprattutto da Sigismondo. Soltanto dopo il 1433 si delineò una spartizione più precisa delle sfere di influenza dei due fratelli, che vide Domenico attestarsi a Cesena. Da quel momento egli si fece chiamare Malatesta Novello, per legittimare la sua posizione enfatizzando la continuità politica, in assenza di effettiva continuità dinastica, con lo zio Andrea, detto appunto Malatesta.
Vedi scheda Andrea Malatesta. Gli anni di Malatesta Novello furono caratterizzati da un notevole rafforzamento dei poteri e del peso istituzionale del vicario generale, a scapito del podestà. Il vicario si identificò totalmente con il rappresentate di fiducia del potere signorile, tanto nella vita istituzionale interna quanto nei rapporti diplomatici con l’esterno. Dal momento che la caratteristica distintiva era proprio il rapporto fiduciario con il signore, il vicario non era soggetto alle regole di vacanza degli ufficiali comunali, e poteva rimanere in carica per più anni consecutivi. Un’altra tendenza evolutiva chiaramente identificabile è la forte espansione delle competenze della camera domini, che, travalicando l’amministrazione del patrimonio e delle risorse economiche della famiglia signorile, acquisì funzioni determinanti nella sfera della finanza pubblica. In particolare, sembra certo che ad essa affluissero gli introiti delle imposte indirette: è molto significativo, a questo proposito, che il vicario generale, l’uomo di fiducia del signore, fosse chiamato anche vicario delle gabelle. Le strutture comunali conservarono invece prerogative importanti nell’ambito delle imposte dirette. La camera signorile divenne di conseguenza molto più articolata che nel periodo precedente, e dotata di vari funzionari, a capo dei quali c’erano il depositario e soprattutto il cancelliere, anch’egli, come il vicario, legato da un rapporto fiduciario al signore, e quindi in carica per anni. L’integrazione tra la camera domini e le istituzioni comunali era assicurata dalla circolazione degli stessi uomini tra gli incarichi signorili, i seggi consiliari e gli uffici comunali.
Negli anni ’40 Malatesta Novello aderì all’alleanza composta da Roma, Napoli, Milano, dai Manfredi di Faenza e dai Montefeltro, mentre il fratello Sigismondo Pandolfo militava nello schieramento opposto, formato da Firenze, Venezia e Francesco Sforza. Questa scelta era improntata anche a una logica di differenziazione delle strategie familiari, e tuttavia finì per creare dissensi e tensioni tra i due fratelli. Dal 1447, inogni caso, Malatesta Novello, per motivi di salute, abbandonò tutti gli impegni militari, e si ritirò definitivamente a Cesena.
Malatesta Novello sposò Violante, figlia di Guidantonio da Montefeltro, nel tentativo, non riuscito a causa delle ambizioni espansionistiche di Sigismondo Pandolfo, di porre fine alle lotte tra le due famiglie.
Tra il 1435 e il 1475 l’episcopato cesenate fu occupato da un membro di un ramo collaterale della famiglia, Antonio Malatesta da Fossombrone. Negli anni ’50 fu preposito del capitolo della cattedrale Nicolò Griffoli, fratello di Antonio Griffoli di Terranuova (in Toscana), vicario generale e uomo di massima fiducia di Malatesta Novello dal 1452 alla morte nel 1460.
Malatesta Novello fu impegnato in un progetto di riforma e unificazione delle strutture ospedaliere cittadine. Nel 1451 ottenne una bolla papale che acconsentiva alla sua richiesta di unire i due principali ospedali cittadini, S. Antonio e Crocifisso. Negli anni successivi egli fece costruire un nuovo edificio per la struttura ospedaliera, che prese il nome di Ospedale del Crocifisso.
Le attenzioni del M. furono rivolte anche alla riorganizzazione e al disciplinamento del monachesimo femminile. Nel 1458 egli avanzò a papa Pio II la richiesta di unire i conventi femminili di S. Chiara, S. Spirito, S. Giorgio, S. Giacomo e S. Maria di Valverde. Il papa affidò al vescovo Antonio Malatesta il compito di preparare una regola di vita comune e affidarne la cura a un guardiano o priore di una casa religiosa cesenate.
Il M. e la moglie Violante incoraggiarono inoltre l’arrivo a Cesena, nel 1459, dei francescani osservanti, per i quali fecero costruire un convento e una chiesa fuori dalle mura cittadine, su un terreno donato da Violante stessa; i lavori furono affidati a maestro Maso del fu Pietro di Val Lugano.
Gli anni ’50 videro un forte impegno di Malatesta Novello, ormai insediatosi stabilmente a Cesena, per il rinnovamento urbanistico ed edilizio della città. Il signore agì in tutti i casi coinvolgendo attivamente il consiglio generale e gli altri organi comunali. Fu ultimato il ponte in pietra sul Savio e avviata la costruzione di una nuova cinta muraria. Il M. volle anche completare l’opera di risitemazione della piazza principale cominciata cinquant’anni prima dallo zio Malatesta, e vi fece collocare una grande fonte, della quale, in sede consiliare, si sottolineò l’importanza igienica e sanitaria, oltre che estetica. Altri progetti importanti di questi anni furono la costruzione del nuovo Ospedale del Crocifisso, del convento degli osservanti (vedi voce politica ecclesiastica) e la BibliotecaMalatestiana (vedi voce politica culturale).
Il nome di Malatesta Novello è legato in particolare alla Biblioteca Malatestiana. Una raccolta libraria esisteva già per l’uso dello Studium dei Minori, collocato presso il convento di S. Francesco. La raccolta fu incrementata nella prima metà del Quattrocento, grazie anche a lasciti testamentari di cittadini illustri. Alla fine degli anni ’40 i frati avvertirono la necessità di costruire una nuova libreria per ospitare i manoscritti. Malatesta Novello si dedicò personalmente al progetto, finanziandolo, commissionando i lavori per la costruzione della nuova biblioteca, da realizzare all’interno del convento, all’architetto Matteo Nuti di Fano, ma soprattutto donando numerosi manoscritti. Egli ottenne in prestito le opere più rappresentative delle principali raccolte librarie dell’epoca, quelle di Leonello d’Este, dei Medici di Firenze, di Francesco Sforza, che faceva poi copiare in uno scriptorium nel quale erano attivi copisti e miniatori di alto livello, alcuni stabilmente impiegati a Cesena, altri assunti occasionalmente. Tra il 1447 e la morte del M. nel 1465 furono trascritti circa 120 codici. Fondamentali per la dotazione della biblioteca furono anche gli stretti rapporti di Malatesta con alcuni tra i maggiori intellettuali umanisti: Francesco Filelfo, Poggio Bracciolini, Flavio Biondo, Pier Candido Decembrio, Basinio da Parma, Giovanni Marcanova; quest’ultimo fu anche il suo medico personale.
Dal 1461 il signore affidò la biblioteca agli organi di governo del comune, ai quali fu attribuito il compito di controllare l’integrità della dotazione libraria in occasione del loro periodico insediamento.
Furono inoltre attivi al servizio di Malatesta alcuni pittori che si spostavano tra le corti malatestiane di Fano, Pesaro e Cesena, in particolare Giovanni Antonio da Pesaro, Bartolomeo di Tommaso da Foligno e il cosiddetto Maestro di Castrocaro, impegnati nella decorazione delle chiese cittadine.
Nel 1431 scoppiarono dei disordini sia a Rimini che a Cesena. Non è chiaro quale ne fosse l’origine. Per quanto riguarda Cesena, sembra che essi si siano innestati sulla rivalità esistente da tempo fra tre influenti famiglie cittadine, Aguselli, Tiberti e Lapi, ma che determinassero una forte partecipazione non solo di cittadini, ma anche di contadini. Pare che il regime malatestiano non fosse seriamente messo in discussione; è tuttavia evidente che le tensioni erano in qualche modo legate alla debolezza della dinastia signorile, alle prese con una difficile successione e con la giovane età degli eredi.
Nel marzo del 1453 Gaspare di ser Martino da Cervia e Cristoforo da Massa di Santarcangelo organizzarono un complotto per assassinare Malatesta Novello a Cervia e per impadronirsi di Cervia e della stessa Cesena. Sembra certo che dietro la congiura ci fosse in realtà Sigismondo Pandolfo, insieme forse a esponenti della corte cesenate. I rapporti tra i due fratelli Malatesta si erano ormai deteriorati, e i tentativi di riconciliazione sanciti dagli accordi del 1454 e del 1456 non ottennero risultati definitivi.
Nel 1460 Sigismondo Pandolfo, che perseguiva una politica diplomatica spregiudicata che gli aveva inimicato tutte le maggiori potenze italiane, entrò in contrasto con papa Pio II. Nonostante i cattivi rapporti tra i due fratelli, Malatesta Novello appoggiò Sigismondo per difendere gli interessi della dinastia, e fu coinvolto nella guerra con il papato. Nel 1463 egli si arrese, e concluse una pace nella quale si stabiliva che nell’eventualità, ormai molto probabile, che egli morisse senza eredi Cesena e gli altri territori sotto il suo controllo sarebbero tornati alla S. Sede. Il M. morì nel 1465, ma prima della sua morte tentò di sottrarsi al rispetto dei patti, predisponendo che la signoria passasse a Roberto, figlio naturale di Sigismondo Pandolfo. Dopo la morte di Malatesta Novello Roberto riuscì a farsi proclamare signore, ma nel dicembre del 1465 fu costretto ad arrendersi alle truppe papali. La signoria dei Malatesta su Cesena era finita, e la città passava sotto il dominio diretto della Chiesa.
La documentazione relativa alla signoria malatestiana su Cesena si trova presso l’Archivio di Stato di Forlì, sezione di Archivio di Stato di Cesena. Di particolare importanza per le vicende politiche e istituzionali è il Fondo Archivio Storico Comunale di Cesena (Domeniconi): per gli anni di Malatesta Novello si sono conservati due registri di bandi (sezione di Archivio di Stato di Cesena, nn. 24-25, editi da C. Riva, vedi Bibliografia) e un registro di Riformanze, ovvero di atti del consiglio generale, del 1434-1435 (sezione di Archivio di Stato di Cesena, n. 43). Un secondo registro di Riformanze, del 1452, è andato perduto nel corso del Novecento, ma Carlo Grigioni ne ha tratto ampi regesti, contenuti in un quaderno conservato presso la Biblioteca comunale di Forlì. Fondamentale per lo studio della società cesenate è, sempre presso la sezione Archivio di Stato di Cesena, l’Archivio notarile: per gli anni di Malatesta Novello sono da consultare i registri dei notai Antonio Stefani, Stefano Stefani e Antonio Zanolini.
Fonti: N. Trovanelli, Quattordici lettere di Malatesta Novello signore di Cesena, in «La Romagna», VI (1909), pp. 30-41; G. Fantaguzzi, «Caos». Cronache cesenati del sec. XV, a cura di D. Bazzocchi, Cesena 1915; Bandi cesenati (1431-1473), a cura di C. Riva, Bologna 1993
Studi: L. Tonini, Della storia civile e sacra riminese, V, Rimini nella signoria de’Malatesti, 1-2, Rimini 1882; G. Soranzo, Pio II e la politica italiana nella lotta contro i Malatesti (1457-1463), Padova 1911; G. Franceschini, Violante Montefeltro Malatesti signora di Cesena, in «Studi romagnoli», I (1950), pp. 133-190; P. Jones, The Malatesta of Rimini and the Papal State. A Political History, Cambridge 1974; C. Riva, L’aggregazione di Cervia a Cesena (1452-1463), in «Romagna arte e storia», III (1982), 5, pp. 33-42; G. Conti, Opere di pubblica utilità a Cesena in età malatestiana, in «Studi romagnoli», XXXIII (1982), pp. 189-209; C. Riva, Appendice alla riconciliazione del 1454 fra Sigismondo Pandolfo Malatesti e il fratello Malatesta Novello, in «Studi romagnoli», XXXIV (1983), pp. 243-260; J. Robertson, Cesena: governo e società dal sacco dei Bretoni al dominio di Cesare Borgia, in Storia di Cesena, II, Il Medioevo, a cura di A. Vasina, 2 (secoli XIV e XV), Rimini 1985; C. Dolcini, La cultura premalatestiana e le origini della biblioteca, in Storia di Cesena cit.; G. Bonfiglio Dosio, Il testamento di Malatesta Novello Malatesti (9 aprile 1464), in «Romagna arte e storia», VIII (1988), 22, pp. 11-18; E. Casamassima-C. Guasti, La Biblioteca Malatestiana, Cesena 1992; P. G. Fabbri, Gli inizi dell’età di Malatesta Novello a Cesena, in «Studi romagnoli», XLIII (1992), pp. 281-306; La Biblioteca Malatestiana di Cesena, a cura di L. Baldacchini, Roma 1992; P. G. Fabbri, Sopra alcune fonti di Cesena nella prima età malatestiana, in «Studi romagnoli», XLIV (1993), pp. 587-597; Id., Cesena e la signoria di Malatesta Novello, in «Studi romagnoli», XLV (1994), pp. 233-257; Id., Il dominio malatestiano a Cesena, in Studi in onore di Arnaldo d’Addario, IV, Lecce 1995, pp. 1245-1260; Id., Una città e una signoria: Cesena nell’età malatestiana (1379-1465), Roma 1997; Id., Cervia nell’età di Malatesta Novello Malatesti, in «Studi romagnoli», XLIX (1998), pp. 129-138; Id., La società cesenate nell’età di Malatesta Novello Malatesti, Cesena 2000; Malatesta Novello magnifico signore. Arte e cultura di un principe del Rinascimento, a cura di P. G. Pasini, Bologna 2002; Le arti figurative nelle corti dei Malatesti, a cura di L. Bellosi, Rimini 2002; La cultura letteraria nelle corti dei Malatesti, a cura di A. Piromalli, Rimini 2002; La signoria di Malatesta Novello Malatesti (1433-1465), a cura di P. G. Fabbri-A. Falcioni, Rimini 2003; P. G. Fabbri, voce Domenico Malatesta, in DBI 68 (2007).