di:
Elisa Tosi Brandi
1226 ca.-1312 .
1262 ca.-1312.
Il nucleo principale del dominio malatestiano di questo periodo è Verucchio, da cui discende il Malatesta, si deve poi a quest’ultimo l’espansione del territorio sottoposto alla dominazione della casata. Malatesta da Verucchio consolida la sua posizione su Rimini e il suo contado nel 1303, riuscendo con una mirata politica matrimoniale e grazie alla sua attività militare e diplomatica ad estendere il suo dominio a nord (Cesena, Bertinoro, Roncofreddo, Ghiaggiolo) e a sud.
Vedi scheda famiglia Malatesta, Malatesta da Verucchio è figlio di Malatesta della Penna.
Podestà del comune di Rimini (1262-1263; 1282-1288); difensore del bene pubblico della città di Rimini (Statuti di Rimini, 1303).
Il padre, Malatesta della Penna, era già stato podestà di Rimini nel 1239.
Grazie alla sua politica diplomatica e agli appoggi delle famiglie guelfe, Malatesta riuscì ad avere la carica di podestà nel 1262-1263, poi per sette anni consecutivi tra 1282-1288. Grazie all’alleanza con la santa sede riuscì ad ottenere incarichi prestigiosi dal re di Sicilia Carlo d’Angiò che nel 1267 lo nominò vicario regio di Firenze fino al 1269. Nel 1282 fu nominato personale collaboratore del pontefice Martino IV e nel 1285 divenne il promotore della lega romagnola. Dopo quasi un ventennio di contrasti con la S. Sede e di altalenanti vicende, nel 1303 Malatesta da Verucchio fu riconosciuto il capo della fazione guelfa riminese e definito nella redazione statutaria “difensore del bene pubblico della città”.
Ottenendo la podesteria per ben sette anni di seguito tra 1282-1288, Malatesta fu di fatto signore della città di Rimini, tuttavia le ingerenze del papa e il malcontento dei riminesi non gli consentirono di governare la città a lungo e nel 1288 fu cacciato dalla città dopo essersi riconciliato con papa Niccolò IV che lo aveva condannato per crimine di lesa maestà in seguito alle ribellioni fomentate con i da Polenta contro gli ufficiali papali in Romagna. Malatesta riuscì a ritornare a Rimini nel 1295 inaugurando la sua signoria di fatto, riconosciuta nella redazione statutaria del 1303, dopo essersi nuovamente riconciliato con il papa ed aver avuto un ruolo nella ricomposizione della pace della Romagna. Nel 1299 Bonifacio VIII lo ricompensò con i beni confiscati a Bernardo de’ Bardi di Pesaro e di fatto riconobbe il potere su Rimini del Malatesta.
Nelle fila del partito ghibellino, Malatesta incominciò presto a tessere rapporti anche con le famiglie guelfe, comprendendo che avrebbe avuto più fortuna sostenendo la politica papale. Per questi motivi sancì attraverso un’accorta politica matrimoniale per sé e per i suoi figli, un sistema di alleanza tra famiglie ghibelline prima e guelfe dopo che consentì di porre le basi per la futura signoria malatestiana. Due i punti fermi nel sistema di alleanza di Malatesta da Verucchio: fedele alleato dei da Polenta e antagonista dei Montefeltro.
Malatesta sposò nel 1246 Concordia, figlia del visconte imperiale Enrighetto del potente casato ghibellino riminese dei Parcitadi, guadagnando un utile alleato politico e consistenti beni mobili e immobili. Nel 1266, dopo la morte della prima moglie avvenuta nel 1263, sposò Margherita dei Paltanieri da Monselice, nipote del cardinale Simone, allora rettore e legato apostolico nella Marca e nel Ducato di Spoleto che gli assicurò la guida del partito guelfo e l’incremento del patrimonio. L’alleanza politica con i da Polenta fu sancita dalle nozze tra Giovanni, detto Gianciotto, e Francesca da Polenta, il cui tragico epilogo è tramandato dal V canto dell’Inferno dantesco.
Vicario regio a Firenze dal 1267 al 1269.
Si desumono dal testamento di Malatesta da Verucchio redatto il 18 febbraio 1311, dove sono elencati numerosi lasciti ad enti ecclesiastici. Si deve infatti a Malatesta l’inaugurazione di una politica di relazioni entro e fuori la città di Rimini, al fine di accrescere consenso e prestigio, anche attraverso il sostegno finanziario ad ordini religiosi. Testimonianze di questi finanziamenti si trovano per esempio per le chiese di San Giovanni Evangelista, più nota come Sant’Agostino e nella chiesa di San Francesco, trasformata nel XV secolo nel Tempio malatestiano. All’interno di questa chiesa che, tra il XIII e il XIV secolo si presentava come un piccolo edificio dalle forme gotiche, lavorò Giotto, la cui presenza è attestata da un crocifisso ora nell’abside. All’interno della chiesa di Sant’Agostino un gruppo di pittori riminesi, attivo tra il XIII e la metà del XIV secolo, ha lasciato una delle più belle testimonianze artistiche presenti in città. Malatesta da Verucchio morì a Rimini nel 1312 e volle essere sepolto con il saio francescano all’interno della chiesa di San Francesco.
E' nota a Rimini la costruzione di un palatium magnum nel luogo dove già dagli inizi del XIII secolo i Malatesta avevano case con torri, nei documenti definito Gattolo (catulum) e dove poi nel XV secolo verrà costruito Castel Sismondo.
Non è nota in questo periodo una politica culturale malatestiana se si escludono i finanziamenti per l’abbellimento delle chiese riminesi anche con affreschi commissionati a bravi pittori dell’epoca, tra cui Giotto e i pittori della Scuola riminese del Trecento.
Tutta la vicenda politica di Malatesta da Verucchio è costellata da alleanze dalla breve durata, tutte finalizzate alla presa del potere sulla città di Rimini.
Morte, sopraggiunta nel 1312.
Poche sono purtroppo le notizie documentarie riferibili a questo personaggio, ricavabili soprattutto dalle fonti cronachistiche e dal testamento, conservato a Rimini, Biblioteca civica Gambalunga, Codice Pandolfesco, cc. 1r-3r.
Fonti: P. Cantinelli, Chronicon, a cura di F. Torraca, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXVIII, 2, ad ind.; Annales Forolivienses, a cura di G. Mazzatinti, ibid., XXII, 2, pp. 28, 40-44, 46 s., 52; M. Battagli, Marcha, a cura di A.F. Massera, ibid., XVI, 3, pp. 27-31; Cronaca malatestiana del secolo XIV (aa. 1295-1385), a cura di A.F. Massera, ibid., XV, 2, pp. 3-7; B. Branchi, Cronaca malatestiana, a cura di A.F. Massera, ibid., pp. 145-154; Il testamento di M. da Verucchio, a cura di A. Bellù - A. Falcioni, Rimini 1993; C. Curradi, Alle origini dei Malatesti, in Romagna arte e storia, XLVIII (1996), ad ind.; Annales Caesenates, a cura di E. Angiolini, Roma 2003, ad ind.
Studi: C. Clementini, Raccolto istorico della fondatione di Rimino e dell'origine e vite de' Malatesti, I, Rimino 1617, pp. 462-537; F.G. Battaglini, Memorie istoriche di Rimino e de' suoi signori, Bologna 1789, ad ind.; L. Tonini, Della storia civile e sacra riminese, III, Rimini nel sec. XIII, Rimini 1862, ad ind.; A.F. Massera, Note malatestiane, in Arch. stor. italiano, s. 5, 1911, t. 47, pp. 3-25; G. Franceschini, I Malatesta, Varese 1973, pp. 31-81; P.J. Jones, The Malatesta of Rimini and the Papal State, Cambridge 1974, pp. 21-41; S. Pari, La signoria di M. da Verucchio, Rimini 1998; Id., Le donne del Mastin Vecchio, in Le donne di casa Malatesti, a cura di A. Falcioni, Rimini 2005, pp. 39-56; A. Delvecchio, Maddalena e Simona Malatesti, ibid., pp. 83-91. A. Falcioni, voce Malatesta (de Malatestis), Malatesta detto da Verucchio, DBI, http://www.treccani.it/enciclopedia/malatesta-detto-malatesta-da-verucchio-malatesta_(Dizionario-Biografico)/ (10/11/2011).