Malatesta, Carlo


di:
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Estremi anagrafici:

1368 –1429 settembre 14.



Durata cronologica della dominazione:

Rimini, 1385-1429 settembre 14;

Sansepolcro (già Borgo San Sepolcro), (1385 – 1395) – 1428-1429 settembre 14.



Espansione territoriale della dominazione:

L’epoca di C. è quella del primo consolidamento e massima espansione territoriale del casato. Nel 1391 il papa conferma infatti la concessione del vicariato apostolico sulle città e i contadi di Rimini, Fano, Fossombrone e Cesena, ai quali nel 1399 aggiunse il vicariato su Senigallia, Cesenatico, Cervia, Meldola, Santarcangleo, Sestino e Bertinoro. A C. spettò la signoria di Rimini e al fratello Pandolfo III quella su Fano, Fossombrone e su Brescia e Bergamo (concessi in vitalizio nel 1419) al fratello Andrea quella su Cesena (in vicariato dal 1405). Nel 1419 Martino V aggiunse anche Osimo e Sarsina.

Vedi comunque  scheda famigliare.

Origine e profilo della famiglia:

Vedi scheda famigliare. C. era figlio di Galeotto.


Titoli formali:

Rettore della Romagna per la S. Sede (1385, 1419); gonfaloniere della Chiesa (1387, 1402); capitano delle milizie viscontee (1388); nel 1399 papa Bonifacio IX gli conferì l’ambita rosa d’oro; capitano della lega Firenze-S.Sede contro i Visconti (1402). Dominus di Sansepolcro.


Modalità di accesso al potere:

Alla morte di Galeotto Malatesta il suo dominio fu diviso fra i quattro figli: la signoria su Rimini spettò a C. mentre  Galeotto Belfiore ricevette il dominio su Sansepolcro. Stante la sua minorità, il paese fu amministato per i primi cinque anni dal fratello maggiore C. Nel 1428, alla morte di Pandolfo, che aveva ricevuto dal fratello minore Galeotto Belfiore il dominio del Borgo in eredità, questo passò all’ultimo superstite dei quattro figli di Galeotto, C.


Legittimazioni:

Vicario apostolico dal 1385 con conferme a partire dal 1390, quando Bonifacio IX condona ai Malatesta una rata del censo annuo per l’aiuto prestato alla Chiesa nel recupero di Bertinoro. Nel 1391 il papa conferma infatti la concessione del vicariato apostolico sulle città e i contadi di Rimini, Fano e Fossombrone, ai quali nel 1399 aggiunse il vicariato su Senigallia, Cesenatico, Cervia e altri centri minori.


Caratteristiche del sistema di governo:

Nel corso della sua signoria su Rimini C. governò attraverso podestà fedeli da lui nominati, riuscendo così a controllare l’operato del Consiglio generale cittadino, che divenne l’organo di convalida dei provvedimenti signorili. Nei tre codici statutari riminesi superstiti (Biblioteca civica Gambalunga, sc-ms 1165, 1166, 1167) sono contenuti bandi e provvigioni malatestiane soprattutto di C., che si adopera per favorire il processo di immigrazione, estendendo il diritto di cittadinanza e concedendo facilitazioni soprattutto daziali, si occupa dell’efficienza di porti e strade e potenzia l’attività edilizia, anche a favore dei riminesi gravitanti nella zona portuale; inoltre combatte le pratiche idolatriche, l’usura praticata da cristiani e fissa un preciso calendario di festività religiose da rispettare. La sua signoria è ricordata come quella più serena. Privo di legittima discendenza, C. aveva accolto come suoi i figli naturali del fratello Pandolfo III, morto nel 1427: Galeotto Roberto, che fu legalmente adottato, Sigismondo Pandolfo e Domenico. Nel 1428 papa Martino V riconosce ai tre fratelli facoltà di ereditare i domini malatestiani.

A Sansepolcro, C. intervenne sull’organico comunale non appena preso il potere per conto del fratello. La riforma che ne scaturì, indubbiamente longeva visto che sopravvisse nella sostanza al dominio malatestiano, prevedeva la creazione di un nuovo consiglio di venti membri, detto perciò del vigintivirato o delle quindici cedole. Furono infatti imborsati 300 cittadini di gradimento del signore e iscritti in quindici liste da venti nominativi, che poi erano sorteggiate di volta in volta. Al contempo l’intero gruppo dei 300 imborsati costituiva il naturale bacino di reclutamento delle restanti magistrature comunali (pur non esclusivamente), venendo così a formare una sorta di gruppo chiuso, un embrione di ceto dirigente. Il consiglio delle quindici cedole era in ogni caso pensato come alternativa tanto a consigli più larghi (anche se rimaneva teoricamente in vigore il consiglio generale), quanto a esecutivi più ristretti. Il comune era comunque retto da un vicario malatestiano, che controllava il normale funzionamento dell’organismo comunale. Nell’ultimo anno del suo dominio invece il M. non intervenne ulteriormente nella vita comunale, anche se nel periodo precedente, durante la signoria di Pandolfo, era stato spesso delegato dal fratello, impegnato in Lombardia, a risolvere le questioni che si presentavano a Sansepolcro.


Sistemi di alleanza:

Il M. fu uno dei campioni dello schieramento guelfo, continuando nell’orientamento ereditato dal padre. La sua influenza fu tuttavia molto forte, anche se intermittente, alla corte di Giovanni Maria Visconti, che non avendo la tempra del padre si lasciava spesso dominare dalle correnti vincenti nel ducato.

L'abilità di C. sia in campo militare sia in campo politico, lo portarono ad essere uno dei protagonisti delle trattative di pace e di mediazione nel difficile rapporto tra Firenze e Milano alla fine del XIV secolo. In segno di riconoscimento e per accattivarsi la sua alleanza, papa Bonifacio IX nel 1399 gli conferì l’ambita rosa d’oro. Le doti diplomatiche gli consentirono di avere un ruolo chiave nella composizione dello scisma d’occidente a Costanza (1415) che portò alla elezione di Martino V, il quale, grato a C. per le sue doti di mediazione, concesse nuovi territori ai Malatesta confermando gli antichi vicariati. Ripresa l’attività militare, C. fu costretto a subire sconfitte e carcerazioni (1417, 1424).

Nel 1386 C. sposò Elisabetta Gonzaga, rafforzando un’alleanza molto proficua sul piano politico ma poco vantaggiosa su quello dinastico poiché Elisabetta non ebbe figli. Tale alleanza si rafforzò ulteriormente quando la sorella di C., Margherita, sposò Francesco Gonzaga nel 1393.


Cariche politiche ricoperte in altre citt?:

Nel 1408 Carlo venne nominato governatore di Milano al fine di tutelare e guidare il giovane duca Giovanni Maria Visconti, al quale il Malatesta lasciò una sorta di manuale contenente consigli che documentano le capacità politiche e la saggezza di quest’ultimo.


Legami e controllo degli enti ecclesiastici, devozioni, culti religiosi:

Supportato dalla moglie Elisabetta Gonzaga, C. sostenne gli ordini religiosi, in particolare gli agostiniani e i francescani, proseguendo dunque le attenzioni già dimostrate da Malatesta da Verucchio. Nel 1424 C. donò ai frati Osservanti del santuario di Santa Maria delle Grazie sul colle di Covignano 16 tornature di selva confinanti con il convento, inoltre sostenne la chiesa di Santa Maria Annunziata di Scolca.


Politica urbanistica e monumentale:

A Rimini per brevi periodi all’anno, C. non si dimenticò di promuovere un restauro del porto al fine di potenziare i traffici marittimi. Presso il castello di Santarcangelo fece costruire una torre, che le fonti coeve descrivono la più alta d’Italia (1386).


Politica culturale:

C. è il primo Malatesta ad organizzare una corte di intellettuali con lo scopo di diffondere la propaganda signorile. Si è conservato un codice minato scritto da un tal frate Leonardo tra il 1385-1390 ca., dal titolo Nobilissimorum clarissimae originis heroum de Malatestis Regalis historia (Biblioteca civica Gambalunga, sc.ms 35) dedicato a C. e contenente la catena genealogica malatestiana risalente fino a Noè attraverso la quale i Malatesta giustificavano le loro nobili origini. Tra gli intellettuali che gravitarono intorno alla corte riminese all’epoca di Carlo si segnalano Leonardo Bruni, Gambino d’Arezzo, Simone Serdini, Pietro Tebaldo Turchi, che fece da tramite con Coluccio Salutati.


Consenso e dissensi:

Per Rimini, grazie alle sue doti diplomatiche, non si conoscono contrasti che abbiano avuto per protagonista C., se si escludono le alleanze e gli schieramenti politici a vantaggio o svantaggio dell’una e dell’altra potenza.

Anche per Sansepolcro, forse con C., più che con i suoi consanguinei, si sostanziò quella tradizione di buon governo che avrebbe fatto la fortuna storiografica dei Malatesta. Anche durante il dominio del fratello Pandolfo era a C. che i Borghesi si rivolgevano quando si presentava qualche problema spinoso. Per tale motivo nella relativa mitezza della reazione malatestiana alla congiura del 1418 è probabilmente da vedere un intervento di C., in qualità di consigliere del fratello minore.


Giudizi dei contemporanei:

L'anonimo monaco compilatore della Historia Burgi, cronaca completata nel 1454, così si esprime a proposito di Carlo e del suo governo: “Carolus maior natu et quemadmodum natu, ita et sapientie gravitate ceteros fratres excelluit” “Carolus Calvus Malatesta Ariminensis princeps et Burgi dominus anni iuvente sue in quibus vitalis non modo vigor viget nature, verum etiam animi impatiens eius superioris ignominie quam episcopus Castellanus in Burgenses indefensos et coactos intulerat per viam transactionis violente, (...), impetrato apostolico indulto per quod Bonifatius ipse nonus (...) amplum privillegium abbati Burgi indulxit, cum episcopalium ac dyocesanorum iurium et casuum licitatione. Eo indulto obtento illico prefatus princeps episcopum et vicarium suum, quem virtute eius supra memorate transactionis in Burgo constituerat, non sine recompendio ignominie episcopalis eiecit, ita ut abinde citra episcopus per se vel vicarium suum amplius iurisdictionis ordinarie quicquam exercitationis nullo modo penitus attentavi”.


Fine della dominazione:

Il 14 di settembre del 1429 Carlo morì, in tarda età, lasciando tutti i propri domini ai tre figli naturali del fratello Pandolfo, Roberto, Sigismondo e Domenico (detto Malatesta Novello).


Principali risorse documentarie:

Per Rimini  Biblioteca civica Gambalunga, sc-ms 1165, 1166, 1167 (Statuti di Rimini.

Per Sansepolcro Archivio Storico Civico di Sansepolcro, Serie II, n. 1.


Bibliografia delle edizioni di fonti e degli studi:

Fonti: Cronaca di ser Guerriero da Gubbio, a cura di G. Mazzatinti, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXI, 4, pp. 25-32, 38 s., 41 s.; Cronache malatestiane dei secoli XIV e XV, a cura di A.F. Massera, ibid., XV, 2, pp. 28, 57-60; B. Branchi, Cronaca malatestiana, a cura di A.F. Massera, ibid., pp. 167, 171-175; T. Borghi, Continuatio cronice dominorum de Malatestis, a cura di A.F. Massera, ibid., pp. 86-89; G. Broglio Tartaglia, Cronaca malatestiana del sec. XV a cura di A.G. Luciani, Rimini 1982, p. 32; G. Franceschini, L'insegnamento di Giangaleazzo Visconti e i consigli al principe di C. M., in Boll. storico bibliogr. subalpino, XXXVI (1934), pp. 452-487; Id., Documenti e regesti, a cura di W. Tommasoli, II, Urbino 1982, pp. 96, 99, 104, 109, 133, 138 s., 146-150, 160, 170, 185, 187, 189 s., 192-195, 199-203, 208, 211, 217, 221-223, 225, 237, 249, 300 s., 303; A. Bellù, C. M. alla corte dei Gonzaga, in Atti della Giornata di studi malatestiani a Mantova, Rimini 1990, pp. 5-30.

F. Corazzini, Appunti storici e filologici su la Valle Tiberina superiore, Sansepolcro, O. Beccamorti, 1874 (ristampa anastatica, con un saggio introduttivo di E. Mattesini, Città di Castello, Petruzzi, 1994), G.P.G. Scharf, Signoria e comune. Le riforme istituzionali di Borgo San Sepolcro sotto il dominio di Galeotto Belfiore e Carlo Malatesta, in La signoria di Galeotto Malatesti (Belfiore), a cura e con una premessa di A. Falcioni, Rimini, Ghigi, 1999, pp. 93-125.

Studi:

C. Clementini, Raccolto istorico della fondatione di Rimino, II, Rimino 1627, pp. 207-296; F.G. Battaglini, Memorie istoriche di Rimino, Bologna 1789, pp. 219 s., 282 s.; L. Tonini, Della storia civile e sacra riminese, V, Rimini nella signoria de' Malatesti, 1, Rimini 1880, pp. 1, 3, 6, 9, 11 s., 18, 21 s., 25, 34-81, 460-462; ibid., 2, ibid. 1880, pp. 8-10, 21-25, 27-31, 34-94, 101-118, 120-131; G. Franceschini, I Malatesta, Varese 1973, pp. 190-222, 246-266; A. Vasina, La società riminese nel Quattrocento, in Studi malatestiani, Roma 1978, pp. 21-70; F. Foschi, Su Gregorio XII e C. M., in Atti della Giornata di studi malatestiani a Recanati, Rimini 1990, pp. 5-51; D. Frioli, Gli statuti comunali, in Storia Illustrata di Rimini, vol. 1/IV, Milano 1990, pp. 129-160, p. 130; C. Curradi, I Malatesti. Splendore e decadenza, in Storia Illustrata di Rimini, vol. 1/IV, Milano 1990, pp. 161-176, in part. pp. 161-163; La signoria di C. Malatesti (1385-1429), a cura di A. Falcioni, Rimini 2001; Le arti figurative nelle corti dei Malatesti, a cura di L. Bellosi, Rimini 2002, pp. 93, 101, 106, 135, 147 s., 165 s., 171 s., 187, 202 s., 207-209, 213, 219 s., 222, 225, 227, 237 s., 243, 248, 333, 418, 477-484, 486, 502, 513, 515, 520; A. Zonghi, Repertorio dell'antico Archivio comunale di Fano, Fano 1888, pp. 13-15, 22, 38, 49, 72, 76, 83 s., 86 s., 89, 101, 109, 128-130, A. Falcioni, voce Malatesta (de Malatestis), Carlo, DBI, http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-malatesta_(Dizionario-Biografico)/ (10/11/2011); G.P.G. Scharf, Signoria e comune, cit.; Id., Faziosità cittadina e buon governo malatestiano: la rivolta di Sansepolcro e il ruolo di Carlo Malatesti, in La signoria di Carlo Malatesti (1385-1429), a c. di A. Falcioni, con una premessa di A. Vasina, nella collana "Le signorie dei Malatesti", XII, Centro Studi Malatestiani, Bruno Ghigi Editore, Rimini 2001, pp. 347-361.


Apporti nuovi di conoscenza:

Note eventuali:

Le notizie relative al dominio su Rimini sono a cura di Elisa Tosi Brandi, quelle relative al dominio su Sansepolcro sono a cura di Gian Paolo G. Scharf.